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LA GIUNGLA DELLE TRUFFE ON LINE, COSI’ SI PERDE LA FIDUCIA NELLA RETE

Identità rubate, sottoscrizioni ad abbonamenti non graditi, alberghi fantasma. Di truffe online se ne contano tante, troppe. Un ginepraio di bufale da scartare e tranelli da schivare. Con delicata attenzione. Ed è per questa ragione che della Rete gli italiani si fidano sempre di meno, almeno stando a quanto racconta un’indagine promossa dall’agenzia di comunicazione Found!. Una ricerca qualitativa condotta su circa 2500 uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 65 anni. E realizzata con metodologia WOA (web opinion analysis), cioè attraverso il costante monitoraggio di social network, blog, forum e comunità di settore.

Truffe tricolore. Certo, che in Italia il fenomeno dei raggiri sul web sia ampio e variegato non è una novità. Tanto che già nel 2008 un report di Symantec forniva un’informazione significativa: l’italiano è la seconda lingua più parlata nelle email esca utilizzate dai cracker per soffiare i dati personali. Battuto solo dall’inglese. Del resto, per avere un riscontro concreto basta leggere la cronaca. Come la vicenda delle case vacanza inesistenti, pubblicizzate su internet la scorsa estate: 600 le vittime dell’inganno. O la storia del 44enne di Parma che online vendeva prodotti inventati, per poi sparire nel nulla intascando il contante in anticipo. E, ancora, mica possiamo dimenticare i falsi coupon da spendere da Zara fatti circolare su WhatsApp. Solo alcuni esempi, tra i tanti possibili.

I giovani abboccano di più. Una situazione confermata in pieno dai dati di Found! Infatti, il 42 per cento degli intervistati ha dichiarato di ritrovare quotidianamente nella propria casella di posta elettronica delle email sospette, che rimandano a dei siti poco affidabili. Il 38 per cento ha ammesso che le riceve ogni settimana, mentre solo l’8% ha affermato di vederne poche al mese. Le fasce orarie sono le più varie: mattina, pomeriggio, sera, notte. Sempre. Un bombardamento costante. Le truffe più comuni? Vincite di premi sensazionali (denunciate dal 45% delle persone sentite) che vengono segnalate con email o sms, falsa beneficenza (36%) e offerte di prove gratuite (31%), fatte attraverso pubblicità poco affidabili. A cascarci di più sono i giovanissimi: in pole position i ragazzi dai 18 ai 23 anni (21%). “Essere cresciuti con il cellulare in mano e conoscere perfettamente il mondo del web non vuol dire diminuire i rischi”, si legge nel report della società, “anzi: la continua esposizione al digitale aumenta la possibilità di truffe e inganni”.

Tecno delusi. Ma ancora più interessante dei dati summenzionati, è appunto la prima conseguenza di questa situazione: la crescente sfiducia nel medium. Un italiano su due (46%) sembra stabilire con il web un rapporto controverso: è insicuro dei contenuti che trova online e ha paura di finire vittima di un inganno.

Fonte: La Repubblica

 

Una risposta

  1. Se in più aggiungiamo che anche i provider sono complici allora il cerchio si chiude!
    Un esempio: Libero.it da quando ha cambiato (e…complicato la grafica)l’interfaccia della posta per ogni mail ricevuta manda una mail di spam! Immaginatevi il caos visto che se altre email arrivano per spam il numero delle mail nella casella cresce in modo esponenziale!
    Tutto questo perché sperano che l’utente si fermi di più sulla casella e quindi (in teoria) legga molte più pubblicità e perché se aprite le email siete tracciati e il provider può fare vedere agli investitori quanti contatti riesce a fare!
    E’ vero che danno un servizio gratuito e in un qualche modo si devono finanziare ma ormai abbiamo superato i limiti della decenza! Anche lì i garanti dei nostri vari diritti dovrebbero intervenire fissando un tetto. Non è più solo spam normale ma spam indotto dai provider!!!
    Ciao!
    Carlo

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