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RICALCOLO PENSIONI: DA APRILE TAGLI PER 5,6 MILIONI DI ASSEGNI

Dal prossimo primo aprile scatta il ricalcolo delle pensioni con i nuovi parametri introdotti dalla legge di Bilancio 2019. I nuovi importi, ricalcolati per effetto della perequazione automatica, saranno messi in pagamento dalla prossima mensilità. In particolare, i trattamenti maggiormente interessati saranno quelli complessivamente superiori a tre volte il trattamento minimo.

Ricalcolo pensioni: la circolare Inps sui tagli

Lo ha comunicato l’INPS nella circolare n. 44/2019 illustrando i nuovi criteri utilizzati per effettuare il ricalcolo dei trattamenti pensionistici come previsto dall’ultima manovra di bilancio, in particolar per le pensioni oltre i 1.522 euro al mese.

Le posizioni previdenziali interessate dal ricalcolo sono circa 5,6 milioni: se, per circa 2,6 milioni di esse, la variazione media mensile dell’importo lordo risulta di 28 centesimi, in altri casi si arriva a centinaia di euro.

A seguito del ricalcolo, infatti, l’importo lordo complessivo dei trattamenti pensionistici, dovuto da gennaio 2019, risulta essere inferiore a quello già calcolato in base ai previgenti criteri illustrati dalla Circolare INPS n 122/2018.

Per questo, nei prossimi mesi, saranno comunicate le modalità di recupero delle somme relative al primo trimestre del 2019 (gennaio-marzo), versate in più dall’Istituto per non aver ancora applicato la nuova perequazione.

Perequazione pensioni: il nuovo calcolo

La legge di bilancio 2019, rammenta l’Istituto, ha introdotto un nuovo meccanismo di rivalutazione automatica delle pensioni per il triennio 2019-2021, che ha interessato in particolare i trattamenti pensionistici di importo complessivo lordo superiore a tre volte il trattamento minimo.

L’importo complessivo lordo è la somma di tutte le pensioni di cui un soggetto è titolare, erogate sia dall’INPS che dagli altri Enti presenti nel Casellario centrale, assoggettabili al regime della perequazione cumulata.

L’introduzione del nuovo meccanismo di rivalutazione ha comportato il ricalcolo delle pensioni che, in occasione del consueto rinnovo generalizzato, erano state inizialmente rivalutate secondo i criteri previgenti (cfr. legge n. 388/2000 e Circolare INPS 122/2018).

Preliminarmente, l’Istituto sottolinea che nulla è cambiato relativamente all’indice da utilizzare per la rivalutazione provvisoria, che rimane fissato nella misura pari a + 1,1%, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo. Si confermano, pertanto, i valori riportati al paragrafo 1.2 della circolare n. 122/2018.

Modulo perequativo in vigore per gli anni 2019-2021

I nuovi criteri di ricalcolo, illustrati nella circolare prevedono fasce di importo costruite in base al valore del trattamento minimo (TM) mensile dell’anno 2018, pari a 507,42 euro.

Per i trattamenti fino a tre volte il minimo (€ 1.522,26) la rivalutazione è piena (100%), mentre l’indice di perequazione scende al 97% per i trattamenti oltre 3 e fino a 4 volte il trattamento minimo (oltre € 1.522,26 e fino a € 2.029,68). L’ultima delle sette fasce di perequazione con aliquote decrescenti, invece, prevede un indice fissato al 40% per i trattamenti oltre 9 volte il TM, ovvero oltre € 4.569,28.

In sostanza la forbice stabilisce un incremento percentuale dell’1,1% per le pensioni fino a 1.522,26 euro, mentre quelle oltre le nove volte il TM recupereranno appena lo 0,44%.

Fonte: Studiocataldi.it

6 risposte

  1. Da anni le pensioni e gli stipendi dei lavoratori e’ bloccato e i ns. governanti incompetenti e in alcuni casi pure corrotti vanno sempre a prelevare dai pensionati,mai una volta che si preleva ai politici e ai miliardari evasori, no inventano la flat tax per le partite IV, ovvero parte di coloro che fino ad ieri facevano tanto nero. ” VERGOGNA ITALIANA “

    1. Generalizzare non è mai corretto. Se partita IVA è sinonimo di ‘nero’ ed evasione, allora possiamo generalizzare dicendo che tutti (TUTTI) i pensionati e i lavoratori dipendenti fanno il secondo lavoro in nero (giustificazione: per ‘arrotondare’). Va bene così? E magari (sempre per fare di tutta l’erba un fascio) tutti (TUTTI) i dipendenti pubblici timbrano il cartellino e poi vanno per i fatti loro (spese, attività ricreative, secondo lavoretto rigorosamente in nero, ovviamente). Va sempre bene generalizzare? Ok, basta metterci d’accordo.

  2. E’ una vera vergogna persistere nella decisione di non concedere alcuna perequazione alla pensione di chi ha versato regolarmente i contributi nella sua vita di lavoro. Se la pensione è superiore al 3 volte il minimo è perchè abbiamo versato regolarmente quanto previsto dalla legge. Il nostro potere di acquisto, negli ultimi anni, è sceso di oltre il 10% e lo Stato, grazie all’abilità dei nostri governanti, ci ripaga bloccando – sostanzialmente – la normale perequazione.
    Vergogna!

  3. E’ una vergogna!! Io dopo una vita di lavoro come Geometra in Italia e all’Estero (Libia-Algeria e Nigeria lavoro con grandi sacrifici) e versamenti eseguiti secondo i conteggi previsti dalle Norme vigenti al momento, mi ritrovo con una pensione di 550 euro al mese (Fame nera).- Ho una pensione dalla Cassa Geometri che fin dal primo momento della concessione (anno 2000)non è mai variata ed è sempre rimasta ad € 70,70 al mese, senza la minima vergogna da parte della Cassa di pagare una cifra così ridicola che scredita un Ente come la Cassa, che ai propri dipendenti eroga pensìoni fino a 1000 euro al mese.

  4. i politici come sempre sanno togliere ai pensionati e ai dipendenti pubblici, con 1522 euro al mese non si vive, o meglio si vive rinunciando a molto, specie se si ha una famiglia da mantenere e un mutuo. Per loro sanno pensare solo aumenti vedi l’ultima novità dei DS che vogliono adeguare il loro stipendio ai parlamentari europei…..

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