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SCUOLA, IL 20% DEGLI STUDENTI HA ASSISTITO A EPISODI DI BULLISMO

Allarme bullismo nella scuola. Lo lancia la Chiesa cattolica in un sondaggio nazionale svolto in tutte le regioni. Dall’inchiesta emerge che circa il 20% di studenti degli istituti primari e secondari – circa 850 mila giovani su una popolazione scolastica primaria e secondaria di circa 4 milioni 280 mila studenti – ha assistito ad episodi di violenza tra ragazzi, di aggressioni anche a docenti e a manifestazioni di razzismo. Percentuale che sale al 26% di “testimoni” di casi discriminazione. Quasi la metà sostiene invece che nelle scuole ci sono forme di spaccio e di uso di droga. Dati a dir poco preoccupanti evidenziati dal Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica di Milano, svolto con il sostegno di Banca Intesa San Paolo e della Fondazione Cariplo e in collaborazione con l’istituto demoscopico PSOS. Il Rapporto – il terzo della serie dopo quelli del 2013 e nel 2014 – è stato realizzato su un campione di 10 mila giovani tra i 18 e i 32 anni, di tutte le regioni italiane e di qualsiasi orientamento sociale, politico e religioso. Temi-chiave del sondaggio, lavoro, felicità, rapporto con le istituzioni, Europa, figure di riferimento e scuola. Gli aspetti più critici sono emersi alla voce scuola, curata dai professori Pierpaolo Triani e Diego Mesa, docenti della Cattolica. I giovani interpellati hanno testimoniato sulla base delle loro esperienze negli anni di studi primari e secondari. E il quadro che ne è emerso è “veramente allarmante” e “non può non interrogare scuola, famiglia e società su un senso di maggiore attenzione e responsabilità sul tema dell’educazione”, commentano i curatori del Rapporto, anche se nelle risposte non mancano aspetti positivi in materia di rapporti umani e di relazioni tra giovani e istituzioni scolastiche.

Prepotenze e illegalità. Il 19,4% degli studenti italiani ha assistito ad atti di bullismo a scuola. Accanto all’attenzione, spiegano i curatori, si può trovare il disinteresse, al rispetto la prepotenza, al dialogo la chiusura alle ragioni dell’altro, all’osservanza delle regole il tentativo di eluderle, alla collaborazione l’imposizione. Pur evitando indebite generalizzazioni, e per non cadere nel rischio di creare un effetto di enfatizzazione utilizzando il termine “bullismo”, nella presente indagine si è scelto di chiedere ai giovani se nella loro esperienza scolastica, globalmente intesa, avessero avuto modo di assistere ad “atti di grave prepotenza” e ad “atti di discriminazione”.

Inoltre, si è scelto anche di sondare la presenza di comportamenti illegali chiedendo se avessero avuto modo di assistere ad atti di spaccio o consumo di sostanze stupefacenti e furti.

Per quanto riguarda gli atti di prepotenza tra alunni, il 19,4% dei giovani, con una prevalenza dei maschi (20,4%)  rispetto alle femmine (18,3%) ha dichiarato di avervi assistito frequentemente, mentre il 35,5% ha risposto “mai”.

Differenze significative si registrano in base al tipo di scuola frequentata: mentre infatti i giovani che hanno studiato negli istituti professionali hanno dichiarato nel 26,3% dei casi di avere assistito a gravi atti di prepotenza tra alunni, tra gli studenti che hanno frequentato i tecnici questa percentuale scende al 19,3% per arrivare al 16,1% nei licei.

Questo dato appare in parte in contrasto con quello raccolto invece dall’indagine Istat, secondo la quale – commentano i curatori del Rapporto – tra gli studenti delle superiori i liceali sono in testa (19,4%); seguono gli studenti degli istituti professionali (18,1%) e quelli degli istituti tecnici (16%).

Hanno subìto ripetutamente comportamenti offensivi, non rispettosi e/o violenti più i ragazzi 11-13enni (22,5%) che gli adolescenti 14-17enni (17,9%); più le femmine (20,9%) che i maschi (18,8%).

Non vi è invece una grande distanza tra le zone del Paese anche se i giovani che dichiarano maggiormente di avere assistito ad atti di grave prepotenza sono quelli del Sud e delle Isole (20,3%), mentre all’ultimo posto si collocano quelli del Nord-Est con il 17,6%.

Gli intervistati però dichiarano anche, nel 10,3% dei casi, di aver assistito frequentemente ad atti di grave prepotenza da parte di docenti o dirigenti nei confronti degli alunni e solo il 52,4% dichiara di non avervi assistito mai. La percentuale delle donne che ha risposto “frequentemente” (11,0%) è in questo caso superiore a quella dei maschi (9,7%).

Anche in questo caso sono maggiormente i giovani che hanno frequentato i percorsi di istruzione e formazione professionale (12,3%) ad affermare di aver assistito spesso ad atti di prepotenza di docenti o dirigenti, seguono poi i liceali (10,6%) e gli studenti dei tecnici (8,5%).

Atti di discriminazione e droga. Ancora più gravi i dati su episodi discriminatori come vessazioni a causa del colore della pelle e del livello sociale.

Il 23,6% dei giovani (il 25% delle femmine e il 22,1% dei maschi) ha dichiarato di aver assistito ad atti di discriminazione tra gli alunni; il 15,7% (il 16,6% delle femmine e il 14,8% dei maschi) inoltre, ha assistito con frequenza a comportamenti discriminatori da parte dei docenti e dei dirigenti. È interessante rilevare a questo riguardo – si legge nel Rapporto – che, se la discriminazione tra gli alunni è stata riscontrata, in linea con i risultati sulla prepotenza, più dagli studenti dell’istruzione e formazione professionale (il 27,8% contro il 22,6% dei tecnici e il 22,2% dei licei), questo andamento non si riscontra in merito alla discriminazione operata da parte dei docenti e dei dirigenti. In questo caso, tra chi dichiara di aver assistito frequentemente a tali comportamenti, abbiamo al primo posto gli studenti dei licei (16,6%), seguiti dai professionali (16,2%) e dai tecnici (13,9%).

Nella scuola non mancano neppure atti illegali o al limite della legalità. Ha assistito frequentemente allo spaccio o al consumo di sostanze stupefacenti il 12,1% degli alunni, con una percentuale più alta nei giovani che hanno frequentato l’istruzione o la formazione professionale (16,2%) e residenti nel Centro Italia (14,5%) o nel Nord-Ovest (14,4%). Oltre il 7,4% ha assistito frequentemente ad atti di furto (e solo il 48,6% mai), anche in questo caso con una prevalenza dei giovani che hanno svolto i percorsi di istruzione e formazione professionale (11,1%) e di chi vive nel Nord-Ovest (8,7%) e nel Centro (7,5%).

L’esperienza scolastica: esiti e qualità dell’offerta.  Diversificati, invece, i dati sul rendimento e la preparazione, giudicati positivamente dagli intervistati, i quali però bocciano le strutture messe loro a disposizione dalla scuola.

Considerando il loro percorso scolastico complessivo, i giovani italiani valutano abbastanza positivamente sia l’esperienza della scuola secondaria di primo grado sia quella di secondo grado. Come si evince dalla tabella 6, il giudizio medio su una scala da 0 a 10 è di 6,91 nel primo caso e di 7,19 nel secondo.

In chi ha proseguito gli studi, il giudizio medio sull’esperienza scolastica è comunque moderatamente migliore di quello della secondaria di primo grado, sia per gli uomini, il cui giudizio passa dal 6,77 al 7,03, sia per le donne, che passano dal 7,04 al 7,34 con una valutazione tendenzialmente più positiva che riflette le differenze esistenti nei percorsi scolastici. Entrando nel merito di alcuni aspetti specifici della loro esperienza, i giovani valutano più generosamente il rendimento (7,08) e la preparazione raggiunta (6,71) nella scuola media e ancor di più gli stessi indicatori nella scuola superiore (rispettivamente 7,22 e 7,00) mentre, sul versante dell’offerta formativa, danno un voto minore, ma sempre positivo all’attività didattica dei professori (6,53 per la scuola media e 6,76 per la superiore).

Più critico è il giudizio sulla qualità delle strutture scolastiche e dei servizi che non raggiungono la sufficienza nel caso della scuola media.

È interessante notare che il divario di valutazione tra chi ha frequentato i licei, gli istituti tecnici, le scuole o gli istituti professionali è più sensibile nella scuola secondaria di primo grado. Il gap si riduce fin quasi ad annullarsi nei giudizi sulla valutazione complessiva e sulla qualità dell’offerta nella secondaria di secondo grado (didattica, strutture e servizi), mentre alcune sensibili differenze rimangono ancora sui rendimenti e sui livelli di preparazione. A sorpresa, nel Sud si registrano giudizi moderatamente più alti sull’esperienza complessiva, sui rendimenti, sulla preparazione e sulla didattica sia nella scuola media sia nella scuola superiore, nonostante le statistiche dell’istruzione dicano altro. In linea con le attese è invece il dato sulla condizione delle strutture e dei servizi che proprio nel Mezzogiorno e nel Centro Italia sono più critici.

Le relazioni a scuola.  La scuola è considerata dagli studenti italiani un luogo positivo per socializzare e costruire solidi rapporti. Meno positivo il rapporto con i dirigenti scolastici.

Per raccogliere il giudizio dei giovani sulla dimensione relazionale vissuta nel loro percorso scolastico adolescenziale, si è chiesto loro di valutare con un voto da 1 a 10 diverse componenti della vita scolastica. Il giudizio complessivo sulla dimensione relazionale vissuta a scuola appare “più che sufficiente” in quanto quasi sempre la votazione media si è attestata tra il 6,5 e il 7.

L’apprezzamento più alto è stato dato, per entrambi i gradi della scuola secondaria, alla relazione con compagni di classe, mentre il rapporto giudicato meno positivamente è risultato essere quello con il dirigente, probabilmente perché a questa figura gli studenti si riferiscono, usualmente, solo per ragioni amministrative, istituzionali e disciplinari.

La relazione con i professori ottiene un risultato positivo, ma non spicca rispetto ad altre figure, essendo valutata, mediamente, in modo analogo a quella con il personale amministrativo.

Se guardiamo infatti la relazione con i professori, mentre coloro che hanno scelto il liceo hanno dato un voto medio di 7,1, nei giovani che dopo le “medie” hanno scelto l’istruzione tecnica il voto scende a 6,7, negli studenti dell’istruzione professionale è al 6,3. Analogo andamento, anche se con una forbice di differenza più ristretta, ha la valutazione media in ordine alla relazione con il dirigente, e il rapporto scuola-famiglia. Molto più vicini sono invece i giudizi sulla relazione con i compagni, in rapporto alla quale il voto medio più alto è stato dato dai “tecnici” (7,1) e quello più basso dai “professionali” (6,8).

Fonte: La Repubblica

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