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RYANAIR CONTRO CARO TASSE SU SCALI, CHIUDE ROTTE E BASI

Dalle minacce ai fatti. Ryanair non ha mai amato le mezze misure e lo ha confermato anche martedì quando, durante una conferenza stampa a Roma, ha annunciato il taglio di 16 rotte dall’Italia. «Dopo un anno da record per il turismo in Europa e un altro anno importante davanti – ha fatto sapere la compagnia – il governo italiano ha deciso di darsi la zappa sui piedi aumentando le tasse sui passeggeri di circa il 40%, per gonfiare il fondo per la cassa integrazione degli ex piloti Alitalia. Quale compagnia aerea più grande in Italia, a Ryanair non è stata lasciata altra scelta se non quella di chiudere due delle sue 15 basi italiane (Alghero e Pescara) e spostare i suoi aeromobili, piloti ed equipaggi verso paesi con costi più bassi per il turismo. Interromperemo anche tutti i nostri voli all’Aeroporto di Crotone e saremo costretti a effettuare ulteriori tagli alle rotte sui nostri aeroporti italiani».
Se non è un colpo di scena poco ci manca. Perchè di maretta nei rapporti tra l’Italia e la compagnia irlandese, se ne discute da un po’. E non tanto per le tasse di imbarco aumentate ((da €6,50 a €9 per ciascun passeggero in partenza dall’Italia dal 1°gennaio di quest’anno) ma per le continue inchieste che hanno come oggetto Ryanair e i fondi pubblici. È il caso della Sardegna dove una procedura di infrazione delle norme europee ha di fatto bloccato il sistema che per anni ha incentivato la compagnia low cost ad arrivare sull’isola. L’Ue ha detto no ad aiuti diretti da parte delle Regioni, considerato doping buono per il dumping. La Sardegna si è adeguata e Ryanair ha reagito lasciando l’aeroporto di Alghero scatenando imprenditori, associazioni del turismo e commercio che pur di trattenere il vettore irlandese sull’isola si sono messi a raccogliere fondi (questa volta privati). Una situazione simile potrebbe a breve verificarsi anche in Puglia dove è in corso un’inchiesta della magistratua e il presidente della Regione Michele Emiliano ha deciso di condurre un approfondimento sulle accuse mosse dai magistrati baresi.
L’oggetto? Sempre i fondi pubblici. Ryanair, da parte sua, risponde come può: annunciata per Alghero la chiusura della base con il taglio di 8 rotte (60%), la perdita di 300 mila passeggeri e 225 posti di lavoro. Ufficializzata per Pescara la chiusura della base, il taglio di 5 rotte (70%) e la perdita di 188 posti di lavoro, comunicata per Crotone la chiusura dell’aeroporto, il taglio di tutte e tre le rotte (100%), la perdita di 250 mila clienti e 188 posti di lavoro. E il match è tutt’altro che chiuso: «Ryanair ha rischiesto con urgenza un incontro con il governo – ha spiegato David O’Brien, Chief Commercial Officer della compagnia – nello sforzo di salvare il turismo, il traffico e i posti di lavoro in Italia». Vedremo come andrà a finire.

fonte: corriere.it

2 risposte

  1. Se tornassero in Irlanda e non venissero più in italia forse ci sarebbe posto per tutti i piloti italiani in cassa integrazione.
    Ma finché l Italia preferisce pagare gli stranieri e lasciare a casa i suoi piloti…. avremo sempre le nostre compagnie aeree in ginocchio.

  2. Mi dispiace Andrea,prima non cerano ed i voli erano riservati a pochi,la compagnia italiana sperperava risorse pubbliche tanto pagavamo noi.questi di che se ne dica hanno fatto viaggiare milioni di persone senza chiedere niente a nessuno,se non di farli lavorare ed incrementare il turismo nel nostro paese.Se tu non vuoi utilizzare quella compagnia nessuno viene a cercarti,e se non lo sai tantissimi piloti ITALIANI lavorano con quella compagnia e se aspettano l’Alitalia o WIND Jet possono morire di fame.

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