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PARTONO LE DIMISSIONI ONLINE: SETTE GIORNI PER CAMBIARE IDEA

Partita la nuova procedura on line per le dimissioni dal lavoro ma anche la possibilità di cambiare idea entro sette giorni: il decreto 151 di attuazione del Jobs act nella parte contro il fenomeno delle dimissioni in bianco prevede che la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro sia comunicata, a pena di inefficacia, “esclusivamente con modalità telematiche”, utilizzando i moduli del ministero del Lavoro. L’obbligo dell’utilizzo della nuova procedura entra in vigore domani e nei giorni scorsi il ministero ha pubblicato una circolare con le modalità operative e un “video tutorial” per spiegare ai cittadini la nuova procedura.

“Stop alle dimissioni in bianco: da oggi l’Italia è un paese un pò migliore”, dice il ministro Giuliano Poletti. “Prima – aggiunge Poletti – per comunicare le dimissioni bastava una lettera firmata senza che si potesse verificare quando e come questo era davvero avvenuto; da oggi, con la nuova regola, si chiude, in modo definitivo, la pratica indecente delle dimissioni in bianco che in passato hanno colpito tanti lavoratori e, in particolare, tante lavoratrici, solo per il rischio che potessero diventare mamme”. “Adesso – conclude il ministro – questo non si potrà più fare: è un elemento di civiltà in più che abbiamo introdotto nel nostro paese. Se la nuova procedura richiederà qualche minuto in più, sicuramente saranno minuti spesi bene”.

La nuova modalità si applica per il recesso unilaterale del dipendente e per i casi di risoluzione consensuale ma il lavoratore, una volta inviato il modulo on line per il quale è necessario munirsi del pin dispositivo dell’Inps, può decidere entro sette giorni di ripensarci e ritirare le dimissioni, sempre per via telematica. Il nuovo sistema non vale per il lavoro pubblico, quello domestico e quello marittimo e per le dimissioni delle lavoratrici in gravidanza o nei primi tre anni di vita del bambino per le quali bisognerà comunque andare presso le direzioni generali del lavoro competenti.

Le imprese hanno espresso preoccupazione per questa modalità perché rende non solo più farraginoso il processo ma anche perché espone al rischio di truffe nel caso in cui il lavoratore invece di dimettersi inviando il modulo si renda irreperibile obbligando l’azienda al licenziamento disciplinare. Si tratta – secondo calcoli della Fondazione studi consulenti del lavoro – di circa il 5% dell’1,4 milioni di dimissioni volontarie che ci sono un anno (70.000 casi). Fino ad oggi – spiega il presidente della Fondazione studi, Rosario De Luca – se il lavoratore non si presenta in azienda, il datore di lavoro invia una raccomandata e decorsi sette giorni senza risposta c’è una sostanziale convalida della rottura del rapporto anche in assenza di formali dimissioni. Da domani con la nuova procedura questa possibilità è abolita ed è necessario che il lavoratore completi il modulo on line. Se non lo fa l’azienda, nel caso non si presenti al lavoro, per interrompere

il rapporto è costretta a licenziarlo pagando il ticket di licenziamento di 1.500 euro. Il lavoratore ‘licenziato’ ha diritto di chiedere la Naspi con un costo per lo Stato mediamente di 21.000 euro in due anni. Il costo nella prima fase potrebbe essere di 1,5 miliardi”.

fonte: repubblica.it

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