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COMUNI SEMPRE PIU’ “RINNOVABILI”, L’ENERGIA PULITA ARRIVA OVUNQUE

La marcia delle rinnovabili non si ferma. Rallentata al centro da misure che hanno scoraggiato gli investimenti, la rete delle rinnovabili continua ad allargarsi in periferia. Nel 2015, l’anno più duro da un decennio per il settore, il primo in cui il totale dell’elettricità rinnovabile prodotta è diminuita, il numero dei Comuni che hanno scelto la strada low carbon è aumentato. In 2.660 Comuni l’energia elettrica pulita prodotta supera quella consumata. E 39 sono i super campioni, quelli in cui si raggiunge il 100% di energia da fonte rinnovabile sia per gli usi termici che per quelli elettrici grazie a smart grid, mobilità elettrica, accumulo: vantaggi ambientali ed economici visto che le bollette per imprese e famiglie risultano meno care grazie alla strategia green. Sono i dati contenuti nel rapporto Comuni Rinnovabili 2016 curato da Legambiente con il contributo di Enel Green Power. Quello che colpisce è l’andamento dell’ultimo decennio: il contributo ai consumi elettrici delle fonti rinnovabili è passato dal 15 al 35,5%, grazie a un modello di produzione distribuito nel territorio con oltre 850 mila impianti diffusi da Nord a Sud, dalle aree interne alle grandi città. Il numero di Comuni in cui è installato almeno un impianto da fonti rinnovabili è schizzato da 356 a 8.047. La corsa formidabile condotta tra il 2005 e il 2013 ci ha regalato un record: siamo il primo Paese al mondo per la quota di solare nei consumi elettrici(l’8,1%, pari al fabbisogno di 9,1 milioni di famiglie), davanti a Grecia e Germania. Arrivati al primo posto abbiamo però cominciato a perdere le gare. Nel 2015 i 305 mega-watt di fotovoltaico installati nel nostro paese sono stati meno di un quinto di quelli creati in Germania e un decimo di quelli inglesi. Per l’eolico nel 2015 sono stati installati 474 mega-watt contro una media di 770 negli anni passati. Nonostante queste difficoltà, nel 2015 i Comuni del solare sono stati 8.047 e hanno fornito elettricità sufficiente a 9,1 milioni di famiglie. I Comuni dell’eolico 850 e hanno permesso di produrre energia pari al fabbisogno elettrico di oltre 5,5 milioni di famiglie. I Comuni del mini idroelettrico 1.275 e hanno dato elettricità per 2 milioni di famiglie. I Comuni della geotermia 535 per una produzione in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 2 milioni di famiglie. I Comuni delle bioenergie 3.137 e hanno consentito di soddisfare le necessità elettriche di oltre 7,7 milioni di famiglie.
La fattura petrolifera è così scesa, grazie anche al crollo delle quotazioni del greggio, dai 64,8 miliardi nel 2012 ai 34,2 miliardi del 2015. Contemporaneamente sono scese le emissioni di CO2: da 522 a 419 milioni di tonnellate tra il 1990 e oggi (ma nel 2015 si è registrato un più 2%).

Questo sviluppo ha portato occupazione, anche se negli ultimi anni c’è stata una marcia indietro: secondo i dati di EurObserv’ER nel 2014 i lavoratori nelle fonti rinnovabili in Italia erano oltre 82 mila, in netto calo rispetto ai 125.400 raggiunti nel 2011, a causa del taglio degli incentivi e dell’assenza di un quadro di certezze capace di incoraggiare gli investimenti. Ad esempio le fonti rinnovabili elettriche non fotovoltaiche sono ancora in attesa del decreto per gli incentivi che scadrà a fine anno mentre per l’eolico offshore siamo a zero perché le linee guida per i progetti non sono mai state varate. “Al neo ministro Calenda suggeriamo di guardare alle esperienze positive dei Comuni per raggiungere l’obiettivo del 50% da rinnovabili annunciato dal premier Renzi entro la legislatura, liberando in particolare l’autoproduzione, la produzione e distribuzione locale da fonti rinnovabili”, propone il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini. “Sono numerose le barriere e le tasse che oggi impediscono investimenti che sarebbero a costo zero. Occorre introdurre regole semplici e trasparenti per l’approvazione dei progetti”.

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