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LE OFFERTE DI VENETO BANCA E POPOLARE DI VICENZA SONO UN FLOP. SOLO IL 5% DEGLI AZIONISTI SEGUITI DA ADICO ADERISCE. L’ASSOCIAZIONE HA GIA’ PROMOSSO UNA VENTINA DI AZIONI LEGALI

Le proposte di transazione di Veneto Banca e Popolare di Vicenza non fanno breccia nel cuore dei  risparmiatori. Solo 7 dei 138 azionisti (per l’80% veneziani) che si sono rivolti all’Adico, hanno deciso di aderire all’offerta che, come è noto, va a rimborsare  circa il 15% dell’investimento. In pratica, stiamo parlando del 5% delle persone seguite dalla nostra associazione, una minoranza assoluta che conferma  l’inadeguatezza della proposta messa sul tavolo dai due istituti di credito veneti. “I pochi che hanno deciso finora di aderire alla transazione delle due banche – spiega Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – sono azionisti che hanno investito importi fra i 5mila ai 10mila euro. Sopra quella cifra, nessuno ha accettato l’offerta. Noi, pur considerando la proposta di transazione del tutto insoddisfacente, non abbiamo forzato alcuna decisione. Ma non ci stupisce che quasi tutti gli azionisti che si sono rivolti a noi non abbiano neppure preso in considerazione la possibilità di accordarsi con i due istituti alle condizioni stabilite dagli stessi”. Visti anche i risvolti della vicenda, che mette sempre più a nudo le gravi responsabilità dei vertici delle banche, sono raddoppiati in pochi mesi i soci che hanno avviato una azione legale contro Veneto Banca o Popolare di Vicenza. “A fine anno avevamo promosso una decina di azioni legali – dice ancora Garofolini – ora siamo già a una ventina. Ma altre decine di persone sono intenzionate a seguire questa strada a dimostrazione che le proposte della banca sono considerate risibili, soprattutto da chi ha investito molti soldi nell’acquisto di azioni divenute poi carta straccia. Siamo molto fiduciosi sull’esito di queste iniziative legali, visto gli ultimi sviluppi della vicenda, che rilevano come i vertici dei due istituti facessero pressione sui direttori perché piazzassero più azioni possibili. Noi riteniamo che in tale contesto i risparmiatori non siano stati minimamente avvertiti dei rischi che correvano con quell’investimento”.

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