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FINITA LA TREGUA PER I PREZZI DELLA BENZINA. RICOMINCIANO I RINCARI

Ritornano i rincari al distributore. Dopo una tregua sulla rete carburanti italiana, che durava da tredici giorni, si registra di nuovo un movimento al rialzo di 1 centesimo di TotalErg sui prezzi raccomandati di benzina e diesel. Nel dettaglio, in base all’elaborazione di Quotidiano Energia dei dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi carburanti del Mise, il prezzo medio nazionale praticato in modalità self della benzina è pari a 1,520 euro/litro, con i diversi marchi che vanno da 1,512 a 1,542 euro/litro (no-logo 1,498). Il prezzo medio praticato del diesel è pari a 1,366 euro/litro, con le compagnie che passano da 1,365 a 1,382 euro/litro (no-logo a 1,339).

Intanto le quotazioni del petrolio oggi riprendono a salire. La qualità americana Wti del greggio è in rialzo di quasi un punto percentuale a 51,20 dollari al barile. Il Brent europeo sale di mezzo punto a 54 dollari. Gli occhi sono puntati sulla prossima riunione dell’Opec, prevista per il 25 maggio. «La volatilità resta la caratteristica predominante del prezzo del petrolio e, anche se l’Opec dovesse raggiungere un accordo per nuovi tagli alla produzione, ciò potrebbe comunque non essere sufficiente a creare un contesto di maggiore stabilità dei prezzi dell’oro nero» dice Nizam Hamid, Etf Strategist, WisdomTree.

L’Opec ha mantenuto la promessa di tagli sulle proprie produzioni. Guardando i numeri, emerge una riduzione dai 34,1 milioni di barili al giorno di fine novembre 2016 a 31,9 milioni di barili a fine aprile, ossia un calo del 6,6%. Il prezzo del greggio è sceso così dal picco di 54 dollari di fine febbraio ai minimi di 46 dollari toccati di recente.

«I progressi dell’Opec sono però oscurati dalla ripresa incontrollata dello shale oil, sia in termini di produzione sia di numero di impianti di estrazione attivi – dice Hamid -. Negli ultimi dieci mesi, il numero degli impianti in funzione è salito da un minimo di 262 a oltre 600, mentre la produzione è aumentata di quasi 0,35 milioni di barili a giorno. Anche se il movimento non vanifica completamente gli sforzi dell’Opec, questo cambiamento delle dinamiche dell’offerta sui mercati ha indebolito i prezzi».

Per l’esperto, le politiche di tagli dell’Opec potrebbero causare un rialzo del range di negoziazione del petrolio tra 50 dollari a 50-55 dollari al barile. D’altro canto, l’aumento del prezzo del petrolio incoraggia una politica espansionistica da parte dei produttori statunitensi di shale, limitando così la possibilità di eventuali rialzi.

 

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