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A Mestre la spesa dal fruttivendolo costa il 5% in più rispetto al (già) carissimo 2022. Garofolini: “c’è chi ha ridotto gli acquisti di un quinto rispetto all’anno scorso”

Mestre. Prima la siccità, poi gli acquazzoni e la grandine. Dopo i rincari del 2022, anche quest’anno la spesa per frutta e verdura a Mestre si fa sempre più cara a causa di eventi estremi che gli esperti legano ai cambiamenti climatici e che hanno colpito soprattutto Sicilia ed Emilia Romagna, due regioni fondamentali per la coltivazione e la distribuzione dei prodotti della terra.  

 Secondo un’indagine di Adico che ha intervistato alcuni fruttivendoli mestrini, in generale la spesa nel 2023 costa già il 5% in più della media 2022 quando le famiglie mestrine avevano affrontato un extracosto di 384 euro rispetto all’anno prima. L’impatto più emblematico riguarda le “primizie”, ovvero i prodotti di stagione. In primo luogo, albicocche e pesche che dovrebbero arrivare soprattutto dalla Sicilia e invece, causa maltempo, arrivano solo dalla Spagna dove, fra l’altro, si stanno registrando temperature del tutto anomale che fanno salire i prezzi. I peperoni, dicono i venditori, hanno un costo fuori controllo, visto che sfiorano i 5 euro al chilo (solitamente il loro prezzo si aggira attorno a 3 euro e qualcosa). Pure le pregevoli fragole italiane, giunte ormai a fine stagione, hanno mantenuto sempre un prezzo elevato rispetto alla media, costringendo molti consumatori a scegliere quelle provenienti da altri Paesi e di sicuro meno gustose.

E così per il 2023 si teme che la spesa per prodotti che non possono mancare ogni giorno sulla nostra tavola, come frutta e verdura, salga ancora rispetto al 2022 costringendo molte famiglie a ridurne la quantità con un impatto negativo sulla salute e il benessere fisico dei componenti, soprattutto per i giovanissimi e per gli anziani.

Nel 2021 (dati Istat) i mestrini hanno speso circa 43 euro al mese per la frutta mentre nel 2022 hanno sborsato 1,70 euro in più.  e 65 euro per la verdura. Nel 2022 hanno sborsato circa 1,70 euro in più. Per quanto riguarda la verdura, si è passati da 65 a 72,65 euro con un aumento di 7,65 euro. In definitiva dal fruttivendolo lo scorso anno i mestrini hanno pagato circa 140 euro al mese contro i 108 del 2021, 32 euro in più al mese, 384 euro in più in un anno. E il 2023?

“Dalle rilevazioni sul territorio da parte degli uffici di statistica dei Comuni – spiega Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – si può vedere come i prezzi di alcuni prodotti siano aumentati in modo spropositato, come per esempio quello dei peperoni. Per altri si registra una diminuzione, ma temiamo che le prossime rilevazioni testimonieranno un generale aumento dei costi di frutta e verdura proprio per gli eventi atmosferici estremi che si stanno manifestando in questi giorni in Sicilia e in Emilia Romagna, come ricordano i diretti interessati, ovvero i fruttivendoli.  Stiamo già iniziando a vedere le conseguenze del maltempo in Sicilia e in Emilia Romagna da dove arrivano moltissimi prodotti della terra. Minore produzione, quindi minore offerta, si traduce inevitabilmente in un aumento dei prezzi, legato alla domanda. Una situazione che ci preoccupa molto perché, al di là di questi rincari, le famiglie devono fare ancora i conti con una inflazione che sugli alimentari continua a viaggiare a doppia cifra”.

In questo contesto, Adico conferma i dati dell’indagine Coldiretti/Censi che racconta come otto italiani su dieci abbiano dovuto modificare le proprie abitudini di spesa per far fronte ai rincari. In particolare, molti cittadini-consumatori hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti per limitare gli acquisti impulsivi. Un gran numero di famiglie ha cambiato il punto vendita preferendo i più economici discount e rinunciando, almeno in parte, al fruttivendolo “sotto-casa” che ha solitamente prodotti più cari ma di maggiore qualità. In più, chi acquista fa visita a più punti vendita per individuare la merce più conveniente. “Secondo una nostra indagine fra i soci mestrini – conclude Garofolini -, una famiglia su tre già dalla seconda parte del 2022 ha anche ridotto la propria spesa, rinunciando anche a un quinto dei prodotti o delle consuete quantità che venivano messe nel carrello prima dei rincari”.  

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