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DAL PIEMONTE ALLA SICILIA: “LA TRUFFA” DEL PORTA A PORTA E’ DIFFUSA IN TUTTA ITALIA. I CONSIGLI DI ADICO

Dal Veneto al Trentino, dal Piemonte all’Emilia Romagna, dall’Abruzzo alla Sicilia. La cosiddetta “truffa” del catalogo continua imperterrita a mietere “vittime” in tutte le classi d’età: dagli anziani alle giovani coppie. Anche se i venditori porta a porta appartengono a società dai nomi diversi che cambiano continuamente, il metodo è più o meno sempre lo stesso. Qui di seguito riassumiamo in forma anonima il racconto di una famiglia romagnola “incastrata” da una società padovana che si è rivolta alla nostra associazione.

“Siamo stati contattati via telefonica da una signora che mi ha annunciato la consegna di un catalogo con vari prodotti della casa senza obbligo di acquisto. Qualche giorno dopo arrivava un signore che mi consegnava il catalogo in presenza di mio marito confermandoci che non ci sarebbe stato nulla da comprare, a meno che non avessimo deciso noi scegliendo la merce presente sul depliant. Poi mi ha fatto firmare una commissione dicendomi che era solo un modo per dimostrare la consegna del catalogo. Quando è andato via ho messo tutto in un cassetto senza crearmi alcun problema. Circa un mese dopo un altro responsabile dell’azienda si è presentato a casa consegnandoci dei codici di vendita per una spesa totale di 6.990 euro. Io e mio marito abbiamo spiegato le nostre ragioni, ma quello non le ha volute sentire. Poi ha fatto una chiamata a un responsabile e ci ha proposto uno sostanzioso sconto. Ma noi non vogliamo assolutamente nulla”.

La vicenda è simile a decine di altre storie che ci vengono segnalate più volte a settimana. Nel caso in questione, come in tutti quelli che seguiamo, le persone vengono messe di fronte al fatto compiuto ben oltre i quattordici giorni concessi dalla legge per recedere.

Cosa fare?

  • il primo consiglio, scontato ma necessario, è quello di evitare sempre di accogliere in casa venditori porta a porta se non abbiamo alcun interesse nei confronti dei prodotti che propongono. Ciò significa anche di rifiutare qualsiasi appuntamento fissato al telefono.
  • Se si incappa nel raggiro e ci si rende conto di aver firmato un vero e proprio contratto entro 14 giorni dalla stipula, si può procedere con il recesso tramite l’invio di una raccomandata con ricevuta di ritorno.
  • Se si incappa nel raggiro ma si viene messi al corrente dopo i 14 giorni, allora bisogna stare molto attenti a:

– non lasciare assegni

– non lasciare cambiali

– non affidarsi a una finanziaria

– non aprire l’eventuale merce e inviarla indietro.

A questo punto la cosa migliore è affidarsi a degli esperti come i nostri legale che hanno fatto annullare decine e decine di cataloghi con un successo che si avvicina al 100%. Le uniche difficoltà si manifestazione soprattutto quando ci si affida a una finanziaria, ma intervenendo in tempi stretti si può sistemare la situazione. Qualche problema si può verificare anche se si sono emesse cambiali o assegni ma la nostra associazione è riuscita a farsi restituire anche quelli.

La “truffa” del catalogo, che sta facendo disperare molte famiglie può essere risolta tranquillamente anche se comunque con l’ausilio di una associazione dei consumatori.

3 risposte

  1. La cosiddetta “truffa” del catalogo continua imperterrita a mietere “vittime”. Visto che di truffa si tratta, perchè non viene stroncata dalle forze dell’ordine e dalla Guardia di Finanza?

    1. Salve, naturalmente noi abbiamo fatto diverse segnalazioni a riguardo, però quella del catalogo non è una “truffa” nel vero senso della parola, dato che comunque in teoria sui contratti che vengono firmati la prima volta c’è scritto da qualche parte che si tratta di un impegno di acquisto. Si tratta dunque di un raggiro ma non di una vera e propria truffa.

      Distinti saluti
      Gianluca Codognato
      uff. stampa Adico

  2. Segnalo che un venditore di una ditta padovana di Limena (ma con una sede anche a Roma), durante la scorsa primavera ha imbrogliato mio zio 81enne, consegnandogli uno di questi cataloghi e facendogli poi firmare un foglio spacciato per “informativa sulla privacy”, ma che in realtà era un vero e proprio contratto di vendita con tanto di righe piccole sul retro. La cifra da pagare era di 2.990 euro più IVA all’anno, per 4 anni (totale di circa 15.000 euro).
    Scoperto quasi subito il raggiro, abbiamo esercitato il diritto di recesso all’ottavo giorno utile (sui canonici 14). Tuttavia, i “simpaticoni” hanno finto di ignorare la raccomandata A/R (che invece è stata regolarmente recapitata e accettata), e circa 3 settimane dopo ci hanno ricontattato telefonicamente una seconda volta, continuando ad insistere.
    Giunti a questo punto, ci siamo affidati a una associazione per i consumatori e la truffa è stata sventata senza alcun esborso da parte nostra.
    E’ successo a marzo, in provincia di Cremona (come vedete, questi soggetti vanno in trasferta anche in altre regioni).
    FATE ATTENZIONE!

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