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DIMENTICA DI METTERE LA SCRITTA “NON TRASFERIBILE” SULL’ASSEGNO, 6 MILA EURO DI MULTA A UN PENSIONATO MESTRINO. E’ IL TERZO CASO SEGUITO DALL’ADICO NELLE ULTIME SETTIMANE

MESTRE. Le norme antiriciclaggio? Sarebbe più giusto chiamarle norme rovina-famiglie o, ancor meglio, rovina-pensionati. Stiamo parlando, in particolare, del decreto legge 231/2007, modificato questa estate con entrata in vigore di sanzioni più severe il 4 luglio scorso. La questione di fondo è quella della dicitura “non trasferibile” sugli assegni che non la recano perché appartenenti a libretti datati. S.O., 67enne pensionato mestrino, è uno delle tante vittime della norma antiriciclaggio che, negli ultimi giorni, ha già portato tre persone (compreso anche un anziano ultraottantenne) a rivolgersi all’Adico. S.O., infatti, come gli altri due soci, sempre mestrini, si è visto comminare una sanzione di 6 mila euro per non aver apposto la scritta “non trasferibile” su un assegno di circa 5 mila euro appartenente a un vecchio blocchetto non utilizzato da tempo e consegnato a un concessionario per l’acquisto dell’auto da regalare al figlio. “Durante la compilazione – spiega Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – il nostro socio, come ci ha riferito, ha chiesto delucidazioni all’addetto vendita circa l’opportunità di scrivere o meno la dicitura “non trasferibile”. Il venditore ha specificato che si sarebbe arrangiato lui, cosa che non è stata fatta. La sanzione, infatti, è arrivata anche al concessionario”. Le altre due vicende seguite dall’Adico si svolgono sullo stesso “canovaccio” e contemplano la stessa multa di 6mila euro. “La norma – spiegano dall’ufficio legale dell’Adico – prevede che se per importi superiori ai mille euro uso un assegno e non appongo la dicitura non trasferibile prendo una sanzione che può andare da 3.000 a 50.000 euro. Quando arriva la contestazione, indipendentemente dall’importo dell’ assegno, il Ministero propone l’oblazione (ovvero un mezzo di estinzione dell’illecito) che implicherebbe il pagamento di 6.000 euro (da norma, il doppio del minimo edittale che è 3.000 euro)”. La norma, commenta Garofolini, “ha un giusto fine che è quello di combattere il riciclaggio e l’autoriciclaggio ma alla fine colpisce tante persone comuni, quelle che non usano molto gli assegni e sono in possesso di libretti vecchi, e con sanzioni abnormi. Nel caso in questione il pensionato, che guadagna poco più di mille euro al mese e che ha acquistato l’auto con sacrifici e in totale buona fede, dovrebbe sborsare 6 mila euro. Una assurdità. L’assegno fra l’altro è tracciabile e si può verificare in un attimo l’utilizzo che ne è stato fatto. Con un po’ di buon senso si può risolvere questa situazione grottesca. Noi faremo ricorso”.

 

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