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«Il turismo sia rispettoso delle comunità locali»

È essenziale che i benefici economici del turismo raggiungano tutti i settori della società locale e abbiano un impatto diretto sulle famiglie e, al tempo stesso, ci si deve avvalere al massimo delle risorse umane locali”. È quanto affermano il cardinale Antonio Maria Vegliò e il vescovo Joseph Kalathiparambil, presidente e segretario delPontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo 2014 (27 settembre), dedicato al tema “Turismo e sviluppo comunitario”.

Per il dicastero vaticano, è “fondamentale” che per ottenere questi benefici “si seguano criteri etici, che siano rispettosi, anzitutto, delle persone”, “fuggendo da ‘una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia socialè. Nessuno, infatti, può costruire la propria prosperità a spese degli altri”.

I benefici del turismo, dicono, “non possono essere ridotti esclusivamente all’aspetto economico”, e vengono citate “altre dimensioni di uguale o maggiore importanza”: “l’arricchimento
culturale, l’opportunità di incontro umano, la costruzione di ‘beni relazionali’, la promozione del rispetto reciproco e della tolleranza, la collaborazione tra enti pubblici e privati, il potenziamento del tessuto sociale e associativo, il miglioramento delle condizioni sociali della comunità, lo stimolo a uno sviluppo economico e sociale sostenibile e la promozione della formazione lavorativa dei giovani”.

Proprio il settore turistico, nell’attuale fase di crisi economica, viene individuato “come una delle opzioni più attuabili e sostenibili per ridurre il livello di povertà delle aree più arretrate”, e, “se adeguatamente sviluppato, esso può essere uno strumento prezioso di progresso, di creazione di posti di lavoro, di sviluppo di infrastrutture e di crescita economica”. Esso appare poi “come uno dei settori con più capacità di generare un tipo di impiego ‘creativo’ e diversificato”, di cui “possono beneficiare i gruppi più svantaggiati”, come “donne, giovani e alcune minoranze etniche”.

I vertici del Pontificio Consiglio sottolineano infine che “una destinazione turistica non è soltanto un bel paesaggio o una confortevole infrastruttura, ma è, anzitutto, una comunità locale, con il suo contesto fisico e la sua cultura”. “Occorre promuovere un turismo che si sviluppi in armonia con la comunità che accoglie, con l’ambiente, con le sue forme tradizionali e culturali, con il suo patrimonio e i suoi stili di vita”, spiegano. E la comunità locale “deve sentirsi chiamata a salvaguardare il proprio patrimonio naturale e culturale, conoscendolo, sentendosene orgogliosa, rispettandolo e rivalorizzandolo, affinché possa condividerlo con i turisti e trasmetterlo alle generazioni future”.

Fonte: avvenire.it

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