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LE POSTE NON LE CONCEDONO IL LEGITTIMO DISINVESTIMENTO DELLE QUOTE ACQUISTATE NEL 2003, PENSIONATA VENEZIANA PERDE 15 MILA EURO E ALLA MEDIAZIONE L’AZIENDA NON SI PRESENTA. GAROFOLINI: “COMPORTAMENTO VERGOGNOSO”

15 mila euro volatilizzati nel nulla per un investimento vivamente caldeggiato da un funzionario delle Poste di Castel di Sangro (L’Aquila) e alla fine risultato del tutto fallimentare. Si materializza così il dramma di Anna Tarantino, 80enne pensionata del Lido di Venezia e, fino a che era in vita (2011), del marito Arturo Ursitti, originario dell’Abruzzo che al tempo della sottoscrizione delle quote, il 2003, aveva 80 anni.

La battaglia della signora Tarantino – che si è affidata all’ufficio legale dell’Adico per chiedere alle Poste la restituzione dei 15 mila euro persi per la mancata concessione del pur legittimo disinvestimento invocato nel 2005 – poteva concludersi lo scorso 29 ottobre, quando era stata programmata la mediazione alla Camera Arbitrale di Venezia. Le Poste, però, incredibilmente non si sono presentate, lasciando ancora una volta insoddisfatta la richiesta della pensionata.

La vicenda, come detto, comincia nel luglio 2003 quando Arturo Ursutti e la moglie, che passano sei mesi in Abruzzo e sei mesi a Venezia, vengono convinti da un funzionario delle Poste di Castel di Sangro ad acquistare 10 quote da 2.500 euro l’una del fondo di investimento Real Security. Il funzionario assicura che il capitale resterà integro, e al secondo anno garantirà un rendimento dell’8,5%. Inoltre viene confermata la possibilità di disinvenstimento dal secondo anno in poi in qualsiasi momento. Nel 2005, con due lettere inviate in fasi successive, i due coniugi chiedono appunto di riprendersi i soldi perché l’investimento non ha le caratteristiche rappresentate. Le Poste di Castel di Sangro girano l’istanza a Roma ma poi non arriva alcuna risposta. Il tempo passa, i coniugi non ricevono più risposte in merito, mentre nel 2011 i titoli vengono trasferiti alla Carive. E solo lo scorso anno la pensionata, che nel frattempo ha perso il marito, ottiene una parte dei soldi, circa 10 mila euro. “Sono disperata – dice l’80enne veneziana – Non capisco come ci si possa comportare in questo modo”.

Adico ha evidenziato più volte che “le Poste non hanno dato informazioni sulla propensione al rischio dei clienti e sulla loro preparazione in materia di investimento finanziario, sia perché ha taciuto le caratteristiche dell’investimento”. La cosa più grave, però, come sottolinea Carlo Garofolini, presidente dell’Adico, “è che le Poste stesse ci hanno risposto che dal 2005 i due coniugi potevano disinvenstire. Eppure alle loro continue richieste, testimoniate anche da due lettere scritte a distanza di pochi mesi l’una dall’altra, non c’è stata risposta. Ora le Poste non aderiscono neppure alla mediazione, con un comportamento che riteniamo vergognoso. Davvero peccato perché con Poste Italiane abbiamo instaurato un ottimo rapporto di collaborazione per quanto riguarda i casi delle clonazioni di Postepay, casi che si sono risolti tutti positivamente”.

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