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BOOM DELLA BOLLETTA DELL’ACQUA: OLTRE 21 EURO AL MESE, ITALIANI SPENDONO PIU’CHE PER LA MINERALE

Bolletta dell’acqua sempre più cara per gli italiani, che però spendono di meno per l’acqua minerale in bottiglia. L’esborso relativo alla voce dell'”acqua per l’abitazione principale”, che ovviamente include tutti gli usi domestici (dalla doccia alle piante da innaffiare) mostra una crescita sostenuta negli ultimi cinque anni (+74%), passando dai 12,16 euro del 2008 ai 21,18 euro del 2013. A comunicarlo è l’Istat, che ha diffuso le statistiche sulle risorse idriche in vista della giornata mondiale dell’acqua, istituita dall’Onu e celebrata ogni 22 marzo. Sempre da quei dati emerge che la spesa media mensile delle famiglie per l’acquisto di acqua minerale si è attestata nel 2013 a 11,42 euro, il 4,5% in meno del 2012. Si tratta, quindi, di quasi la metà di quella sostenuta per il servizio di acqua per l’abitazione. Le famiglie che sostengono spese per acqua minerale sono circa il 60% e spendono, in media, 19 euro al mese (spesa media effettiva, calcolata dividendo la spesa totale relativa all’acquisto di acqua per il numero di famiglie che ha effettivamente effettuato quella spesa).

Tornando ai dati sull’acqua del rubinetto, se si guarda alla ripartizione per Regioni, le famiglie del Centro sostengono livelli di spesa più alti. Questo accade in ciascun anno del periodo analizzato (2008-2013) con un esborso che nel 2013 è arrivato a 23,20 euro mensili. Fra i gruppi di spesa che riguardano il consumo di acqua, nel 2013 la spesa media mensile per servizi di “acqua e condominio” nelle abitazioni si è attestata a 53,44 euro, dopo aver segnato un incremento continuo e molto significativo dal 2001 (complessivamente +96%) e mostrando una forte accelerazione soprattutto negli ultimi cinque anni (+59%).

L’Istat, che ha censito precipitazioni medie di 245.457 milioni di metri cubi (+1,8% rispetto alla media del periodo 1971-2000), dice che i gestori dei servizi idrici operanti in Italia sono 3.161: nell’82,8% dei casi si tratta di amministrazioni comunali, negli altri casi di gestori specializzati.

Migliora il giudizio delle famiglie sull’erogazione d’acqua nelle loro abitazioni: la quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio è diminuita, passando dal 14,7% nel 2002 all’8,6% nel 2014. A dichiarare di non fidarsi a bere acqua di rubinetto è ancora una percentuale rilevante di famiglie ma in deciso calo: dal 40,1% del 2002 si è passati al 28% nel 2014. La sfiducia è molto elevata in Sardegna (53,4%), Calabria (48,5%), Sicilia (46,2%) e Toscana (38,3%).

La quota di carichi inquinanti civili trattati negli impianti di depurazione di tipo secondario o avanzato, rispetto ai carichi inquinanti generati nel territorio, è del 57,6% nel 2012: in leggero aumento rispetto al 2008 (56,5%). Nel 2014, la Sicilia risulta essere la regione con il maggior numero di impianti sotto procedura di infrazione della normativa in materia di trattamento dei reflui. Sono infatti 175, segue la Calabria con 130.

Fonte: repubblica.it

2 risposte

  1. NON SOLO CI FANNO PAGARE L’ACQUA CHE E’ UN BENE COMUNE MA IN PIU’ CE LA TASSANO PURE CON L’IVA. PENSO CHE NON SIA GIUSTO TASSARLA. PARE CHE IL COSTO VARIA DA COMUNE A COMUNE, IN CALABRIA UN COMUNE PARE NON LA FACCIA PAGARE. A QUANTO LA TASSAZIONE ANCHE SULL’ARIA?

  2. Gennaro, siamo perfettamente d’accordo che l’acqua sia un bene comune e che tale dovrebbe sempre restare, nonostante in passato i governi di destra abbiano tentato in tutti i modi di privatizzarla, in non pochi casi riuscendoci, a favore proprio e/o di “amici di merende”; altrettanto d’accordo che l’odiosa IVA sarebbe bello ed opportuno non fosse applicata ai beni e servizi essenziali.
    Il fatto che le tariffe varino a seconda del luogo è normale e dipende da vari fattori, tra i quali la realtà locale (i costi di gestione variano moltissimo a seconda del tipo di territorio, delle fonti di approvvigionamento, ecc.), gli investimenti in reti ed impianti, la capacità gestionale, ecc.
    Ora, a partire dal governo Monti, le tariffe sono determinate dall’Autorità AEEGSI (prima si chiamava AEEG e riguardava solo energia e gas), quindi a livello locale si ha meno autonomia di un tempo e sono pertanto oggetto di malumori da parte dei sindaci.
    Siccome il servizio deve autofinanziarsi, non è possibile che sia erogato gratis (una gestione di un territorio ad esempio di una decina di comuni costa alcuni milioni all’anno), mentre un tempo i costi entravano nel calderone dei bilanci comunali e quindi spesso le tariffe erano assurdamente basse; questo comportava che, costando poco, ci fosse anche molto più spreco della risorsa rispetto ad ora.
    Per quanto riguarda l’aria, è una battuta fino ad un certo punto: se fosse possibile quantificarla, sicuramente la pagheremmo; non vorrei dare un suggerimento, ma potrebbero sempre farcela pagare a forfait.

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