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OPERE, 868 INCOMPIUTE: “STOP A QUELLE INUTILI”

«Non tutte le opere incompiute sono utili. Alcune sono inutili e per questo non è utile finirle. Sono state programmate male». Le parole del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, pronunciate ieri durante un convegno a Giugliano, in provincia di Napoli, non sono ancora la rottura di un tabù, ma certo rappresentano una possibile inversione di tendenza. In discussione c’è la retorica del ‘fare a tutti i costi’ che, nel corso degli anni, ha portato il nostro Paese ad annunciare ed elaborare ‘grandi opere’ in tutte le salse, senza poi curarsi del-l’effettiva realizzazione e del rischio di inquinamento illegale delle stesse.
La novità è nel censimento in corso, nel coinvolgimento obbligato delle Regioni, che nel 2015 hanno segnalato 868 opere incompiute. Erano 692 un anno prima: gli enti locali stanno completando la fase di raccolta dei dati e il numero complessivo delle opere potrebbe crescere in vista del prossimo aggiornamento, atteso per fine giugno. Una volta completata la mappa delle grandi incompiute, si farà la selezione della specie: ciò che verrà considerato come ancora strategico sarà completato, in caso contrario i lavori si fermeranno. Le infrastrutture «non realizzate rappresentano un grave danno all’immagine del Paese» ha concordato il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone. «Le opere vanno fatte per dare benefici alle comunità – ha proseguito –. Non sono né belle né brutte, ma o sono utili o non lo sono».
Per evitare nuove sorprese negative, è in dirittura d’arrivo anche il nuovo Codice degli appalti, che da più di 650 articoli verrà ridotto a 200. L’obiettivo del governo è «garantire più legalità e più efficacia nella realizzazione delle opere pubbliche» ha ricordato Delrio. Tutti d’accordo, dunque? Dipende. Per Marco Ponti, docente di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano, «il processo di revisione delle infrastrutture deve essere trasparente: andran- no resi pubblici i criteri per cui un’opera verrà giudicata inutile.
Non dovranno esserci cioé parametri discrezionali, ma un’analisi terza, comparativa e trasparente. Prendiamo il caso di un’opera di scarsa utilità, ma realizzata all’80%. Chi ci dice che forse non valga la pena finirla?». La richiesta di paletti per verificare i costi dei progetti infrastrutturali andrà dunque affrontata, di concerto tra lo Stato centrale e gli enti locali, tanto più in vista dell’attesa introduzione dell’Autorità per il pubblico dibattito, varata sul modello di quanto già avviene in Francia. Intanto ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha annunciato che «il 22 dicembre inaugureremo la Salerno-Reggio Calabria».
Si tratta del completamento dell’ultimo tratto di un’opera da sempre discussa, per i ritardi nei lavori e per le infiltrazioni illegali compiute da parte della ’ndrangheta. La conferma è arrivata dall’Anas, che si è detta pronta a consegnare «agli italiani i circa 450 chilometri» d’autostrada entro la fine di quest’anno, «anticipando di un anno e mezzo i termini contrattuali».

Fonte: Avvenire

2 risposte

  1. Spesso riattivare un’opera pubblica, ferma e inutilizzata da decenni, può essere MOLTO costoso. Ci sono palazzetti dello sport, piscine etc. sovradimensionate al bacino di utenza che dovrebbero servire, e abbandonate da anni, costerebbe meno abbattere gli edifici e costruirli ex novo, perché quelli esistenti e incompiuti sono comunque fuori norma.
    Davvero l’autostrada SA-RC verrà ultimata per il 22/12 di quest’anno?
    Tra meno di DIECI Mesi e prima di Natale?
    La data delle elezioni si avvicina….

  2. Questa è una bella propaganda.
    Voglio sperare che il nostro presidente del Consiglio, sia male informato e comunque non percorre di certo l’autostada SA-RC.
    Forse!!! per Natale saranno ultimati i tre macro-lotti su cui si sta ancora lavorando, ma di fatto ne mancano altri tre che devono ancora iniziare per cica 60-70 km. conosiderato che per ogni lotto il cantiere dura almeno tre anni, anche ammettendo la disponibilità dei fondi e la loro contemporaneià si potrà terminare nel 2019.

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