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OBBLIGO DI POS PER LE PARTITE IVA, RIVOLTA CONTRO LE COMMISSIONI. GAROFOLINI: “EVITIAMO DI FARE REGALI ALLE BANCHE”

Da settembre si striscia. E se no, multa. Se il conto al bar, dall’idraulico o al supermercato supererà i 5 euro, nessuno potrà più accampare scuse o rifiutarsi di ricevere il pagamento elettronico. Non ci sarebbe nulla di male, dicono commercianti e artigiani veneti, perché in tutta Europa è già così senza che nessuno si sia scomposto. Solo che, in Italia, un intervento che favorisce la trasparenza nelle transazioni, la velocità e la facilità di pagamento, è vanificato da costi fissi, di commissioni e affitto dello strumento troppo elevati sui quali ora, con l’occasione, si apre una battaglia politica. L’obbligatorietà per professionisti ed esercenti di possedere e offrire al consumatore il Pos è già in vigore dal 2015 ma non tutti si sono adeguati. La novità di questi giorni sta nel fatto che la nuova legge che andrà in vigore dopo le vacanze introdurrà delle sanzioni (30 euro) a chi rifiuterà di ricevere il pagamento smart.

Dal Veneto si è alzato un coro di rabbia, a partire dal presidente di Confcommercio Massimo Zanon: «La resistenza all’uso delle carte elettroniche è anacronistica, rimanere ai margini è sbagliato, ma i costi bancari sono ancora troppo alti sia per le imprese che per i cittadini». Sostiene che alcune attività, come le tabaccherie e gli impianti di carburante dovrebbero addirittura essere esentate dalle commissione: «Fanno già da banca per lo Stato e sono gravati dalle accise, con margini di guadagno che sfiorano il ridicolo». Non fa ostruzionismo, Zanon (non dice no neanche a due caffè pagati con la carta) ma chiede delle modifiche «di buon senso»: «Alzare la soglia minima per il pagamento a 20 euro e togliere i costi». Per le categorie artigiane si esprime in toni severamente contrari Paolo Zabeo, coordinatore dell’ufficio studi della Cgia di Mestre: «Sì alle sanzioni per chi non consentirà il pagamento sopra i 5 euro, ma il Pos non sia obbligatorio per tutti. Autotrasportatori, imprese di costruzioni che lavorano per il pubblico e aziende che lavorano in subfornitura ricevono già pagamenti tracciabili. In questi casi l’obbligo del Pos avvantaggerebbe solo le banche, sarebbe un costo del tutto inutile». E poi ci sono idraulici, elettricisti, caldaisti e collaboratori che lavorano in esterna: «Ciascuno di loro dovrà essere dotato di un Pos, tutti costi le piccole attività artigianali?».

Michele Ghiraldo (Fida), dettagliante alimentare ad Abano, va dritto al sodo: «Ho accettato un pagamento da 50 centesimi per una bottiglietta d’acqua, ma come potevo dire di no? Noi offriamo un servizio e i turisti stranieri sono abituati ad uscire leggeri, senza contanti. Lo Stato però non può introdurre obblighi senza dare nulla in cambio. Non giochiamo ad armi pari». Il presidente di UnionMare Leonardo Ranieri gestisce attività balneari a Chioggia e Sottomarina: «Ormai lettino e ombrellone si pagano con la tessera o col telefonino, i turisti lo chiedono. Ma la strutturazione bancaria è ancora un problema». «Se il governo vuole ridurre l’evasione – chiosa Patrizio Bertin (Ascom Padova) – faccia in modo che le banche eliminino le commissioni: agli onesti diminuirebbe i costi, ai disonesti toglierebbe un alibi». Per chi lavora al mercato la situazione è diversa. «Da noi non è molto usato – ammette Ilario Sattin (Fiva) -, meno della metà degli ambulanti lo tiene. Ma è comprensibile, gli operatori stranieri non ne vogliono sapere. Un pagamento di cinque euro col Pos per noi è impensabile, un euro e mezzo se ne va solo in costi bancari».

Per Carlo Garofolini, presidente di Adico, «Il pagamento elettronico è positivo, sicuro e utile perché rende tracciabili le transazioni, ma è un regalo alle banche e dimentichiamo il cliente. Le commissioni sulle spalle di commercianti e artigiani finiranno anche a carico dei consumatori perché il rischio è che gli operatori debbano alzare i prezzi ». Ma ci sono anche altre implicazioni: «Disincentivare l’uso del contante fa perdere il controllo delle proprie finanze con un effetto domino, e gli anziani sono poco avvezzi all’uso della tecnologia».

Fonte: Corriere del Veneto

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