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Quali prodotti hanno subito più rincari? La classifica

Il 2022 non è stato di certo un anno d’oro e da incorniciare per l’economia, né nazionale né tantomeno personale. L’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle, infatti, è quello che passerà alla storia per le grandi crisi che si sono intrecciate, tre grandi problemi per il mondo che hanno minacciato e non poco il futuro: Covid, guerra e crisi economica. Se la via d’uscita dalla pandemia sembra tracciata, seppur con qualche ostacolo di mezzo che potrebbe provocare “deviazioni” nel percorso, il grande problema del 2022 è stato lo scoppio della guerra in Ucraina che ha portato con sé l’inevitabile aumento dei prezzi di alcuni beni di prima necessità che, quindi, ha portato all’inevitabile crisi economica.

Un annus horribilis insomma, che tutti vogliamo metterci alle spalle anche se consapevoli che il suo effetto continuerà a farsi sentire negli anni. A quasi un anno dallo scoppio della guerra, e quindi dall’inizio della grande crisi che ha provocato il caro vita, quali sono i prodotti che hanno subito maggior rincari? Andiamo ad analizzarli, differenziando prima di tutto la differenza di spesa rispetto al 2021 e poi l’inflazione subita.

Rincari 2022, quali prodotti sono costati di più

A dare un quadro preciso di come la crisi si è fatta sentire nelle tasche degli italiani è stata l’Unione Nazionale Consumatori, che ha elaborato i dati Istat per calcolare l’inflazione media provvisoria del 2022 e le top ten dei rincari, sia dei prodotti alimentari che di quelli non alimentari. Per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche, in particolare, l’associazione ha stilato anche la classifica dei maggiori rialzi, in termini di aumento del costo della vita.

Guardando ai rincari quindi si è notato che rispetto al 2021 in media una famiglia italiana ha speso 513 euro in più, soldi che sono finiti in tante voci del carrello della spesa. A guidare la classifica, secondo i dati emersi, è la voce pane e cereali, che include pane, pasta, farina e riso, con una spesa aggiuntiva di 100 euro rispetto al 2021, a fronte di un’inflazione media del 10,9%. In particolare sono il pane (fresco e confezionato) e la pasta (fresca, secca e preparati di pasta) a svuotare le tasche degli italiani, con una mazzata, rispettivamente, di 29 e 24 euro.

Al secondo posto di questa amara classifica ci sono poi i vegetali che, con l’inflazione maggiore di questa graduatoria, +11,8%, sono costati mediamente 92 euro in più a famiglia. La medaglia di bronzo va invece alle carni, con una stangata pari a 87 euro (+7,2%). Nel dettaglio è il pollame a segnare all’interno di questa categoria il balzo più alto, +13,4% e un aggravio pari a 31 euro.

Giù dal podio latte, formaggi e uova (+9,5%, pari a 69 euro), poi pesci e prodotti ittici (+7,7%, 40 euro) e frutta (+7,1%, 36 euro). Seguono oli e grassi (+18%, 31 euro), col l’olio diverso da quello di oliva che spicca il volo con +51,6% rispetto al 2021, pari a 13 euro, le acque minerali e le bevande analcoliche (+8,7%, +23 euro). Poi zucchero e confetture e miele (+7,3%, +16 euro).

A chiudere la classifica sono gli “altri prodotti alimentari“, come salse, piatti pronti, alimenti per bimbi, integratori alimentari e Caffè, tè e cacao, tutti con un incremento di spesa pari a 9 euro rispetto al 2021 e un’inflazione, rispettivamente, del 6,5 e del 5,2 per cento.

Inflazione, l’effetto sulla vita di ogni giorno

Parlando invece di inflazione, nella top ten 2022 a vincere è l’olio diverso da quello di oliva, con +51,6% rispetto al 2021. Medaglia d’argento poi per il burro con +28,2%, mentre sul radino più basso del podio si piazza lo zucchero con l’inflazione al +19%.

In quarta posizione la farina (+18,5%), poi il riso (+17,9%), la margarina (+17,8%) e la pasta (+17,3%). Seguono il latte conservato (+16,5%), i vegetali freschi (+14,3%) e il pollame con +13,4%.

Per la classifica dei prodotti non alimentari, al primo posto in assoluto c’è la tanto discussa energia elettrica, con un astronomico +110,4%. Al secondo posto i voli internazionali, che nel 2022 schizzano dell’85,9% rispetto all’anno precedente. Medaglia di brozno per il gas di città con +73,7%. Al quarto posto il gasolio per riscaldamento (+38,4%), seguito da Gpl e metano (+33,3%) e gasolio per mezzi di trasporto (+22,1%).

Fonte: QuiFinanza.it

2 risposte

  1. Vi siete dimenticati della legna. Un bancale costava circa 170 euro adesso costa circa 280 euro. Un aumento ingiustificato. Poi c’è anche il pellet però non conosco i prezzi ma sembra sia raddoppiato.

    1. Salve, verissimo fra l’altro di legna e pellet abbiamo parlato in una intervista de La Nuova Venezia alcuni mesi fa proprio perché coscienti del problema. L’articolo, in realtà, non è nostro ma è tratto da QuiFinanza, come specificato alla fine. In ogni caso,. giusta osservazione.
      Le auguro intanto una buona serata.
      Gianluca Codognato
      uff. stampa Adico

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