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La diffida per l’esenzione dal canone tv va a ruba. Adico: “quell’importo serve a finanziare la Rai non può essere considerato una tassa sul possesso della tv”

La diffida per chiedere l’esonero dal pagamento del canone Rai sta andando “a ruba”. Decine di cittadini – soprattutto veneziani, ma non solo – hanno infatti richiesto alla nostra associazione il modulo da inviare in particolare all’Agenzia delle Entrate di Torino che riscuote l’imposta, a fronte di una programmazione “invisibile” da mesi, per lo più dallo switch off di marzo.

La diffida che Adico ha approntato tramite il proprio ufficio legale si muove in due direzioni. In primo luogo, la richiesta di un intervento immediato dei tecnici Rai nelle zone dove i canali della rete pubblica non si vedono più. E, in subordine, l’intimazione all’esenzione dal pagamento del canone, dato che il servizio non viene offerto.

La nostra associazione ha messo in evidenza alcuni elementi che non possono essere ignorati dalla Rai. In primo luogo, non ha senso riferirsi al canone come a una tassa di possesso dell’apparecchio tv, perché di fatto non è così. Quei soldi, infatti, finanziano la programmazione della tv pubblica e non certo dei canali privati. E il canone è definito un “abbonamento” nello stesso decreto che lo regola e che, udite udite, risale al 1938 ed è, per usare un eufemismo, alquanto inattuale. L’abbonamento, va da sé, è un contratto mediante il quale, pagando un determinato prezzo, si ha diritto per un certo tempo a un determinato servizio. E qui il servizio non c’è.

“Credo che, basandosi sul buon senso, chiunque capisca che la Rai non può chiedere il pagamento del canone se i suoi canali non si vedono – commenta Carlo Garofolini, presidente dell’Adico -. C’è chi ci ha criticato dicendo che il canone è appunto una tassa sul possesso dell’apparecchio televisivo ma forse non è chiaro che quella definizione è stata coniata quando le tv avevano due canali ed entrambi della Rai. Credo che sia inevitabile la rabbia di chi si vede periodicamente addebitato sulla bolletta l’importo di un servizio non erogato. E la colpa del disservizio non è imputabile agli utenti che hanno provato di tutto per sistemare la situazione sborsando spesso anche molti soldi. Dipende di sicuro dallo switch off e non possono essere i cittadini a sistemare questa magagna, che neppure i tecnici antennisti privati sono riusciti a risolvere. Deve intervenire la Rai quindi lo Stato. Punto e basta. Invece dai responsabili della tv pubblica, silenzio tombale alla faccia pure degli inserzionisti che pagano un sacco di soldi per una pubblicità che in molti non possono vedere”.

5 risposte

  1. Beh quale commento aggiungere…?
    Che se x cortesia fornite anche al sottoscritto il modulo di diffida del pagamento del canone ve ne sarei grato. Ringraziandovi fin da ora vi auguro buon lavoro.

  2. Non sono residente in Italia, ma sono in possesso di un apparecchio televisivo nella mia casetta situata in Italia ed usata solo per un mese all’anno fino al 2019. Mi hanno fatto pagare quella schifosissima tassa, pur sapendo che non c’era consumo di elettricità, per undici mesi all’anno. Nel canone pagato in Svizzera sono comprese anche le emissioni RAI, quindi ho pagato due volte, per tanti anni, cioè da quando hanno inventato la tassa sul possesso. Alla mia protesta è stata data questa risposta: Pagare tutti per pagare meno !!

    1. Salve signor D’Amico, grazie per la sua testimonianza molto utile per ampliare la discussione su una delle “tasse” più odiate dagli italiani (soprattutto quando la si paga per niente come nel suo caso o come nel caso dei cittadini veneziani che stiamo seguendo).
      Le auguro una buona serata.
      Gianluca Codognato
      uff. stampa Adico

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