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BENESSERE NELLE CITTA’: AL NORD PIU’ RICCHEZZA E LAVORO, AL SUD ARIA MIGLIORE

Le città del Nord sono più prospere e attente al non profit e alla cultura, quelle del Sud hanno meno problemi di qualità dell’aria e mobilità e una minore incidenza di reati contro il patrimonio. Sono alcuni degli indicatori che mostrano la persistente spaccatura dell’Italia ed emergono dal rapporto sul Benessere equo e sostenibile nelle città (UrBes) stilato dall’Istat e presentato insieme all’Anci. Un’estensione dell’indagine sul Bes, nata da Istat e Cnel per valutare 12 dimensione di benessere alternative al Pil, e focalizzata sull’andamento nelle aree urbane. Ecco una sintesi dei principali indicatori.

Benessere economico. “L’intensità e la persistenza della crisi economica hanno ridotto il valore della ricchezza netta dei cittadini e, nel contempo, hanno ampliato la disuguaglianza economica”, dice il rapporto. Nel 2012, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è pari a 17.307 euro pro capite, inferiore di circa 420 euro a quello stimato per il 2011. Un andamento simile si ha per le tre ripartizioni geografiche. Milano presenta nel 2012 un reddito medio pro capite delle famiglie di oltre 26 mila euro e Bologna di oltre 23 mila; Catania, Napoli, Messina e Reggio Calabria non raggiungono 13 mila euro. Tra le altre città UrBes soltanto Bolzano, Trieste, Parma e Forlì-Cesena superano i 21 mila euro di reddito provinciale pro capite mentre Potenza e Catanzaro oltrepassano di poco i 13 mila.

Lavoro e tempi liberi. Nelle città metropolitane, tra il 2012 e il 2013 il numero di occupati rimane stabile al Centro-Nord, a parte le eccezioni di Venezia e Roma, mentre continua a diminuire nel Meridione con i valori più bassi a Napoli (40,2%), Palermo (41%) e Reggio Calabria (41,6%). La crisi occupazionale ha picchiato duro ovunque, in proporzione. Il numero di disoccupati e forze lavoro potenziali è cresciuto uniformemente sul territorio: il tasso di mancata partecipazione calcolato per i 15-74enni, che nel 2008 era del 7,3% al Nord, dell’11,8% al Centro e del 29,5% al Sud, nel 2013 sale rispettivamente a 13,2%, 17,6% e 36,6%.

Relazioni sociali. L’Italia del non profit è viva. A livello nazionale, si contano 50,7 istituzioni non profit ogni 10.000 abitanti nel 2011, un valore superiore di oltre 9 punti rispetto al 2001. Sia la quota di istituzioni non profit che quella di volontari è maggiore nelle zone del Centro-Nord: si va, infatti, da 57,8 istituzioni nel Nord e 55,8 nel Centro a 38,5 nel Mezzogiorno, mentre l’indicatore sui volontari si attesta a 999,6 nel Nord a fronte di 478,4 nel Mezzogiorno. “Si distingue per una  situazione di particolare vivacità Firenze, con 66,8 istituzioni non profit e 1.287,2 volontari ogni 10.000 abitanti”.

Politica. Il rapporto segnala con favore la crescita delle donne nelle istituzioni: il 22% del 2013 contro il 16,9% del 2004. Sono cinque le città metropolitane che hanno una quota di donne consiglieri comunali superiore alla media nazionale: Bologna, Firenze, Palermo, Messina e Cagliari. Roma, Napoli, Bari e Reggio Calabria si posizionano invece su valori decisamente inferiori alla media. “Tra le tendenze di segno negativo, la partecipazione elettorale mostra una tendenza diffusa alla diminuzione, pur con qualche eccezione”.

Salute e istruzione. Il rapporto esordisce col dire che “le condizioni di salute in Italia sono in continuo miglioramento. La speranza di vita alla nascita, che vede l’Italia ai primi posti anche tra i paesi europei, continua ad aumentare, raggiungendo nel 2013 84,6 anni per le femmine e 79,8 anni per i maschi. Il Mezzogiorno presenta una situazione complessivamente meno favorevole, con alcune significative eccezioni (Bari, Cagliari): la vita media è più breve, 79,2 anni per gli uomini e 83,9 per le donne, contro valori di circa 1 anno più alti al Nord”. Firenze, Bologna, Bari e Milano hanno valori più alti di speranza di vita (con livelli superiori a 80 anni per i maschi e a 85 per le femmine); più bassi a Napoli, Palermo e Catania (maschi sotto 79 anni e femmine sotto 84 anni). Quanto alla formazione, a livello nazionale, il 57% della popolazione ha completato almeno la scuola secondaria di secondo grado nel 2011 e il 23,2% dei 30-34enni ha conseguito un titolo universitario. Forti gli squilibri: la quota di diplomati è del 51,4% nel Mezzogiorno rispetto al 63,1% del Centro e al 60% del Nord.

Sicurezza. Se gli omicidi e le rapine denunciate si caratterizzano per un’incidenza superiore alla media nazionale nelle regioni del Mezzogiorno, nel caso dei furti in abitazioni e di quelli con destrezza sono il Nord e il Centro a presentare i livelli più elevati. Il tasso degli omicidi nel 2012 risulta maggiore della media azionale in quattro province: Reggio Calabria (4,5 per 100.000 abitanti), Napoli (2,0), Bari (1,5) e Catania (1,1). Per i furti in abitazioni, invece, sono cinque città del Centro-Nord a collocarsi sopra la media nazionale, nell’ordine: Torino, Milano, Bologna, Firenze e Venezia, con un trend più accentuato a Bologna e Firenze.

Paesaggio e ambiente. Altra fonte di spaccatura, lo stato di conservazione delle città italiane. Gli edifici storici sono generalmente migliori della media nazionale in tutte le province del Nord e a Firenze (dove si attesta al 76%) mentre tutte le città del Mezzogiorno registrano valori molto inferiori al resto del Paese, con Napoli e Reggio di Calabria che si attestano al 38,2%. La qualità dell’aria è in miglioramento, anche se il grado di inquinamento resta elevato. La situazione di criticità persiste soprattutto nei comuni capoluogo del Nord, “da un lato per la presenza di maggiori fonti di inquinamento (più elevata densità abitativa e industriale), dall’altro per la posizione geoclimatica (in particolare in Pianura padana) che non favorisce l’attutirsi di questi fenomeni”. Nel 2012 le città metropolitane con il più alto numero di superamenti del valore limite giornaliero di PM10 (50 mg/m3) si trovano nel Nord e sono Torino (126), Milano (81) e Venezia (74). Tra i comuni capoluogo del Mezzogiorno si distingue Napoli con un numero di superamenti pari a 120. Firenze, Roma e Bari sono i comuni capoluogo con il trend migliore tra il 2004 e il 2013.

Servizi. L’accesso ai servizi comunali della prima infanzia risulta complessivamente in diminuzione negli ultimi anni. Esso interessa nel 2012 il 13,5% dei bambini in età 0-2 anni, rispetto al 14,0% di due anni prima. Tale battuta di arresto ha penalizzato ulteriormente il Mezzogiorno, in cui nel 2012 solo il 5% dei bambini ha potuto accedere a questi servizi (5,3% nel 2010). Si conferma il consistente divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno, che vede da un lato quattro realtà urbane in cui oltre il 20% di bambini in età 0-2 anni accede ai servizi per l’infanzia (Bologna, Firenze, Milano e Roma); dall’altro, tutte quelle del Mezzogiorno, tranne Cagliari, attestate su livelli inferiori al 10%.

FONTE: La Repubblica

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