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RISCALDAMENTO ROTTO, DA DICEMBRE COSTRETTA A VIVERE DAL FIGLIO. PENSIONATA DI MARGHERA RESIDENTE IN UNA CASA COMUNALE CHIEDE AIUTO ALL’ ADICO. GAROFOLINI: “DOPO TANTE PROMESSE INSULA DEVE INTERVENIRE”

Lo scorso anno se l’è cavata utilizzando varie soluzioni neppure troppo salutari, approfittando anche di un inverno non particolarmente freddo. Da dicembre, però, S.A.M., pensionata 76 enne che vive in una casa comunale a Marghera, in piazza del Mercato, 34, ha dovuto stabilirsi in pianta stabile da figlio, dato che la stufa con la quale trovava un po’ di conforto non è più utilizzabile da tempo. Eppure – come spiega Carlo Garofolini, presidente dell’Adico a cui la donna si è rivolta per farsi tutelare – la nostra socia, tramite i figli, è da due anni che scrive a Insula, la società che si occupa di manutenzioni negli appartamenti comunali, sia per la questione del riscaldamento sia per la questione degli scuri, che stanno letteralmente cadendo e rischiano di colpire un auto parcheggiata sotto o una persona che passa da quelle parti”. In effetti l’azienda la scorsa estate aveva incaricato una società per fare un sopralluogo nell’appartamento della 76enne di Marghera e sembrava che da lì a poche settimane sarebbero partito i lavori per sistemare la stufa (ma non gli scuri). Niente. Il tempo è passato e a dicembre S.A.M., vinta dal freddo, si è trasferita da uno dei due figli, sempre a Marghera e ormai è lì da quasi quattro mesi. “In realtà a dicembre i figli hanno contattato nuovamente Insula – racconta Garofolini – e anche in questo caso l’azienda ha effettuato un sopralluogo, riscontrando che l’impianto di riscaldamento non è a norma e che quindi bisogna intervenire oppure trovare un’altra sistemazione alla pensionata. Bene, a distanza di oltre tre mesi la situazione non si è smossa, nessuno si è fatto più sentire e la donna è ancora ospite del figlio. Probabilmente si sta attendendo che arrivi il caldo per rinviare il problema al prossimo inverno. Eppure la socia chiede solo che le trovino un’altra casa, visto che ce ne sono di libere, anche molto più piccola di quella attuale che è di 75 metri quadrati”. La nostra associazione nel 2017 aveva denunciato la necessità di intervenire urgentemente in molti appartamenti comunali per eseguire manutenzioni urgentissime e non più rinviabili. In effetti dopo la nostra denuncia il Comune era intervenuto stanziando fondi per gli interventi più impellenti. A quanto pare – conclude Garofolini – servono ancora fondi per scongiurare situazioni di disagio come quella che stiamo seguendo tramite il nostro sportello “sfratti e condominio”.

Una risposta

  1. Le case del comune sono una vera pacchia. Non paghi nulla e ridi di quelli che pagano tutto e pagano anche il tuo.
    Le case del comune non possono rimanere nterno uno scandalo sociale, vanno privatizzate e eventualmente riscattate con l’obbligo di curarne approfonditamente la manutenzione. Se qualcuno non può ripararsele vuol dire che la vende a chi lo può fare e se ne va in affitto, oppure la permuta con una più piccola ma sempre tra privati.
    L’istituzione avrebbe avuto senso come ammortizzatore sociale in emergenza ma una volta risolta la possibilità di vita devono essere liberate a favore di altra famiglia che temporaneamente ne avrà bisogno, ma giammai, essere un regalo sociale per i più furbi

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