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DUE ITALIANI SU TRE NON INVESTONO PIU’

C’è la ripresa, le famiglie (soprattutto al Nord) soffrono meno la crisi, aumentano i consumi, risalgono gli indici di fiducia, paura e preoccupazioni stanno a poco a poco lasciando spazio ad un atteggiamento «più tranquillo e fiducioso nel futuro». Il 2017, secondo l’ultima indagine Acri-Ipsos sul risparmio degli italiani realizza in occasione della giornata mondiale del risparmio, mostra insomma «un lento ritorno alla normalità». Ma per il risparmio la situazione non cambia, anzi.

Gli scandali degli ultimi tempi nel mondo del credito e la crisi dei debiti sovrani hanno lasciato il segno e oggi resta innanzitutto altissima tra gli italiani la sfiducia sulla possibilità che leggi e regolamenti possano tutelare i loro investimenti. Col risultato che ben 2 italiani su 3 preferiscono tenere liquidi i propri risparmi. Niente più titoli di Stato ovviamente, visti i rendimenti ridotti al lumicino, men che meno obbligazioni pubbliche e private che, come segnala Bankitalia, sono oggi ai livelli più bassi dal 1950 intorno all’8%, per un ammontare di 340 miliardi a fronte di un patrimonio complessivo detenuto dalle famiglie pari a 4.200 miliardi di euro.

Ben il 30% (contro il 20% di questo inizio secolo) dei risparmi degli italiani, ovvero poco meno di 1.300 miliardi, resta così sotto il materasso o al massimo su un conto bancario. Il resto va soprattutto in fondi di investimento, polizze assicurative e previdenza integrativa, ma in quantità ancora lontane rispetto alla media europea.

TUTELE INEFFICACI

Il 66% del campione «ritiene che gli strumenti di tutela siano inefficaci, dato preoccupante, anche se in miglioramento rispetto al 74% del 2016» segnala l’Acri. Ma mentre il 36% ritiene di essere «abbastanza in grado di individuare l’investimento adatto alle proprie esigenze», il restante 64%brancola nel buio. Anche perchè sembra che l’investimento ideale non esista più. Gli italiani si dividono infatti in 3 gruppi quasi omogenei: il 33% ritiene che proprio non ci sia (+6 punti rispetto al 2015), il 31% lo indica negli immobili ed un altro 29% negli investimenti finanziari «più sicuri». C’è poi un residuo 7% che invece sceglie il rischio.

IN COSA DI INVESTE

Premesso che la propensione al risparmio resta sempre alta (86% della popolazione contro l’88% del 2016), la preferenza degli italiani va così alla liquidità. Il 67% degli italiani tiene ancora le proprie ricchezze come congelate, anche a costo di non farle fruttare poco o nulla, mentre chi investe lo fa solo con una parte minoritaria dei propri risparmi. Di contro però, rispetto al 2016 , si registra anche una leggera diminuzione dell’orientamento delle famiglie verso gli investimenti ritenuti più sicuri. Cala la quota dei possessori di certificati di deposito e obbligazioni (8%, -2 punti sul 2016), di assicurazioni sulla vita/fondi pensione (25%, -2 punti), di libretti di risparmio (23%, -2 punti), di buoni postali (10%, -4 punti), di fondi di investimento (13%, -1 punto), mentre cresce all’84% il numero di correntisti. Per quanto in ripresa anche un investimento tradizionalmente sicuro come quello sul mattone ha perso molto del suo appeal: lo predilige appena il 31% del campione contro il 70% che si toccava ancora nel 2006.

4 SU 10 NON CE LA FANNO

Infine c’è da segnalare che calano dal 25 al 21% le famiglie che «intaccano» il risparmio accumulato e ricorrono ai prestiti, ma dopo quattro anni consecutivi di crescita diminuisce anche la quota di italiani che affermano di essere riusciti a risparmiare negli ultimi 12 mesi (sono il 37% contro il 40% dell’anno passato) ed aumentano quanti consumano tutto il loro reddito senza riuscire a metter via nemmeno un euro. Erano il 34% nel 2016 ed ora purtroppo sono saliti al 41%.

2 risposte

  1. Ma vi sembra così difficile capire perché la gente non investe più? Quando le poste ti danno interessi negativi, le banche ti fanno firmare cento fogli e poi ti fregano …e ti dicono una cosa e ne fanno un’altra. …sempre come fregatura. …!!!

  2. Fanno bene quei pochi risparmiatori che nn si fidano ne delle banche ne delle assicurazioni ne tanto meno dello stato come il mio caso simile ai 300 mila risparmiatori che hanno messo i propri sudati risparmi nei buoni postali fruttiferi dello stato sottoscritti nel 1983 quelli con tasso d interesse annuo del 18% ma ke di fruttufero nn avevano poi un grande, solo 8% ,poike subirono la mannaia del taglio nel 86 senza ke poste ci avvisasse di ciò ,facendoci investire prima e poi truffatori dopo con una legge di stato.bisogna proteggere i ns risparmi facendo causa alle poste e quindi cdi. D’altronde è la stessa ns costintuizione ke incoraggia e tutela il risparmio sotto qualunque forma.saluti.

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