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ALIMENTARE: IL FALSO “MADE IN ITALY CI COSTA 4 MILIARDI

Mozzarella, burro, olio, pesce, alcolici e tabacco diventano materia da spy story. O quanto meno da romanzo poliziesco, da quando la guerra al cibo contraffatto incomincia a schierare in prima linea perfino l’Interpol. In una delle ultime maxi operazioni, la Ospon IV, l’organizzazione internazionale della polizia criminale ha setacciato le dogane di 47 paesi scovando più di 2.500 tonnellate di merce illecita o contraffatta. Sotto arresto sono finite diverse persone, ma il business del food fake è dilagante, mettendo a rischio la salute dei consumatori e danneggiando pesantemente le aziende produttrici. Soprattutto quelle italiane, perché sottoposte al fuoco incrociato della contraffazione vera e propria e dall’industria alimentare dell’italian sounding. A fare due conti sul fenomeno ci hanno pensato Confagricoltura e Fondazione Open durante il convegno che si è tenuto ad Expo a Milano “Contrabbando e Contraffazione: difendiamo la filiera italiana”. Ebbene secondo i dati raccolti la contraffazione alimentare e il contrabbando di prodotti del tabacco sottraggono al nostro paese risorse per circa 4 miliardi di euro l’anno. Una montagna di denaro che si traduce, stando al Censis, in oltre 20 mila posti di lavoro in meno, minori introiti per lo Stato (accise, contributi e tasse sul lavoro), una fetta di mercato rilevante sottratta alle potenzialità di sviluppo del comparto agricolo.

Il crimine a tavola. Nei primi sette mesi del 2015 la Guardia di Finanza ha sequestrato oltre 162 mila chili di cibi contraffatti. La regione più colpita dai sequestri da gennaio a luglio è le Marche con 44.564 chilogrammi di alimenti (in gran parte falsi prodotti biologici), seguita da Veneto (30.705 kg), Liguria (27.100 kg), Calabria (25.575 kg) e Basilicata (11.683 kg). In generale, i sequestri hanno interessato soprattutto pasta e farine (oltre 90mila kg). Si concentrano quasi totalmente in Lombardia, i sequestri di bevande, dove tra le tante operazioni anti frode spicca “Cana”, condotta dal Nucleo di Pavia per oltre 21 milioni di litri di falsi vini.

Imprese sotto tiro. Secondo un sondaggio Format per il Ministero dello sviluppo, su 1.000 imprese agroalimentari con più di 10 addetti, quasi 1 azienda su 2 (il 41,8%) ha subito almeno una contraffazione di propri prodotti in Italia. Nelle imprese con almeno 250 dipendenti il fenomeno cresce ancora di più: tre quarti di queste aziende dichiarano di essere state vittime di contraffazione. Dati che non stupiscono se si considera che il fatturato stimato della vendita in Italia di prodotti agroalimentari contraffatti ammonta a oltre 1 miliardo di euro. Tra i prodotti presi di mira ci sono: vini, oli, formaggi, mozzarelle, salumi, miele e pasta. “Allargando il fenomeno al resto del mondo – spiega Mario Guidi, Presidente di Confagricoltura – stimiamo che i prodotti agroalimentari contraffatti o “allusivi” al Made in Italy rappresentino un mercato complessivo di quasi 70 miliardi di euro, di cui circa il 10% contraffatto, mentre circa 60 miliardi sono riconducibili al cosiddetto Italian Sounding. Ma mentre questa faccia del problema che riguarda l’estero è più nota e percepita anche dai consumatori, i dati e i numeri che diffondiamo oggi rispetto alla vitalità dei due fenomeni in Italia non risultano altrettanto noti ai nostri connazionali”.

Un’industria in fumo. L’Italia è il primo Paese produttore di tabacco in Europa e il 14esimo produttore mondiale. l contrabbando di prodotti del tabacco è perciò un fenomeno fortemente negativo per lo sviluppo e la sopravvivenza di questo settore. Nei primi mesi del 2015, il fenomeno risulta in forte crescita: +16% nel primo trimestre 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014, con punte del +40% a Napoli. Se questo trend verrà confermato, spiega Confagricoltura, a fine anno ci troveremo con un mercato che supererà per la prima volta 1 miliardo di euro, dopo un 2014 che ha registrato comunque un aumento del 20% sull’anno precedente. E c’è di peggio. Perché, tra produzione agricola e prima lavorazione, la criminalità organizzata usa il contrabbando come un “bancomat “per finanziare altre attività illecite, provocando al settore una diminuzione di fatturato stimata in circa 215 milioni di euro all’anno. Mentre il danno per lo Stato è quantificato nel 2014 in circa 770 milioni di euro all’anno di mancati introiti fiscali e per il 2015 si attesterà intorno ai 900 milioni di euro (fonte KPMG), con una riduzione di circa 7 mila addetti (stime Confagricoltura).

Marchio a tutela e packagig anti-frode. Nel dossier predisposto da Confagricoltura vengono tracciate anche alcune linee strategiche da perseguire valorizzazione e tutela dei marchi, aggiornare continuamente la legislazione incoraggiata l’adozione di tecnologie di tracciabilità e rintracciabilità. Perché le vie del falso ormai si muovono anche sui canali online. Spesso anche grazie a portali affermati, come Alibaba finito nei guai dopo che un gruppo di produttori di beni di lusso, tra cui Gucci e Yves Saint Laurent, ha fatto causa al gigante cinese del commercio online. Intanto, tra leggi e normative repressive, l’industria del packaging antifrode sta diventando protagonista, soprattutto negli Stati Uniti: secondo Allied Market Research potrebbe valere 60 miliardi di dollari entro il 2020.

Fonte: La Repubblica

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