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Primavera, tornano i pidocchi: a rischio i capelli chiari

Da sempre, la pediculosi è motivo di allarme sociale. Non soltanto per il ribrezzo provato al pensiero che minuscoli parassiti vivano sulla nostra testa succhiando il nostro sangue (gli habitat ideali dei pidocchi sono la nuca e l’area intorno alle orecchie); ma soprattutto per l’elevatissimo grado di contagio di cui sono capaci. E anche per la necessità di lavare ad alte temperature ogni tessuto che sia entrato in contatto – anche minimamente – con il soggetto infestato. Oggi esistono shampoo che eliminano completamente i parassiti, ma resta il problema della prevenzione: nessun rimedio, né casalingo tantomeno cosmetico, si è fino a oggi dimostrato in grado di prevenire il “contagio”. Abbiamo chiesto qualche consiglio in proposito alla professoressa Annalisa Patrizi, direttore della Scuola di specializzazione in Dermatologia e Venereologia presso l’Università di Bologna. Professoressa Patrizi, in quale periodo dell’anno siamo maggiormente soggetti al rischio di contagio? Nei mesi primaverili ed estivi. In linea generale, la pediculosi non è una malattia invernale: è pertanto raro il verificarsi di vere e proprie epidemie in presenza di temperatura fredda. Il contagio – che esplode per lo più con il caldo – può però proseguire con il passare di mesi: perciò si tratta di un’insidia che può rimanere diffusa anche lungo tutto l’arco dell’anno. Inoltre, la probabilità di infestazione aumenta in proporzione al numero di individui frequentati. Per questo spesso il problema si acutizza in autunno, all’apertura delle scuole, allorché si verifica un binomio perfetto per i pidocchi: temperatura ancora calda e ripresa della socializzazione in massa. È vero che i pidocchi si trasmettono perché balzano da una testa all’altra? I pidocchi non balzano letteralmente di capo in capo. Però il manifestarsi di un contatto testa a testa ravvicinato, ripetuto e prolungato prima o poi favorisce il contagio fra un soggetto sano e uno infestato. Una grande responsabilità nella trasmissione hanno gli oggetti di uso comune generalmente scambiati tra più soggetti: pettini, spazzole, copricapi, tanto per citarne alcuni. I bambini sono soggetti molto promiscui: spesso passano il loro tempo in stretto contatto fisico, favorendo così il passaggio fra loro dei parassiti. Anche se non rappresenta la norma, può succedere che si venga contagiati perfino con un solo contatto ravvicinato con persona infestata. Quanto incide sul contagio la poca igiene? Scarsamente. Il contagio è infatti molto più frequente laddove il pidocchio trova congeniali capello e cuoio capelluto. Quindi possiamo affermare che a incidere sull’infestazione è la tipologia del cuoio capelluto e non l’igiene personale. I pidocchi prediligono la razza bionda o castano-chiara e i capelli sottili. La capigliatura grossa e scura viene infatti intaccata meno frequentemente. Esistono dei rimedi, atti a garantire un’efficace prevenzione? Purtroppo no. Nonostante siano tuttora in corso appositi studi, a oggi non è ancora stato trovato un sistema scientifico che impedisca l’infestazione da pediculosi. L’uso di oli specifici, atti a ungere la capigliatura rendendola meno appetibile ai pidocchi, può tuttavia contribuire a ridurre l’attecchimento delle uova (lendini, ndr). Anche l’impiego di determinati shampoo che rendono i capelli più compatti, o il risciacquo con aceto possono migliorare il quadro della pediculosi; ma si tratta pur sempre di consuetudini prive di una base scientifica certa. È efficace passare sul cuoio capelluto il pettine cosiddetto “deovulante” per scongiurare il contagio? Sul pettinino deovulante dobbiamo fare un discorso ben preciso. La metodica di controllare frequentemente il cuoio capelluto con questo attrezzo è ottima per una diagnosi precoce di pediculosi. Ma attenzione, non anche per la sua prevenzione. Certamente, se da un controllo sistematico dei capelli, giorno dopo giorno, non emergono segnali di infestazione, possiamo stare più tranquilli. Ma non possiamo avere la certezza completa di essere sfuggiti al contagio; essendo i pidocchi insetti difficilmente visibili a occhio nudo. Non dimentichiamoci di cospargere il cuoio capelluto con del balsamo, prima dell’ispezione con il pettine deovulante: questo prodotto favorisce infatti il ritrovamento del pidocchio. In sostanza, balsamo e apposito pettinino servono soltanto per scovare i parassiti, facendoli scivolare in basso fino a eliminarli. Ma questa azione combinata non è sufficiente a staccare le lendini dai capelli; per rimuovere le quali appare opportuno applicare prima una sostanza acida che le stacchi dalla capigliatura. Quali sostanze occorrono per eliminare le uova? Le uniche sostanze in grado di staccare le lendini dal cuoio capelluto sono quelle che rompono la sostanza che funge per esse da collante. L’aceto caldo può essere un valido prodotto naturale al riguardo. Come si riconosce in concreto la presenza dei pidocchi sul cuoio capelluto e cosa è necessario fare per debellarla? Dalla mia personale esperienza di Dermatologa, posso affermare che la diagnosi di pediculosi rarissimamente viene fatta vedendo l’insetto a occhio nudo. Ciò che invece si può scorgere abbastanza facilmente sono le lendini, in quanto sembrano squamette di forfora, di circa un millimetro. La distinzione le une dalle altre è semplice: mentre la forfora scivola via molto facilmente, le lendini restano saldamente attaccate ai capelli. È poi opportuno osservarle con una lente di ingrandimento, fino a scorgerne la forma tipica e vedere se sono piene o vuote. I prodotti in commercio che si utilizzano per distruggere pidocchi e lendini sono molto aggressivi. Quante applicazioni sono necessarie per eliminare definitivamente il problema? Al riguardo non si può fornire una risposta univoca. In linea generale, la mono applicazione è di per sé già sufficiente a uccidere il pidocchio. L’insidia più grande è però costituita dalle uova: a mano a mano che le lendini si schiudono, infatti, vi è la fuoriuscita di nuovi insetti. Per questo è bene agire efficacemente fin da subito, utilizzando gli appositi prodotti in commercio. Vengono consigliate due applicazioni a distanza di 7 giorni. Nel frattempo è opportuno continuare lo sfilamento delle uova dal capello, per impedire la progressiva nascita di nuovi insetti. È opportuno che a fare questa azione sia una persona diversa dal diretto interessato, per ovvie ragioni di visibilità del cuoio capelluto. Soltanto grazie a questa azione combinata è infatti possibile eliminare definitivamente il problema».

Emanuela Susmel fonte: ilsalvagente.it

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