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IL PAPA: “STOLTO FAR LAVORARE A LUNGO GLI ANZIANI MENTRE I GIOVANI SONO DISOCCUPATI”

“E’ una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti”. Questa la forte denuncia di Papa Francesco nel discorso ai delegati al Congresso nazionale della Cisl, che ha ricevuto questa mattina in Aula Nervi prima dell’Udienza Generale.  Il monito di Bergoglio è per “un nuovo patto sociale, che riduca le ore di lavoro di chi è nell’ultima stagione lavorativa, per  permettere ai giovani, che ne hanno il diritto-dovere, di lavorare” ricordando che “le pensioni d`oro sono un`offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perchè fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni”. Francesco ha poi sottolineato che “Sindacato è una bella parola che proviene dal greco syn-dike, cioè ‘giustizia insieme’. Non c’è giustizia insieme – ha scandito – se non è insieme agli esclusi. Il buon sindacato rinasce ogni giorno nelle periferie, trasforma le pietre scartate dell’economia in pietre angolari”.  “Il capitalismo del nostro tempo non comprende il valore del sindacato, perché ha dimenticato la natura sociale dell’economia, dell’impresa. Ma forse la nostra società non capisce il sindacato – ha continuato il Papa – perché non lo vede abbastanza lottare nelle periferie esistenziali. Non lo vede lottare tra gli immigrati, i poveri, oppure perchè la corruzione è entrata nel cuore di alcuni sindacalisti”. “Pensiamo al 40% dei giovani da 25 anni in giù, che non hanno lavoro. Qui. In italia. E voi dovete lottare lì. Il sindacato nasce e rinasce tutte le volte che, come i profeti biblici, dà voce a chi non ce l’ha, denuncia il povero ‘venduto per un paio di sandali’.” “Ma  – denuncia il pontefice – col passare del tempo ha finito per somigliare troppo ai partiti politici,  al loro stile. E invece, se manca questa tipica e diversa dimensione, anche l’azione dentro le imprese perde forza ed efficacia.” Il Papa si è soffermato poi sulla condizione della donna: “E questo che dico potrebbe sembrare superato, ma nel mondo del lavoro la donna è ancora di seconda classe. Voi potreste dire: ‘no, ma c’è quell’imprenditrice, quell’altra…’. Sì, ma la donna guadagna di meno, è più facilmente sfruttata… Vi incoraggio a continuare e a fare di piu’. Bergoglio ha ricordato anche l’importanza della dignità umana oltre la dimensione del lavoro: “Dobbiamo pensare anche alla sana cultura dell’ozio, di saper riposare. Questo non è pigrizia, è un bisogno umano. Per questo, insieme con il lavoro deve andare anche l’altra cultura. Perchè la persona non è solo lavoro. Da bambini non si lavora, e non si deve lavorare. Non lavoriamo quando siamo malati, non lavoriamo da vecchi.”  Le parole del papa descrivono poi il dovere dei buoni cristiani:  “Mai persecutori né uomini o donne arroganti, onesti e mai venditori di fumo. Questa fedeltà allo stile di Gesù verrà chiamata dai primi cristiani con un nome bellissimo: ‘martirio’, testimonianza. Ma il martirio non è nemmeno l’ideale supremo della vita cristiana, perché al di sopra di esso vi è la carità”. “Ripugna ai cristiani l’idea che gli attentatori suicidi possano essere chiamati ‘martiri’. No, questi non sono martiri! Non c’è nulla nella loro fine che possa essere avvicinato all’atteggiamento dei figli di Dio”.

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