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Le slot e la lotteria della «giusta» distanza

Trecento metri? No, cinquecento passi. Oppure mezzo chilometro. In mancanza di una normativa nazionale sulle distanze minime dai luoghi «sensibili», anche stabilire quanto lontano tenere le slot machine da chiese, ospedali, scuole, sta diventando una specie di riffa.

I gestori danno battaglia sommergendo i tribunali amministrativi di ricorsi, con il risultato che in alcune regioni sono state emesse delle sospensive che consentono ai centri scommesse di restare aperti dove non si vorrebbe e in altre, al contrario, sono già in vigore divieti stringenti.

A Cagliari è stato varato il divieto assoluto di posizionare slot-machine nei locali che si trovino a meno di 500 metri da scuole o altri centri di aggregazione giovanile. «Le patologie da gioco si stanno diffondendo soprattutto tra i giovani, e per questo riteniamo opportuno stabilire chiari limiti», aveva spiegato subito dopo l’approvazione del provvedimento l’assessore alla Pubblica istruzione, Guido Sarritzu.
Se un eguale misura venisse stabilita nei centri più piccoli, questo vorrebbe dire che le “sale da gioco” dovrebbero finire fuori città. Un rischio che fa tremare i big dell’azzardo, che sulla prossimità di slot machine e videolottery fondano la propria ricchezza.

Anche a Venezia, a Firenze, in Friuli e nella Lombardia ci sono norme locali del medesimo tenore. A Genova e a Trento la “distanza di sicurezza” è stata ridotta a 300 metri. Una riduzione che non è bastata ai gestori, subito corsi al Tar per ottenere la cancellazione dei provvedimenti.

Ma poi chi ha mai visto un vigile urbano misurare la distanza esatta? Non ce ne sarebbe bisogno, se venisse consentito l’uso delle mappe ricavate dalle cartografie gps (comunemente in uso sui navigatori satellitari o facilmente consultabili sul web), ma in mancanza di indicazioni dettagliate su come misurare la distanza, capita che neanche il minimo dei 300 metri venga rispettato.

Recentemente la soglia dei 500 metri è stata abbassata a 300 a Bolzano e in Abruzzo. Altri hanno fatto il contrario, come a Formia, in provincia di Latina. Il nuovo regolamento municipale amplia la distanza delle sale giochi dai luoghi sensibili dai 300 ai 500 metri, e lascia a un’ordinanza sindacale il compito di disciplinare gli orari di esercizio. Senza una normativa nazionale unica non solo i sindaci si ritrovano da soli a combattere contro i giganti delle scommesse (scortati da uffici legali molto agguerriti), ma potrebbe accadere che l’alternanza nei governi locali potrebbe modificare le norme stabilite dalle giunte precedenti.

Una strada pericolosa, specie laddove le inchieste hanno dimostrato una forte cointeressenza tra imprese della filiera dell’azzardo e criminalità organizzata. E alle volte la distanza tra gli interessi dei boss e quelli della malapolitica è di molto inferiore ai metri che dovrebbero separare una sala slot da una scuola elementare.

Di Nello Scavo
fonte: avvenire.it

Una risposta

  1. Credo che valutare l’ipotesi di mettere le slot lontane per arginare il problema, sia come recintare i Rom in periferia per non vederli, oppure girare canale se una cosa non ti piace, il vecchio tema lontano dagli occhi lontano dal…, credo che una slot possa stare anche affianco ad una scuola, è chi la gestisce che dovrebbe tutelarne l’uso, ognuno faccia la sua parte, senza mettere la testa sotto la sabbia, e basta con le caxxate per favore.

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