PADOVA. La sua unica colpa? Quella di avere in casa un libretto degli assegni un po’ datato e sprovvisto della dicitura “non trasferibile”. E’ così che il padovano P.V., 42 anni, è caduto nella rete dell’antiriciclaggio, ennesima vittima di una norma grottesca che sta creando veri e propri drammi familiari in tutta Italia e che il Parlamento sta cercando di modificare, per ora senza successo. P.V., infatti, ha utilizzato l’assegno per pagare il proprio notaio in relazione all’atto di acquisto di un immobile. 1.600 euro emessi in modo del tutto regolare, fatturati e tracciabili. Ma, purtroppo, pagati tramite un assegno strappato da un vecchio blocchetto e quindi privo della clausola di non trasferibilità. Il 42enne padovano, dunque, ha ricevuto dagli uffici dell’antiriciclaggio di Venezia la cosiddetta oblazione, in pratica l’intimazione al pagamento di 6 mila euro per evitare una sanzione amministrativa pecuniaria che può arrivare fino ai 50 mila euro. Quello di P.V. è l’ennesimo caso seguito dall’Adico a dimostrazione che il modus operandi da parte del Ministero dell’ Economia e delle Finanze, denunciato a livello nazionale da centinaia di cittadini e palesemente sproporzionato, non accenna a interrompersi. “Per il caso in questione – commenta Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – abbiamo chiesto agli uffici dell’antiriciclaggio l’archiviazione. Il pagamento è stato regolarmente fatturato e l’intera transazione è del tutto tracciabile. La ratio della norma è quella di contrastare l’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo. Come si può sospettare che l’operazione condotta dal nostro socio abbia potuto avere tali finalità? Abbiamo sottolineato che la sanzione è esorbitante, ingiusta, eccessivamente gravosa, sproporzionata tanto più considerando che la persona in questione attualmente è senza occupazione. Speriamo che presto anche il parlamento prenda una decisione con effetto retroattivo che renda le sanzioni proporzionate alle colpe che in questo come in tanti altri casi sono pressoché inesistenti”.