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IL MAXI RICORSO DEGLI ASSISTENTI GIUDIZIARI: “NOI, VINCITORI DEL CONCORSO MA BEFFATI DAL MINISTERO”

La quasi totale paralisi degli uffici del Giudice di Pace di Venezia denunciata più volte dall’ Adico riguarda la mancanza di cancellieri. Ciò fa sì che centinaia di sentenze e di decreti ingiuntivi già emanati siano bloccati in attesa della “vidimazione” da parte del cancelliere stesso. In tale ambito, pubblichiamo l’articolo de La Stampa relativo al maxi-ricorso degli assistenti giudiziari, alcuni dei quali si sono rivolti alla nostra associazione per richiedere assistenza. 

Si sentono vittime di una beffa. Un’ingiustizia, verrebbe da dire, se non ci fosse di mezzo il ministero guidato da Andrea Orlando. Oggi il Tar del Lazio inizia a esaminare il ricorso di circa 350 persone che hanno partecipato all’ultimo concorso per assistenti giudiziari. Bandito a novembre 2016 dal ministero della Giustizia, inizialmente prevedeva 800 posti, poi estesi a 1400 ad aprile 2017. Dopo le prove scritte e orali, a novembre viene approvata la graduatoria definitiva con i vincitori e oltre 4 mila idonei. Al 21 dicembre 2017 i primi 800 scelgono la sede di lavoro. Come spesso accade, quelle del Centro e del Sud sono le più ambite e si esauriscono subito. Gli ultimi tra i vincitori e i primi 600 idonei devono accontentarsi di quelle avanzate, principalmente a Nord. Tra gennaio e febbraio entrano in servizio.

Dopo poche settimane arriva un annuncio che spiazza molti. Il ministero comunica lo scorrimento della graduatoria: saranno assunte altre mille persone, che potranno scegliere altrettante sedi ex novo, molte al Centro-Sud. In sostanza chi ha ottenuto un punteggio inferiore ha potuto scegliere tra più città rispetto ai colleghi che si erano piazzati meglio in graduatoria. «Un paradosso – chi arriva dopo meglio alloggia – che ha fatto infuriare centinaia di persone», sostengono i ricorrenti.

LA BEFFA DEI VINCITORI  

«È saltato ogni criterio meritocratico», si sfoga Stefano Lopes, palermitano, ora al tribunale di Torino. «Mi sono dovuto trasferire a 1200 chilometri da casa. Fa rabbia vedere tutte quelle sedi vicino casa coperte da chi è arrivato centinaia di posti dietro di te». Sceglie l’ironia Michele Dabbicco, 30 anni di Bari, anche lui in servizio in Piemonte: «A saperlo, avrei commesso qualche errore in più nella prova scritta. O non mi sarei svegliato all’alba per arrivare preparato all’orale, dovendo conciliare lo studio con il lavoro full time».

«UN ERRORE SENZA PRECEDENTI»  

La scelta delle sedi, ragiona chi ha fatto il ricorso, andava fatta mettendo a disposizione dei vincitori l’elenco nella sua totalità (2400) e non solo le prime 1400. «I mille posti supplementari erano già finanziati dalla legge di Stabilità del dicembre 2017, quindi si sapeva che altre sedi erano disponibili», dicono il professor Vincenzo Cerulli Irelli e Emilia Pulcini, che seguono 160 ricorrenti. «È stato commesso un evidente difetto di istruttoria. Si tratta di una situazione che, per quanto mi risulta, non ha precedenti», aggiunge l’avvocato Santi Delia, amministrativista siciliano che segue il ricorso di un altro centinaio di persone. Altri 70 si sono invece affidati al sindacato Confintesa.

LA REPLICA DEL MINISTERO  

Il ministero ha sempre sostenuto l’urgenza di far entrare in servizio la prima tranche di assistenti. «Il concorso era atteso da 1998 e iniziare a lavorare a febbraio o aprile poco cambiava. Di certo in questi pochi mesi io e i miei colleghi non abbiamo rialzato le sorti degli uffici giudiziari», ribatte un 30 enne di Ragusa che chiede di restare anonimo.

L’ESAME DEL TAR  

Ciò che viene contestato è la tempistica. «Se i nostri colleghi fossero entrati in servizio un anno dopo non avremmo avuto nulla da obiettare», dice una 40enne siciliana, arrivata tra gli ultimi degli 800 vincitori e «obbligata» a scegliere Torino. «Ho due figli piccoli e mio marito non si può trasferire. Qui devo pagare un affitto e ogni settimana torno in Sicilia: spendo più di quello che guadagno». «Con il ricorso non intendiamo bloccare le assunzioni o congelare lo scorrimento delle mille unità, ma sottolineare l’irragionevolezza di ciò che è accaduto – conclude Emilia Pulcini – Chiediamo di consentire ai primi 1400 di effettuare la scelta sulla base della totalità delle sedi di servizio». Il 20 giugno ci sarà la prima udienza al Tar del Lazio. Chi storce il naso di fronte al maxi ricorso è il Comitato idonei assistenti giudiziari, che rappresenta gli idonei del concorso che non sono ancora stati assunti. «Crediamo che la battaglia debba essere un’altra. La situazione in cui oggi versano gli uffici giudiziari è gravissima a causa delle enormi carenze di personale e chiediamo lo scorrimento totale, in tempi rapidi, della graduatoria che permetta l’assunzione dei rimanenti 2060 idonei».

Fonte articolo: La Stampa

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