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L’ISTAT RIALZA LE STIME SULL’INFLAZIONE: A GENNAIO +0,3%

Carburanti e carrello della spesa spingono l’inflazione. L’Istat ha infatti rivisto al rialzo i dati provvisori diffusi a inizio del mese reLativi all’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic). Il dato, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente e dell’1,0% nei confronti di gennaio 2016. Il dato più alto mai registrato da tre anni e mezzo a questa parte. Quello provvisorio indicava un incremento dello 0,2% sul mese e dello 0,9% sull’anno.

A contribuire al rialzo, rileva l’istituto, la netta accelerazione dei beni energetici non regolamentati (+9,0%, da +2,4% del mese precedente) – prevalentemente benzina e gasolio – e degli alimentari non lavorati (+5,3%, era +1,8% a dicembre), cui si aggiunge il ridimensionamento della flessione dei prezzi degli energetici regolamentati (-2,8%, da -5,8%), cioé energia elettrica, e gas naturale. Molto forte in particolare il rincaro per verdura e frutta – su cui pesa anche l’effetto maltempo –  che segnano rispettivamente una crescita  del 14,6% e della frutta fresca +0,9%. Aumenti ancora più marcati se si guarda al dato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: +20,4% + 7,3%.

Al netto di queste componenti (bene energetici e alimentari freschi), l’inflazione di fondo rallenta, seppur di poco, portandosi a +0,5%, da +0,6% del mese precedente; al netto dei soli beni energetici, invece, si porta a +0,8% (da +0,7% di dicembre). Su base annua la crescita dei prezzi dei beni accelera in misura significativa (+1,2%, da +0,1% di dicembre) mentre quella dei servizi rallenta (+0,7%, da +0,9% del mese precedente). Di conseguenza, rispetto a dicembre, il differenziale inflazionistico tra servizi e beni torna negativo dopo 46 mesi portandosi a meno 0,5 punti percentuali.

LA CLASSIFICA CITTA’ PER CITTA
L’inflazione acquisita per il 2017 risulta pari a +0,7%. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dell’1,1% su base mensile e  dell’1,9% su base annua (era +0,6% a dicembre). I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto aumentano dello 0,9% in termini congiunturali e registrano una crescita su base annua del 2,2%, dall’1,0% del mese precedente. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce dell’1,7% su base congiunturale e aumenta dell’1,0% in termini tendenziali (la stima preliminare era +0,7%), da +0,5% di dicembre. La flessione congiunturale è in larga parte da ascrivere ai saldi invernali dell’abbigliamento e calzature, di cui l’indice NIC non tiene conto. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e dello 0,9% nei confronti di gennaio 2016.
I prezzi sono comunque in aumento in tutta Europa. A gennaio – secondo quanto indicato da Eurostat –  l’inflazione è salita a 1,8% su base annuale, rispetto all’1,1% di dicembre. Per l’insieme della Ue-28 il tasso di gennaio è stato dell’1,7% contro l’1,2% del mese precedente. Guardando ai singoli paesi, l’inflazione maggiore è in Belgio (3,1%), davanti a Lettonia e Spagna (2,9%), con la Germania a 1,9% e Francia a 1,6%. La più basso in Irlanda (0,2%). In Italia il tasso (1,0%) è raddoppiato rispetto a dicembre (0,5%) ma resta il nono più debole in Ue.

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