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Attendono da sette mesi di entrare in possesso del conto da 250 mila euro del padre deceduto a marzo: due fratelli veronesi “ostaggi” delle Poste. Interviene l’Adico

VERONA. D’accordo, il 2020 è l’anno della pandemia. Ed è anche l’anno del primo lockdown forzato della nostra storia. Eppure entrambe le cose non spiegano perchè da Matteo I., 50 anni, lavoratore autonomo di Verona, e suo fratello Michele, 44 anni, imprenditore, da maggio scorso cerchino, inutilmente, di entrare in possesso di un conto corrente postale con circa 250 mila euro intestato al padre deceduto a marzo. A sette mesi dalla prima richiesta, infatti, i due fratelli, pur avendo portato a termine tutte le pratiche per la successione, sono ancora in attesa di risposte concrete, e, per questo, hanno deciso di rivolgersi all’ufficio legale dell’Adico, associazione difesa consumatori, tramite il quale è stata inviata una comunicazione alla sede centrale di Poste Italiane. 

Matteo I. e il fratello Michele, come detto, si sono rivolti già a maggio alla filiale di via interrato dell’Acqua morta, Verona, dove il padre aveva due conti bancoposta fra cui quello da circa 250 mila euro, per aprire la successione. Qui, però, si sono sentiti rispondere che era tutto bloccato essendoci la pandemia. I due, dunque, hanno deciso di rivolgersi a un’altra filiale in cui, fra l’altro, hanno scoperto che non esisteva alcuna direttiva per bloccare le procedure di successione a causa del Covid. L’iter è iniziato dunque un mese dopo, a giugno, e si è chiuso a settembre. Nel frattempo, su richiesta dei due fratelli e in pochi giorni, le Poste hanno liquidato il conto più piccolo e un fondo con poche azioni, poche migliaia di euro in tutto. Ma per il conto più sostanzioso, ancora nulla. Cosa succede? “Siamo increduli di fronte a questo ritardo – commenta Carlo Garofolini, presidente dell’Adico -. Ci auguriamo che questa non sia una prassi legata alla liquidazione delle successioni perchè non è assolutamente lecito trattenere senza motivi gli importi che spettano di diritto agli eredi una volta sbrigate tutte le pratiche. Questo equivale a negare l’accesso ai fondi a un correntista. Si può immaginare che un correntista vada allo sportello, chieda di fare un prelievo e si senta rispondere dall’impiegato, no? Senza alcun motivo valido? Non si può immaginare, sarebbe una appropriazione indebita. Siamo convinti che dopo il nostro intervento la situazione si risolverà in tempi brevi”.

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