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Def, taglio Irpef per 6,7 miliardi. Coperture da spending review e aumento imposta su plusvalenze delle banche

“Anche nel mondo della Pubblica amministrazione bisogna iniziare a stringere la cinghia. E’ in corso una rivoluzione sistematica in Italia, qui non si tratta di riformare un ente”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nella conferenza stampa di presentazione del Documento di economia e finanza (Def) varato questa sera dal Consiglio dei ministri. Renzi ha annunciato che il taglio dell’Irpef per quest’anno sarà di 6,7 miliardi di euro: il risultato sarà un bonus medio di 80 euro al mese ai lavoratori dipendenti e assimilati che guadagnano meno di 25mila euro lordi all’anno. Gli italiani in pratica “avranno la 14esima in busta paga”, ha detto Renzi. Il taglio sarà inserito in un decreto che verrà presentato venerdì 18 dopo il passaggio del Def in Parlamento (previsto per il 17). Quanto alle coperture, a garantirle saranno per 4,5 miliardi la revisione della spesa, attraverso un mix di interventi che vanno dall’abbattimento delle uscite per beni e servizi (comprese quelle della sanità, pur senza riduzioni lineari “alla Monti”) all’annunciato giro di vite sugli stipendi dei dirigenti pubblici – non più di 238mila euro – e per 2,2 il maggiore gettito Iva che arriverà dalle imprese a cui la Pa finalmente pagherà i debiti e l’inatteso aumento della tassazionesulle plusvalenze delle quote della Banca d’Italia. Ben 2,2 miliardi deriveranno da queste ultime due voci, Iva e imposte sulle plusvalenze delle banche. Un ritocco retroattivo, questo, che arriva del tutto inatteso e ha subito suscitato le proteste dell’Abi: ”Ingiusta e illogica” il direttore generaleGiovanni Sabatini nel pomeriggio, quando si sono diffuse le prime indiscrezioni. Quanto ai proventi derivanti dalle privatizzazioni, ha detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, saranno utilizzati per ridurre il debito pubblico.

Le stime sui conti pubblici – Il Def, che mette nero su bianco gli obiettivi di politica economica e di finanza pubblica da raggiungere nei prossimi tre anni, prende le mosse da una serie diprevisioni sull’andamento delle variabili macroeconomiche. In particolare, la crescita del pil prevista per quest’anno è dello 0,8%. Una “revisione al ribasso” fatta per “estrema prudenza”, ha detto il premier, alludendo al fatto che nel novembre scorso l’allora ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomannipeccando di eccesso di ottimismo aveva inserito nella Legge di stabilità una stima del +1,1%. “Una stima ragionevole”, ha confermato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, nel corso della conferenza stampa a palazzo Chigi. Proprio oggi, però, il Fondo monetario internazionale ha fatto sapere di prevedere per il pil italiano solo un flebile +0,6% (quanto la Grecia).

Tetto a stipendi dei manager pubblici a 238mila euro – Sempre nel decreto del 18 aprile il tetto agli stipendi dei manager pubblici – che “hanno preso troppo”, ha detto Renzi – verrà fissato a238mila euro annui. Il premier aveva anticipato di voler prevedere una cifra massima pari all’emolumento del presidente della Repubblica. Dunque, “siccome Napolitano si è ridotto lo stipendio a 238mila euro” (da 270mila), “non potranno prendere più di 238mila euro”. “Per la prima volta c’è un limite rilevante, tante aziende erano sopra questa cifra”. Ora, invece, basta deroghe: “Non possiamo nominare persone che guadagnino più di quelle cifre. Abbiamo dato una stretta molto decisiva”, che varrà “tra i 350 e i 400 milioni, ma al di là della cifra conta il valore simbolico. Io sono affezionato ad Adriano Olivetti che diceva che un amministratore delegato non può guadagnare 10 volte di più di un dipendente”.

I possibili appunti di Bruxelles – Il rinvio al 18 aprile del taglio dell’Irpef è dovuto al fatto che, come è noto, il Def non è una legge. Gli interventi che elenca, per diventare operativi, devono essere recepiti da successivi decreti. Non solo: il documento dovrà passare al vaglio di Bruxelles, dove verrà inviato entro fine mese. La Ue, come previsto dalle regole del Patto di stabilità e crescita, il 2 giugno renderà note le proprie “pagelle” e le eventuali raccomandazioni aggiuntive per gli Stati membri giudicati troppo lassisti nel programmare il calendario dei “compiti a casa”. Un passaggio fondamentale, è evidente, per il rapporto tra il governo Renzi e le istituzioni europee. Ma l’indicazione, come fonte di copertura per il taglio delle tasse, del maggior gettito Iva, potrebbe creare qualche problema: si tratta di un’entrata una tantum e non strutturale, come invece il governo aveva promesso alla vigilia. E le coperture una tantum, di solito, fanno storcere il naso ai burocrati europei.

Fin qui le certezze. Ancora incomplete, visto che il testo complessivo del provvedimento non è stato ancora diffuso. Nel corso della giornata, però, erano circolate indiscrezioni sul dettaglio dei contenuti. Le riportiamo qui sotto.

Pagamento dei debiti della Pa per 13 miliardi –  Il piano di riforme contemplerebbe il pagamento dei debiti commerciali della Pa per un ammontare di 13 miliardi nel 2014 e “una serie di interventi in materia di liberalizzazioni e semplificazioni e sul mercato del lavoro che intendono perfezionare le riforme già varate negli anni recenti e assicurarne la completa operatività”.

La spending review diventa strutturale – Tra gli obiettivi che il governo si pone c’è “la piena attuazione della revisione della spesa strutturale, con un cambiamento stabile e sistematico dei meccanismi di spesa pubblica”. Il Governo, in pratica, intende istituzionalizzare il processo di revisione della spesa rendendolo strutturale e “parte integrante del processo di preparazione del bilancio dello Stato e delle altre Amministrazioni pubbliche”. Nella parte della bozza (diffusa da Public policy) che riguarda le raccomandazione del consiglio d’Europa all’Italia si legge: “Una completa revisione di spesa verrà condotta ogni due anni con un orizzonte temporale triennale in modo da consentire alle Pubbliche amministrazioni una pianificazione adeguata dei programmi di spesa”.
I tagli previsti già da quest’anno riguardano “trasferimenti alle impreseretribuzioni della dirigenza pubblica, sanitàcosti della politica (ulteriori sforbiciate sono previste per le auto di servizio e per i costi dei gabinetti dei ministri e degli altri uffici di diretta collaborazione), stanziamenti per beni e servizi“, concentrando “gli appalti pubblici in capo alla Consip e ad alcune altre centrali di acquisto presso le Regioni e le Città metropolitane consentendo di ottenere dei risparmi già nel medio periodo”. Tra gli obiettivi si chiede inoltre di intervenire su “gestione degli immobili pubblici, riduzione delle commissioni bancarie pagate dallo Stato per la riscossione dei tributi, migliore coordinamento delle forze di polizia, razionalizzazione degli enti pubblici, procedure di fatturazione e pagamento telematiche, partecipate degli enti locali, spese per la difesa, revisione dei costi di Autorità indipendenti e Camere di Commercio”. Infine, si potranno anche valutare, si legge, “i risparmi dal trasporto ferroviario, attualmente sussidiato dallo Stato, eventualmente anche tramite una revisione delle tariffe”.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

2 risposte

  1. Non sembra vero ! Speriamo che si giunga a qualcosa di positivo , tenendo in debito conto che abbiamo una generazione che non ha futuro e alla quale occorre provvedere !

  2. Dalle operazioni che si accinge a fare MATTEO RENZI, si deduce che i soldi sono sempre gli stessi, cambiano solo destinazione, cioè si potrebbe affermare se l’operazione avrà successo spesi meglio, però in questo caso i suoi predecessori ad essere benevoli, si potrebbero chiamare incompetenti, e l’opposizione all’interno dl suo partito sempre essendo buoni, si può definire comunista.

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