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Tagli per 15 milioni al fondo per le università

Si scrive «razionalizzazione della spesa», il ministro Stefania Giannini lo chiama «risparmio», ma si legge «taglio». Nonostante gli annunci, le promesse, le rassicurazioni, anche sull’istruzione è stato assestato un colpo (piccolo, ma pur sempre colpo) dal decreto della spending review. In attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, secondo prime stime conferme del Tesoro, vengono tagliati 15 milioni, a partire da quest’anno, proprio a quel fondo ordinario necessario al sostentamento degli atenei, e che solo recentemente il governo Letta aveva rimpinguato. Non sono i 30 milioni di cui si era vociferato nei giorni scorsi, ma un fatto c’è: «Anche noi abbiamo dovuto dare il nostro contributo», ammette amareggiata il ministro in audizione alla commissione Cultura alla Camera. Ma, in uno scatto d’orgoglio, precisa: «Non è una vittoria, ma una battaglia non persa».

«Non ci stiamo a essere commissariati dal Mef»

Fonti del ministero fanno sapere che i tecnici sono già al lavoro per recuperare risorse e fare in modo che i tagli, pardon, i risparmi, non intacchino la qualità dell’università. Ma, per quanto Giannini lo minimizzi, è evidente che al ministro il provvedimento non è andato giù: «Chiederò un confronto al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e alla Ragioneria dello Stato- annuncia- perché se vogliamo dare spazio a obiettivi politici precisi, è necessario che il ministero si sottragga ad una sorta di informale commissariamento: altrimenti finiremo sempre per dover analizzare ogni questione capitolo per capitolo con il ministero dell’Economia, per valutare la sostenibilità economica». L’obiettivo di Giannini è evidente: ritagliare uno spazio autonomo di gestione delle risorse per il Miur, per non renderlo costantemente vassallo del Mef sulle questioni calde. Come due che stanno già premendo dietro la porta: la possibilità di ripristinare il Mof, il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, e soprattutto quella di assicurare il turn over generazionale per gli oltre 9 mila docenti ordinari che lasceranno gli atenei nei prossimi quattro anni. «Non c’è ancora nessun segnale di allocazione di risorse per questo tema». Giannini sa bene che il suo è uno dei ministeri più costosi – 51 miliardi di perimetro- ma sa anche che per fare «programmazione, semplificazione e realizzazione di qualità» è necessario che ci sia una «condivisione governativa». Il messaggio è chiaro: e suona come una fanfara di guerra indirizzata verso via XX Settembre.

La lunga sfilza di tagli

Ma quanto pesano i 15 milioni sulle università? In apparenza, un taglio del genere, su un fondo di 6.69 miliardi per il 2013, può sembrare poca cosa. Ma non lo è se si considera il fatto che il fondo ordinario per le università, il finanziamento che costituisce la principale fonte di sostentamento per università italiane, è stato sottoposto a massicci tagli negli ultimi anni. La legge 133 del 2008aveva ridotto il fondo di 63,5 milioni per il 2009, di 190 milioni di euro per il 2010, di 316 milioni per il 2011, di 417 milioni per il 2012 e di 455 a decorrere dal 2013. Dopo molte proteste da parte della conferenza dei rettori e del Consiglio universitario nazionale, gli ultimi governi hanno cercato di mettere un argine all’emorragia: l’ex ministro Francesco Profumo ha ottenuto la restituzione di 100 milioni, il ministro Maria Chiara Carrozza a sua volta ha stanziato 150 milioni aggiuntivi per evitare il collasso. E solo per poco non è stato attaccata anche la parte del fondo destinata agli atenei virtuosi: i 41 milioni destinati ad essere distribuiti alle università meritevoli, sono spariti nel decreto istruzione varato il 31 ottobre ma poi sono ricomparsi, dopo l’ennesima levata di scudi dei rettori. Un quadro che risulta assai più drammatico alla luce del confronto internazionale: l’Italia (dati Ocse 2013) è ultima per la spesa per istruzione tra i Paesi industrializzati. Con la sola eccezione dell’Ungheria, il nostro Paese ha effettuato i tagli più pesanti tra il 2008 e il 2013, e nella spesa per l’istruzione universitaria in percentuale rispetto al Pil è 30esima su 33.

di Valentina Santarpia
fonte: corriere.it

2 risposte

  1. Il signor RENZI, PD, è un censore delegato al nostro declino, quindi come tutti i politici di professione , gli unici beneficiari del suo governo saranno egli stesso e la sua cerchia magica di miracolate per nascita le quote rosa, una nuova istituzione monarchica, da lui voluta, e messa in opera, come se l’ITALIA, fosse un paese che discrimina la donna in quanto tale, ricordo che esse sono la maggioranza del corpo elettorale, e possono tutto, in genere le tutele si fanno per le minoranze;
    inoltre ha resuscitato il diavolo BERLUSCONI, per avere un antagonista debole, e tamponare il flusso di voti verso il Movimento 5 STELLE, suo vero e unico avversario politico.

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