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Beffa abbonamenti per i pendolari: “colpa dell’algoritmo se il treno é più caro”

Un viaggiatore che, in seconda classe, utilizza il treno fra Torino e Milano sta pagando l’abbonamento mensile 33 euro più del giusto; l’importo sale a 36 euro per chi si muove fra Ancona e Pescara mentre peggio va a chi fa il pendolare sulla Milano-Genova perché il suo esborso scorretto sale a 38 euro. Attenzione: il concetto di “giusto” non è filosofico. Succede, infatti, che la formula matematica di base per arrivare alla esatta tariffazione sia sbagliata; non da ieri o da pochi mesi, ma da ben dieci anni.

Le associazioni dei pendolari avevano da tempo detto basta al fatto che, aumento dopo aumento (l’ultimo, recentissimo, a gennaio), le tariffe “sovraregionali” (per tratte, cioè, che coinvolgono territori diversi, con autonomi prezzi dei titoli di viaggio) continuassero a basarsi su un algoritmo errato ma ora sembrano avere davvero il coltello dalla parte del manico e minacciano di rivolgersi alla autorità giudiziaria per il risarcimento di quanto indebitamente pagato.

La palla passa alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome: saranno gli enti locali (che per legge fissano formulazione e applicazione delle tariffe) a doversi caricare degli esborsi necessari a mantenere gli impegni sottoscritti nei Contratti di servizio stipulati con Trenitalia, che non intende veder scalfiti gli importi concordati e garantiti a livello pluriennale. L’amministratore delegato Barbara Morgante e il direttore del trasporto regionale Orazio Iacono hanno riconosciuto ufficialmente la necessità di ottimizzare il modello di calcolo delle tariffe. “L’azienda condivide il disagio e le recriminazioni dei pendolari che lamentavano il fatto che con l’algoritmo applicato gli abbonamenti sovraregionali arrivano a costare fino al 33% in più di quanto dovrebbero essere tariffati “.

Dopo le proteste Trenitalia si è mossa: “Abbiamo già posto la questione all’attenzione della Commissione Trasporti della Conferenza delle Regioni – conferma una fonte ufficiale della società – Ci si attende che si riunisca a breve e affronti definitivamente il caso con l’obiettivo di individuare una nuova formulazione del calcolo, che venga incontro alle istanze portate avanti dai pendolari ma nel contempo preservi l’equilibrio economico dei Contratti di servizio”.

Insomma: i viaggiatori hanno tutte le ragioni per pagare di meno ma la riduzione dell’introito da tariffazione che Trenitalia subirebbe dovrà essere coperto dall’altro soggetto in ballo. La Conferenza delle Regioni (presieduta dal governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, di cui è vice il collega ligure Giovanni Toti) non ha finora affrontato di petto il problema di cui era a conoscenza da un paio d’anni ma non può più esimersi dal farlo.

I pendolari chiederanno il totale rimborso di quanto ingiustamente pagato dagli abbonati (che sono oltre 70 mila) dal 2007 a oggi, da quando cioè, nel calcolare l’importo delle tariffe “sovraregionali”, è stato applicato (non dolosamente ma per puro errore da parte di un funzionario) un algoritmo che non ha mai considerato con esattezza la progressione dell’abbattimento tariffario inversamente proporzionale ai chilometri percorsi.

In soldoni il concetto giusto è: più è lungo il tuo percorso e meno paghi. Cosa non accaduta: l’importo degli abbonamenti è più alto dal 13 al 20% di quello che si sarebbe ottenuto applicando la tariffa massima fra quelle che interessano una singola tratta regionale e addirittura il gap fra la corretta tariffazione e quella oggi applicata va dal 15 al 33%. L’errore è stato riconosciuto da Trenitalia che ha abbracciato in pieno la posizione delle associazioni pendolari “per ottenere un riallineamento tariffario rispetto ai maggiori oneri fatti pagare agli abbonati sovraregionali in questi ultimi anni, così da garantire equità e giusto trattamento ai pendolari che quotidianamente usufruiscono del servizio”.

Fonte: La Repubblica

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