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Mose, caos in Comune: “Tutti a casa”

Il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio è sconsolato: «Da Tangentopoli non è cambiato niente…». Allora c’erano le monetine contro Bettino Craxi davanti all’hotel Raphael di Roma. Ieri ci sono state le urla a Cà Farsetti sede del consiglio comunale, prima seduta senza il sindaco Giorgio Orsoni agli arresti domiciliari. Alla fine non cambia davvero niente. Il lenzuolo a caratteri cubitali esibito dai cinquanta tra il pubblico – forconi, tassisti, ex leghisti, Fratelli d’Italia, quelli che protestano contro il campo nomadi – la dice lunga sull’aria che tira: «La vostra trasparenza xè come l’acqua de l’Osella».

Citare il fiume più inquinato di Mestre va bene in questa storia di acque e mazzette. Beppe Caccia, passato dai centri sociali al consiglio comunale in quota Verdi che appoggiano il Pd, spara a zero: «Dove eravate voi quando votavate Galan…». Dai banchi dei 5Stelle chiedono che la Giunta di Orsoni, o quel che resta, vada a casa. Il vicesindaco del Pd Sandro Simionato tiene botta: «Stiamo vivendo ore difficilissime di stupore, incredulità e sofferenza». Dall’anticamera parte il coro: «A casa a casa manca solo Alì Babà».

Chi lo sa se il documento con cui la maggioranza di Cà Farsetti cerca di tenere insieme i cocci della giunta basta ad arginare le proteste? Ci vorrebbe un Mose apposta altro che quell’invito al Parlamento e al Governo a sciogliere il Consorzio Venezia Nuova, azzerare il potere al Magistrato delle Acque e inaugurare l’ennesima commissione d’inchiesta. Il vicesindaco fa l’ottimista: «Le accuse contro il sindaco sono estranee al sistema criminale attorno al Mose. Mi auguro che Giorgio Orsoni dimostri la sua estraneità».

Il sindaco agli arresti domiciliari da mercoledì scorso ci riprova. E dopo aver negato tutto davanti al giudice chiede di essere sentito dai magistrati. Nel primo interrogatorio aveva parlato per 45 minuti: «Sono un uomo prestato dalla politica che non può fare minimamente azioni del genere. Nelle mie mani non è passato un solo centesimo». Ieri lo ha ribadito per due ore entrando minuziosamente nei dettagli dell’accusa. In ballo c’è un finanziamento per la campagna elettorale del 2010 di 110 mila euro più un’altra regalia in contanti per 450 mila euro.

Quest’ultima – l’accusa più grave – non gli sarebbe stata data direttamente. Giovanni Mazzacurati il potente presidente del Consorzio Venezia Nuova che tra i primi ha collaborato con i magistrati per ricostruire il giro delle tangenti legate al Mose giura di averle date a Ferdinando Sutto, il suo segretario e ufficiale pagatore, una volta targato Psi. Sutto a sua volta li avrebbe dati a un intermediario di cui non c’è traccia. Che potrebbe effettivamente aver dato i soldi a Orsoni come ipotizzano i magistrati. Oppure che avrebbe potuto tenerli per sé o girarli a qualche altro esponente locale del partito. In due ore di interrogatorio Giorgio Orsoni deve aver cercato in modo ostinato di uscirne pulito. Lui che guida il più importante studio legale amministrativo di Venezia, elegante casa sul Canal Grande con tre lati a mare e maggiordomo, «prestato alla politica» come ha sempre detto di sé, davvero si sarebbe bruciato per un pugno di euro? Il suo avvocato Daniele Grasso non dice niente e fa muro peggio del Mose: «Non mi è consentito fare dichiarazioni».

Fabio Poletti
fonte: Lastampa.it

2 risposte

  1. In Italia per essere sereni bisogna essere indagati dalla magistratura.
    Infatti io sento che gli indacati, intervistati, si dichiarano tutti sempre molto sereni mentre i cittadini non indagati sono sempre tutti inca…..ti ovvero assolutamente non sereni. Qualcuno sa spiegarmi perché?

  2. Gentile ADICO

    Senatrice Puppato in una recente intervista a Intelligo News ha dichiarato: ” Dall’Expo al Mose coinvolta la vecchia nomenclatura. Noi siamo il nuovo.”
    Nuova Puppato è stata, prima di avanzare di carriera, per un certo periodo capogruppo del Partito Democratico in consiglio regionale veneto. Tra l’altro, ambientalista, si è astenuta su una legge a favore di una centrale a carbone in pieno delta del Po, a Porto Tolle o, difensora delle donne, ha votato positivamente la legge 27/12 sull’aborto che presenta una seria contraddizione con la 194. Non ha detto, scritto o fatto niente effettivamente contro il Mose, i cui problemi si conoscono da tempo. Tra l’ altro mi ricordo un articolo di molto tempo fa di Francesco Indovina apparso sul Manifesto. Per non parlare di Massimo Cacciari che si è sempre opposto al Mose.
    Un caro saluto e buon lavoro,
    Francesco Cecchini

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