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L’Autorità contro i siti comparatori di assicurazioni: conflitti di interessi e poca trasparenza

Troppa pubblicità che può confondere i consumatori, evidenza ad imprese con cui si sono conclusi accordi e da cui si hanno provvigioni, confronti di prodotti disomogenei. Sono alcune delle criticità “di trasparenza e correttezza” dei siti di comparazione delle assicurazioni RC Auto denunciate dall’Ivass, che chiede correttivi entro il 31 gennaio 2015.

Nell’indagine pubblicata sul sito dell’Autorità delle assicurazioni, si spiega che l’attività di verifica ha riguardato 6 siti comparativi: Chiarezza.it, Comparameglio.it, Facile.it, Segugio.it, 6Sicuro.it e Supermoney.it. Tre gli ambiti nei quali sono stati rilevati degli apetti critici: i conflitti di interesse, i criteri per la comparazione, la trasparenza fornita ai consumatori.

Cinque consigli agli utenti

“Sul piano dei conflitti di interesse è emerso che i siti comparano solo (o prevalentemente) le imprese con cui hanno stipulato accordi di partnership e da cui percepiscono provvigioni in relazione a ciascun contratto stipulato. Le informazioni presenti sui siti non consentono al consumatore una immediata percezione dell’esistenza di tale conflitto di interesse”, si legge nel documento dell’Authority. Per di più, non si indica la “quota di mercato” coperta delle imprese comparate; anzi, viene pubblicizzato un numero di imprese comparate (in genere 18) spesso superiore a quello effettivo.

Sul secondo punto, il modello di comparazione, ci sono molti rilievi. Innanzitutto, “l’indagine ha evidenziato un confronto basato esclusivamente sul prezzo, che non tiene conto dei contenuti delle polizze (massimali, franchigie, rivalse, esclusioni etc..)”. In questo modo, il cliente rischia di vedersi assegnato un prodotto non in linea con le sue caratteristiche, e che siano paragonati prodotti tra loro non omogenei. Quando mancano le quotazioni di alcune imprese, non se ne danno giustificazioni. Ma quello che preoccupa è anche “l’assenza di quotazioni per alcuni profili particolarmente sfavorevoli”, in base all’età o alla zona dalla quale si effettua la richiesta: “Lascia ritenere che vi possano essere politiche di selezione dei rischi, forse anche concordate con le imprese partner”. In pratica, il sospetto è che si escludano quei potenziali assicurati che rappresentano un rischio maggiore per l’assicurazione stessa, a danno però del consumatore.

Una volta entrati nel giro della comparazione, l’Ivass nota come sia difficile rinunciare a orpelli non richiesti nella selezione della assicurazioni: “E’ emerso il forzato abbinamento di garanzie accessorie, anche in assenza di richiesta del consumatore, come probabile conseguenza delle politiche remunerative (i siti percepiscono provvigioni maggiori in caso di abbinamento)”.

Non mancano poi i messaggi “pubblicitari del tipo ‘risparmia fino a 500 euro’ o ‘compara i migliori prodotti o le migliori imprese’, che non risultano fondati su elementi verificabili onon forniscono indicazione sui criteri di valutazione”. Da rivedere, per l’Autorità, anche il meccanismo di acquisizione dei consensi sulla privacy (con un solo click, i siti se ne prendono troppi) oltre alla pubblicazione trasparente di informazioni per i consumatori.

Alla luce di questa analisi, entro la fine del gennaio prossimo l’Ivass ha chiesto radicali misure correttive:

– Iindicare in home page l’elenco delle imprese di assicurazione con cui sussistono accordi di partnership ai fini della comparazione e indicare chiaramente che il servizio di comparazione è soggetto a remunerazione da parte di tali imprese;

– Indicare nell’output di comparazione, per ciascuna polizza, le provvigioni corrisposte dall’impresa in caso di conclusione del contratto;

– Dare chiara indicazione della quota di mercato comparata;

– Garantire che il numero delle imprese pubblicizzate ai fini del confronto corrisponda a quello delle imprese effettivamente comparate. In caso di mancata quotazione di una opiù imprese, ne deve essere data spiegazione e le quotazioni mancanti vannocomunque fornite in un momento successivo al consumatore;

– Adottare un processo di rilevazione delle esigenze assicurative del cliente e di quotazione tale da esporre un ranking in cui siano presenti solo prodotti rispondenti alle esigenze manifestate dal cliente;

– Non basare la comparazione solo sul prezzo, ma anche sulle caratteristiche “chiave” della polizza, presentando queste ultime secondo uno standard uniforme, in modo da agevolare il confronto tra le diverse offerte;

– Evitare forme di abbinamento forzato delle coperture accessorie alla Rc auto e meccanismi di opt out a carico del consumatore;

– Modificare la procedura di raccolta del consenso privacy e di altre “liberatorie”;

– Rivedere i messaggi pubblicitari in linea con la normativa vigente in materia di pubblicità ingannevole.

fonte: repubblica.it

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