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LA MODULISTICA CONSEGNATA DAL CUP E’ SBAGLIATA, IMPIEGATO MESTRINO COSTRETTO A RINVIARE LA TAC AL COLON. “ERA LA PROFILASSI PER I RENI, HO BEVUTO TANTA ACQUA INVECE DOVEVO FARE TRE GIORNI DI PURGHE”. GAROFOLINI: “SE CI SONO I PRESUPPOSTI CHIEDEREMO UN RISARCIMENTO”

Ha bevuto un litro e mezzo d’acqua e ha ingerito quattro bustine di N-Acetilcisteina. Insomma, ha seguito per filo e per segno quanto indicato nella modulistica che gli è stata consegnata dal centro di prenotazione dall’Ulss 12 in via don Tosatto. Peccato, però, che quelle indicazioni riguardino un esame ai reni e non la tac al colon che aveva richiesto. Peccato dunque che Domenico Luongo, 62enne impiegato mestrino che lavora a Padova, abbia svolto una preparazione completamente diversa da quella necessaria per la tac al colon, che richiede tre giorni di purghe, pastiglie e medicinali vari, uno dei quali da ritirare direttamente in ospedale. E’ una disavventura dai risvolti tragicomici quella vissuta da Luongo, ma per il diretto interessato è stata soprattutto una vicenda colma di disagi, di costi e di rabbia. Fortunatamente, dopo aver ampiamente protestato con la direzione dell’Ulss 12 che s’è scusata per l’errore, l’uomo è riuscito a fare l’esame richiesto, ma non prima di aver domandato altri giorni di ferie a lavoro.

“Quando il giorno dell’esame, lo scorso 5 ottobre, i medici di villa Salus, dove avevo fissato la Tac, mi  hanno chiesto se avevo fatto i tre giorni di purga e se avevo preso il medicinale apposito – spiega l’impiegato –  sono caduto dalle nuvole. Io avevo seguito tutt’ altre indicazioni, quelle contenute nella modulistica consegnata dal centro di prenotazione dell’Ulss 12 in via don Tosatto il sabato in cui sono andato a prenotare la tac al colon. Ho bevuto molta acqua e preso alcune bustine del farmaco indicato nei fogli ricevuti dal cup. Dall’agitazione per quel rinvio mi sono sentito male”. Ma cosa è successo al cup? “Secondo il racconto del nostro socio che è stato convocato dalla direzione per evidenziare il disguido – spiega Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – il problema è dell’Asl che adotta tale metodo per questo tipo di esame. Noi allo stato attuale non sappiamo se il problema sia dovuto a una cattiva organizzazione o a un errore da parte dell’operatrice del Cup. Con il nostro ufficio legale cercheremo di individuare le possibili responsabilità e valuteremo dunque se e come agire per la richiesta di un risarcimento. Nel frattempo lanciamo l’appello ai cittadini perché ci segnalino se abbiamo vissuto una disavventura simile”.

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