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LA PLASTICA E’ IL NEMICO NUMERO UNO DEI MARI ITALIANI

La plastica è il nemico numero uno dei mari e delle spiagge italiane ma attenzione, le abitudini scorrette non riguardano solo chi va per mare e chi vive lungo la costa, ma sono soprattutto le popolazioni lontane dal mare che inquinano attraverso i fiumi. Anche quelli piccoli. E’ questo che emerge da una ricerca del Ministero per l’Ambiente illustrata alla nona edizione di Slow Fish, la rassegna inaugurata oggi al Porto Antico di Genova dal sottosegretario all’Ambiente Salvatore Micillo con il governatore Giovanni Toti, il sindaco Marco Bucci e il presidente di Slow Food Carlo Petrini. Nel cuore marinaro di Genova fino a domenica ci sono le degustazioni di pesce, gli chef che invitano a cucinare pesci diversi dal solito branzino, i pescatori da tutto il mondo e gli scienziati che discutono sui problemi e le ricchezze del sistema mare.

“Diversamente da quanto atteso, l’80% dei rifiuti censiti sulle spiagge arriva dai fiumi. Un dato che dovrebbe farci riflettere sul fatto che la cura dei mari comincia dai nostri comportamenti a terra” ha evidenziato il biologo Silvio Greco che guida il comitato scientifico di Slow Fish. Se ci sono 179.023 particelle di microplastiche disperse in media ogni chilometro quadrato, come hanno rilevato gli studi Ispra e di 15 Arpa costiere italiane, la colpa è in primo luogo dei fiumi. “Si tratta di un vero e proprio punto zero nello studio sullo stato di salute dei nostri mari – ha detto la referente per l’ Ambiente marino del Ministero Irene Di Girolamo -. I dati riguardano il periodo 2015-2017 e, al termine del secondo ciclo di analisi, nel 2021, potremo fare un confronto e capire se le prime misure in atto hanno dato frutti e se la strada è quella giusta”.

Tra le aree monitorate 64 spiagge, 289 stazioni di profondità, la superficie marina e 150 esemplari di tartarughe spiaggiate (il 68% aveva ingerito plastica). “Emerge un quadro significativo: con una media di 777 rifiuti ogni 100 metri di costa la plastica è il materiale più abbondante con una percentuale dell’80% – dice Silvio Greco -. Il tempo delle chiacchiere è finito, non possiamo più produrre 430 milioni di tonnellate di plastica all’anno”. Tra i 10 e gli 800 metri di profondità la media degli oggetti per chilometro quadrato passa da 66 a 99: anche qui la plastica è il materiale predominante con il 77%, rappresentata da buste, involucri per alimenti e attrezzi da pesca.

Fonte: repubblica.it

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