MARTELLAGO (VENEZIA). Per un anno, dal 2014 al 2015, ha percepito l’assegno dall’Inps essendo invalida al 100% a causa di una recidiva. Poco meno di 500 euro mensili fondamentali per affrontare il grande momento di difficoltà. Qualche giorno fa, però, L. C., 54enne di Gardigiano e cuoca part time, ha ricevuto una lettera dall’Inps con la quale l’Ente previdenziale, a distanza di tre anni, le chiede la restituzione dei soldi percepiti, circa 5 mila euro, perché non dovuti. Come spiegato nella missiva, infatti, la 54 enne aveva un limite di reddito più alto rispetto a quello previsto per il contributo: 21 mila euro lordi invece di 16 mila. Ma dove nasce il problema? Semplice: negli uffici dell’Acli di via Friuli a Martellago da dove è partita la richiesta dell’assegno di invalidità. Qui l’operatore non ha tenuto conto del limite di reddito e ha inviato la domanda all’Inps. L’Ente, comunque, ha accolto la richiesta concedendo l’assegno a L. C. la quale lo ha percepito a partire da maggio 2014. A maggio 2015 la donna ha fatto la revisione dell’invalidità e da quel momento non avrebbe dovuto percepire più nulla. Invece, come spiega Carlo Garofolini, presidente dell’Adico, “la nostra socia ha ricevuto l’assegno fino a settembre anche se lei stessa, dopo la revisione, aveva avvertito l’Ente previdenziale che non ne aveva più diritto. Al di là di tutto, ora le chiedono indietro 5 mila euro. E pensare che L.C. si era rivolta all’Acli solo per richiedere la 104, ed è stato l’operatore del Caf a suggerirle di chiedere anche l’assegno di invalidità, senza tenere conto dei limiti di reddito. Una vera e propria beffa”. Ora L. C., che si è appoggiata all’Adico, conta in un intervento riparatore da parte dell’Acli di Martellago. “L’operatore dal Caf – continua Garofolini – ha negato le proprie responsabilità, che però sono palesi, passando la palla all’Inps. In effetti anche l’Ente a nostro giudizio avrebbe dovuto controllare prima se esistevano i requisiti per concedere l’assegno. Siamo convinti che il patronato farà la sua parte ma se ciò non accadesse invitiamo l’Inps, vista la particolare situazione, a concedere alla nostra socia una rateizzazione di 60 mesi, che già pesano comunque molto su una persona che lavora part time”.