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Facebook e il test sulle emozioni nel mirino del Garante Uk

Dopo le polemiche degli utenti sull’esperimento di Facebook che ha manipolato le emozioni di un gruppo di suoi iscritti, si muovono anche le istituzioni. Nel Regno Unito è partita una indagine dell’Information Commissioner’s Office (ICO), l’equivalente del nostro Garante della Privacy per capire se con questo test il social network ha manipolato i dati personali degli iscritti. Tra le ipotesi, riporta il Financial Times, anche la possibilità di comminare una multa di 500mila sterline. Sono equivalenti a 800mila dollari circa.

L’autorità – sempre secondo le indiscrezioni del quotidiano – ha in programma anche di coordinarsi con il suo omologo irlandese, visto che a Dublino c’è la sede europea di Facebook.

Pochi giorni fa è stato diffuso il risultato di una ricerca, coordinata da Adam Kramer, componente del Data science team dell’azienda di Mark Zuckerberg: l’obiettivo era dimostrare che le emozioni dei nostri amici, espresse sul social network, influenzano quello che pubblichiamo, quindi sensazioni positive o negative. La diffusione dei risultati della ricerca, che si è svolta su 700mila utenti nel 2012 ha provocato polemiche tra gli utenti e ha anche avuto un grande risalto sui media.

L’obiettivo della ricerca interna a Facebook è capire come fornire ”un servizio migliore”, mai per ”innervosire qualcuno”. Così si era difeso il social network in blu all’indomani della bufera di polemiche che lo avevano investito per aver ‘manipolato’ i post visibili in bacheca con lo scopo di analizzare le reazioni degli utenti. A farsi avanti, spiegando motivazioni e metodologia della ricerca, è Adam Kramer, uno dei suoi autori e ‘data scientist’ presso il social network a San Francisco.

La ricerca in questione è finita in primavera su siti e giornali di tutto il mondo con un titolo accattivante: ”La felicità è contagiosa anche su Facebook”. Lo studio, pubblicato su Pnas, certificava che il ”contagio emotivo”, fra stati d’animo positivi, si realizza anche sul piano virtuale. Peccato che gli utenti fossero ignari di aver preso parte a una simile indagine emozionale e soprattutto che il proprio ‘flusso’ di notizie fosse stato intenzionalmente plasmato ai fini di questa ricerca.

Un gruppo di ricercatori e scienziati di Facebook e di Cornell University e University of California ha alterato per un’intera settimana, dall’11 al 18 gennaio 2012, l’algoritmo che determina cosa viene mostrato nella bacheca di 689,003 persone. Ad uno dei due gruppi venivano mostrati post positivi, mentre all’altro apparivano post negativi. All’ondata di critiche, la reazione di Facebook è arrivata tramite il co-autore dello studio. ”Il motivo per cui abbiamo svolto questa ricerca – scrive Adam Kramer in un post pubblico su Facebook – è perché ci teniamo all’impatto emotivo di Facebook e alle persone che usano il nostro prodotto”.

(fonte Ansa.it)

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