Sempre più spesso, i pazienti arrivano al momento dell’esame radiologico già piuttosto preparati sulla procedura cui stanno per essere sottoposti. Più della metà di loro cerca informazioni prima dell’esecuzione dell’esame, ma uno su cinque arriva all’esame senza aver ricevuto alcuna informazione da parte di chi lo ha prescritto. Questa situazione emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Radiology e condotto dal gruppo di Jay Pahade, docente di radiologia e immagini biomedicali della Scuola di medicina di Yale, secondo il quale se finora i radiologi si sono concentrati sulla comunicazione degli esiti, oggi è sempre più importante fornire informazioni sull’indagine stessa prima della sua esecuzione.
Tra gennaio e maggio 2015, i ricercatori hanno distribuito 1.742 questionari a pazienti e caregiver in sei ospedali statunitensi, di cui tre pediatrici e più della metà dei partecipanti sono stati sottoposti a imaging (58%), mentre per il 42% ad eseguire l’esame era un bambino o un’altra persona a carico. La maggior parte degli intervistati era in attesa di risonanza magnetica (26%), ecografia (24%) o TAC (21%).
Dall’analisi è emerso che il 52% dei partecipanti al sondaggio ha cercato autonomamente, spesso nel web, delle informazioni sul proprio esame di imaging. Poco utilizzate le fonti istituzionali: i contenuti forniti online direttamente dai centri di radiologia costituiva il 22% delle fonti utilizzate, mentre le informazioni fornite dalle organizzazioni di radiologia rappresentavano solo il 5%.
Un altro aspetto rilevante è, secondo i ricercatori, il fatto che i pazienti cercano principalmente informazioni sull’esame e la sua preparazione, piuttosto che quelle di cui si discute più spesso tra gli specialisti dati sulla dose di radiazioni. Nel nostro paese, dove si eseguono 100 milioni di prestazioni radiologiche l’anno, di cui oltre 4 milioni eseguite sui bambini, la radioesposizione rimane un tema molto importante. E attuale. Infatti, l’obbligo di indicare esattamente la radiazione per ogni esame diagnostico eseguito è previsto dalla direttiva Euratom 2013/59 che stabilisce le norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti, da recepire entro il 6 febbraio 2018.
Fonte: La Stampa