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«L’embargo russo mette a rischio 7500 posti di lavoro»: allarme di Confindustria Veneto. unico mercato in crescita. Oltre che all’agroalimentare stop anche su legno e moda

VENEZIA. 15,57 euro a tonnellata e 0,40 euro a tonnellata al giorno per coprire parzialmente i costi dell’ammasso e dello stoccaggio dei prodotti caseari italiani bloccati dalla crisi Russo-Ucraina. Sono queste le cifre relative al nuovo regolamento Ue in materia di aiuti alle aziende dell’agroalimentare colpite dall’embargo con la Russia. È quanto ha annunciato il ministro Maurizio Martina a margine della riunione straordinaria dei Ministri dell’agricoltura e della pesca della Ue a Bruxelles.

Il governatore Zaia, ha lamentato che l’Europa è stata troppo precipitosa a seguire gli Usa sulla crisi orientale, non valutando le ripercussioni commerciali. Sulla stessa linea gli imprenditori veneti che non nascondono le preoccupazioni: «Una guerra commerciale con la Russia rischia di mettere in ginocchio le nostre speranze di uscire dalla crisi – dichiara il vicepresidente di Confindustria Veneto Luciano Miotto – La Russia per molti di noi, quelli che ancora riescono a fare fronte alla crisi lunghissima del mercato italiano, rappresenta un’opportunità di business insostituibile e un mercato in crescita costante». Mentre infatti i mercati occidentali erano appesantiti da una profonda crisi dei consumi, le esportazioni venete in Russia crescevano tra il 2011 ed il 2013 di oltre il 20% raggiungendo gli 1,8 miliardi di euro a fronte di importazioni che non superavano i 555 milioni di euro. «Sebbene per ora l’embargo non abbia colpito così duramente l’industria come il settore agroalimentare, il rischio presente in una eventuale escalation è altissimo – continua Miotto. – La perdita di questo mercato potrebbe rappresentare una catastrofe sia per le aziende che per il mercato del lavoro dove andrebbero persi da subito oltre 7500 posti di lavoro».

Ma sono anche i tempi della crisi a mettere in agitazione gli imprenditori veneti, consapevoli che le esigenze dei propri clienti posso essere soddisfatte anche dai competitor che non subiscono limitazioni legate alle politiche estere dei loro paesi di provenienza: «Abbiamo faticato per anni per entrare in un mercato florido ma complesso come quello della Russia – spiega il vicepresidente di Confindustria Veneto – e se le sanzioni dovessero perdurare al lungo, il rischio è quello di perdere canali commerciali che poi non saremo più in grado di recuperare».

Ad aumentare le preoccupazioni degli industriali sono le disposizioni relative al blocco, per ora solo parziale, dell’importazione di prodotti tessili dalla Ue, messe in atto dal presidente russo Medvedev. «Ad oggi le disposizioni del presidente russo non incidono particolarmente sul fatturato estero dei nostri associati – dichiara Michele Bocchese, presidente di Confindustria Veneto Sistema Moda – e tuttavia siamo tutti alla finestra con le dita incrociate sperando che le cose non vadano peggio di quanto non siano già».

Alla crisi dell’Est Europa si aggiunge però quella dei paesi arabi del Nord Africa e del Medio Oriente. Mercati che per il Veneto rappresentano circa 3,6 miliardi di euro di export nel 2013, in crescita anche in questo caso di circa il 20% in due anni. «Ci sono paesi dove si lavora ancora benissimo – spiega il vicepresidente di Confindustria Veneto – come il Marocco e l’Algeria ma la Libia oramai è stata abbandonata a se stessa e l’Egitto da segnali di grande preoccupazione. Per cresce abbiamo bisogno di equilibro e di una politica estera attenta alle esigenze del suo tessuto produttivo».

(fonte: di Riccardo Sandre La Nuova Venezia.it)

Una risposta

  1. Quando si farà capire ai nostri quisling che gli USA utilizzano l’Europa come carne da cannone nella loro insensata guerra di bassa intensità contro la Russia, probabilmente tutto l’occidente sarà completamente a catafascio.
    La Russia è parte dell’Europa e unico ponte credibile per gli scambi con l’Asia; possibile che nessuno riesca a capire che gli USA hanno intrapreso 70 anni fa una guerra per assicurarsi quel mercato e ora stanno procedendo a isolare e di fatto a eliminare l’Europa che è un loro competitor.
    Purtroppo l’Europa è una colonia USA senza spina dorsale e un minimo di dignità subito prona ai desiderata di Washington.
    Negli ultimi decenni si è conformata alle lugubri politiche di rapina neocon che stanno accelerando l’implosione dell’intero occidente … peggio di così …

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