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Crisi e degrado colpiscono il settore immobiliare mestrino. In dieci anni il prezzo delle case è crollato dell’11%

MESTRE. Un settore trainante condannato a una inesorabile crisi, una città che ha perso appeal soprattutto nelle zone semicentrali (come via Piave, via Cappuccina o lo stessa corso del Popolo) e periferiche (come Marghera), un degrado che si insinua in interi agglomerati, alcuni dei quali massicciamente abitati da comunità di immigrati costretti a convivere con minoranze di connazionali dediti ad attività illegali.

E’ segnato da queste criticità il percorso che ha portato al crollo del mercato immobiliare mestrino negli ultimi dieci anni, come raccontano i numeri dell’Agenzia delle Entrate elaborati dall’Adico.

Il trend può essere sintetizzato da una percentuale: -11%. E’ questo, in media, il valore cha hanno perso nell’arco di dieci anni (2011-2021) le abitazioni mestrine, vittime di un deprezzamento al metro quadro inimmaginabile a inizio millennio quando la casa rappresentava il bene di investimento più appetibile e sicuro.

Adesso, le cose non stanno più cosi. Prendiamo una casa nel centro di Mestre, la zona più “coccolata” dall’attuale amministrazione. Nel 2011, qui, un appartamento di 100 metri quadrati in ottimo stato lo si poteva vendere in media a 270 mila euro. Al secondo semestre del 2021 bastavano invece 255.000 euro, il 5% in meno. SE ne guardiamo uno della stessa grandezza ma in stato “normale”, allora la spesa è scasa da 195 a 167 mila e 500 euro. Spostiamoci ora fuori dal centro che a Mestre significa ormai anche Corso del Popolo, via Cappuccina e, ovviamente, via Piave. Queste aree sono degradate, hanno pochi negozi (tranne in via Piave dove dominano quelli etnici), c’è una massiccia presenza di immigrati e, in alcuni punti, si vivono situazioni di generale insicurezza e paura. Risultato? Un alloggio in ottimo stato, sempre di 100 metri quadri, ora lo si vende in media a 220 mila euro, prima ne servivano 30 mila in più (il calo dal 2011 al 2021 è dell’11,4%). Scegliendo uno stato “normale”, invece, nel 2011 si sborsavamo in media 170 mila euro contro i 150 mila attuali. Nelle municipalità, l’impatto meno rilevante si registra a Favaro (prezzi in calo del 5,1% in dieci anni) e Zelarino (-5,4%), a Chirignago la differenza è notevole (-14,3%) ma il record di tutta la terraferma spetta a Marghera: qui una casa da 100 metri in ottimo stato viene oggi 145 mila euro contro i 190 mila del secondo semestre 2011 (-23,7%).     

“La prima cosa che emerge – commenta Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – è che Mestre non ha appeal e nelle sue zone meno centrali è abbandonata a se stessa. Quando parliamo di zone semicentrali, non ci riferiamo alla periferia ma a tutto ciò che dista alcune centinaia di metro dalla piazza. Via Piave e corso del Popolo ne sono esempi lampanti. Marghera, poi, è passata totalmente nel dimenticatoio”. A livello più generale, “la prima casa non è più bene rifugio. Le abitazioni usate non seguono le nuove norme energetiche, quindi le si compra a pochi soldi ma poi si spende una cifra uguale per renderle efficienti. Gli alloggi nuovi e già efficienti a livello energetico sono economicamente inaccessibili”. IN ogni caso, tutte le grandi città soffrono un periodo di degrado generalizzato, infatti “le famiglie, soprattutto le giovani coppie, preferiscono comprare l’abitazione altrove, in comuni limitrofi come Marcon, Spinea, dove esistono case a misura più umana, spesso con i cortili, più adatte ai bambini. Anche questa fuga fa abbassare i prezzi al metro quadro, anche se per il 2022 gli analisti prevedono una ripresa del settore immobiliare e quindi anche dei prezzi”. 

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