È lunghissimo l’elenco di misure inserite nella Manovra, che dopo avere ricevuto il via libera del Senato ha avuto anche il semaforo verde della Camera sullo stesso testo. Un testo completamente stravolto rispetto a quello discusso e approvato in prima lettura a Montecitoriolo scorso 8 dicembre, e che si compone – ad eccezione delle parti relative al bilancio di previsione – di un solo articolo e ben 1143 commi. Grandi assenti quota 100 e Reddito di cittadinanza, che dovrebbero arrivare a inizio 2019 con un provvedimento ad hoc, ma per cui la Legge di Bilancio ha già accantonato le risorse necessarie. Ecco alcuni dei provvedimenti più importanti approvato nel testo.

Stop aumenti Iva, ma rischio stangata dal 2020

La stop agli aumenti Iva ereditati dai precedenti governi è in assoluto la misura più dispendiosa dell’intera Manovra. L’esecutivo ha dovuto impiegare quasi 12,5 miliardi per impedire che le aliquote salissero già dal prossimo anno. La trattativa con Bruxelles e la necessità di reperire risorse per il futuro ha però appesantito ulteriormente l’onere per il prossimo anno: nel 2020, soltanto per impedire i nuovi aumenti, il governo dovrà trovare oltre 23 miliardi di euro.

Fisco più leggero per le partite Iva

Impropriamente definita “flat tax”, la misura introdotta dal governo a sostegno delle partite Iva estende la platea dei beneficiari del regime agevolato rispetto a quanto previsto da una norma già in vigore. Salvo alcune eccezioni, potranno infatti accedere al trattamento fiscale di vantaggio, che prevede di pagare soltanto il 15% di tasse, le partite Iva con ricavi fino a 65 mila euro. Prima, il limite era fissato in un intervallo tra 25 mila e 50 mila a seconda del tipo di attività.

Nuova web tax contro i colossi digitali

Arriva la nuova “imposta sui servizi digitali”, che prevede una nuova tassa del 3% sui ricavi delle aziende “che prestano servizi digitali e che hanno un ammontare  complessivo di ricavi pari o  superiore a 750  milioni di euro, di cui almeno 5,5 milioni realizzati nel territorio italiano”. Una misura cucita addosso soprattutto ai cosiddetti Over the Top, giganti del web come Google o Facebook, che grazie alle loro complesse strutture societarie riescono a fare figurare gran parte dei loro ricavi e dei loro profitti in società domiciliate in Paesi con fiscalità molto vantaggiose, riducendo al minimo i versamenti nel nostro Paese. Dalla misura, il governo spera di incassare almeno 150 milioni il prossimo anno e oltre 600 negli anni successivi.

Pensioni/1, tagli sopra i 100 mila euro. Ma flop gettito per lo Stato

Arriva il taglio alle cosiddette pensioni d’oro. Il contributo sarà del 15% per i redditi tra 100.000 e 130.000 euro e andrà a salire fino ad arrivare al 40% per quelli superiori a 500.000 euro con un prelievo del 25% per i redditi tra 130.001 e 200.000 euro, del 30% per i redditi tra 200.001 e 350.000 euro e del 35% per i redditi tra 350.001 e 500.000 euro. Contrariamente a quanto ribadito tante volte da Di Maio, il governo con questo intervento arriva ben lontano dal miliardo di euro che sperava di incassare. Secondo i dati della relazione tecnica il gettito finale sarà, al netto degli effetti fiscali visto che pensioni più basse significa anche meno tasse per lo Stato, appena 76 milioni di euro nel 2019, e riguarderà appena 24 mila assegni.

Pensioni /2, ridotti gli aumenti per oltre 4 milioni di pensionati

Di ben altro impatto invece l’intervento che taglia le rivalutazioni degli assegni poco sopra i 1500 euro lordi circa a partire dal 1 gennaio. In questo caso non si tratta di tagli ma di minori aumenti che erano previsti dovessero partire dal prossimo anno. In altre parole si percepirà di più, ma l’incremento sarà inferiore a quanto atteso. La sforbiciata, secondo i calcoli dello Spi Cgil, dovrebbe andare dai 70 euro lordi annui per una pensione di 2537 euro mensili (sempre lordi) ad un massimo di 483 euro annui per assegni di 8119 euro. Considerando le cifre nette, per una pensione mensile di circa 2500 euro, il mancato aumento è di circa 14 euro al mese. Da questo intervento lo Stato incasserà, al netto degli effetti fiscali, 253 milioni nel 2019, 745 milioni nel 2020 e  1228 nel 2021. Secondo i dati 2016 del casellario dell’Inps, sopra i 1505 euro lordi, nella fascia cioè interessata dall’intervento, ci sono oltre 4 milioni di pensioni.

Sconti per le auto meno inquinanti, nuova tassa per i Suv

Entrata in Manovra già in commissione alla Camera e poi corretta al Senato, arriva la norma che introduce sconti fino a 6000 euro per chi acquisterà veicoli elettrici o ibride e rottamerà un veicolo tradizionale. Allo stesso tempo si prevede una nuova tassa di immatricolazione destinata però solo ai veicoli più inquinanti, dai 1100 ai 2500 euro

Condono fiscale per chi è in difficoltà

Come annunciato in autunno arriva il saldo e stralcio delle cartelle tra il 2000 e il 2017 per chi è “difficoltà economica” con un Isee entro i 20 mila euro. Si prevede l’estinzione dei debiti per omessi versamenti di tasse e contributi pagando il 16% con Isee non superiore a 8.500 euro, il 20% con Isee fino a 12.500 euro e il 35% con Isee fino a 20mila euro. Il debito può essere pagato senza sanzioni e interessi, in un’unica soluzione, entro il 30 novembre del 2019 oppure in 5 rate con importi diversi rispetto alla prima versione.

Raddoppio Ires per enti no profit, ma il governo si prepara alla retromarcia

È stato l’ultimo casus belli della Manovra. La norma approvata al Senato prevede la cancellazione dell’agevolazione dell’Ires al 12%, anziché al 24%, per gli enti no profit. Fino all’ultimo anche la vice ministra dell’economia Laura Castelli ha difeso la norma, ma il vice premier Luigi Di Maio ha invece promesso che la norma verrà corretta al primo provvedimento utile.

Spiagge, concessioni rinnovate per 15 anni alle stesse condizioni

Novità anche per gli stabilimenti balneari. La Manovra proroga per 15 anni tutte tutte le concessioni in essere, che in molti casi negli anni passati erano già state prorogate al 31 dicembre del 2020, termine entro il quale sarebbero dovuti essere sottoscritti nuovi accordi, migliorativi per le casse pubbliche. Dalle attuali concessioni lo Stato incassa ogni anno appena 103 milioni di euro

Famiglia, mamme al lavoro fino al nono mese

Nutrito anche il pacchetto di misure destinate alle famiglie. Cambiano le regole per l’accesso alla maternità: le nuove norme danno la facoltà, su richiesta delle lavoratrici, di restare al lavoro fino al nono mese, usufruendo per intero del periodo di stop dal lavoro dopo il parto. Sale poi da 4 a 5 il numero di giorni di congedo obbligatorio per i padri. Incrementata infine da 1000 a 1500 euro la dote per il bonus asilo nido.