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Scuola, la ministra Giannini: «Supplenze addio con la riforma»

Il ministro Stefania Giannini la chiama «la visione del governo». Si tratta delle linee guida sulla scuola che domani verranno presentate in consiglio dei ministri: niente disegni di legge, niente decreti. Il premier e il ministro Giannini daranno una serie di «dritte» su quello che dovrà diventare la scuola nei prossimi anni, i provvedimenti si fanno poi, sicuramente dopo la legge di stabilità che dovrà fissare i fondi disponibili per le riforme, e per quanto riguarda la figura degli insegnanti sarà parte della discussione per il prossimo contratto di categoria, l’anno prossimo.

Non ci saranno riforme dei cicli (medie, liceo quadriennale), si ribadirà la centralità di provvedimenti già presi da precedenti governi (il piano per lo sport, le lezioni di coding per quanto riguarda l’informatica, il ripristino della geografia come materia di studio in alcuni indirizzi superiori, l’approfondimento dell’inglese, l’allargamento del wifi a tutte le scuole, l’alternanza scuola-lavoro, il potenziamento dell’apprendimento non frontale). Si tratta di provvedimenti che finora non hanno coperto l’intero numero di scuole sul territorio nazionale e che dovranno essere in parte rifinanziati.

Supplenze
Quel che è certo è che il provvedimento che farà più discutere sarà l’eliminazione delle supplenze. Come ha ribadito la Giannini nel meeting di Comunione e Liberazione in corso a Rimini. «Le supplenze – ha detto – vanno riconsiderate perché si sa già dall’inizio dell’anno scolastico quali sono i posti da sostituire stabilmente. «I supplenti non saranno eliminati fisicamente – ha ironizzato Giannini – come vedrete». L’obiettivo è quello di «ragionare in termini di organico funzionale e non di organico di diritto che si distingue dall’organico funzionale».

Visione
Ma la parte principale delle linee guida di cui si parlerà domani riguarda gli insegnanti: «Il 29 agosto sarà l’occasione per presentare la visione del nostro Governo sui temi dell’ istruzione e in particolare della scuola, a cui seguirà poi un provvedimento che è in costruzione da mesi – ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ai microfoni di Sky Tg24 – Il fatto che si pensi che Italia di domani dipenda dalle scelte sull’istruzione è veramente una svolta rivoluzionaria».

Contratto
L’idea è quella di arrivare al contratto del 2015 portando diverse figure professionali per la scuola, o di cambiare in parte le mansioni di alcuni insegnanti che potranno coordinare progetti o parti dei percorsi formativi, di accorciare il percorso di ingresso nella carriera di insegnante con una parte pratica di tirocinio che sia reale e non formale come avviene ora. La parte più corposa, se si riusciranno a reperire le risorse, potrebbe riguardare il cosiddetto organico funzionale che già il ministro Profumo aveva provato a introdurre senza però portare a termine la riforma. Si tratterebbe di ridurre il numero di precari, integrando anche i supplenti (per una quota) nell’organico vero e proprio: «Vogliamo abolire il precariato e le supplenze che non servono né a chi le fa né a chi le riceve», ha detto ieri il ministro. Infine, visto che da settembre andrà a regime una parte importante del sistema di valutazione e autovalutazione delle scuole , si penserebbe di dare maggiore autonomia ai presidi «virtuosi»: si tratta sempre a oggi di reperire i fondi con cui questa autonomia potrà essere esercitata.

I sindacati per ora sono guardinghi sulle indiscrezioni che trapelano dal ministero e da Palazzo Chigi. «Non la chiamerei una riforma, sembrano più che altro tanti interventi scollegati l’uno dall’altro che fanno pensare più a uno spot che a un piano di riorganizzazione del sistema scolastico», sottolinea all’Agi Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil. Resta infine quota 96: il decreto per risolvere il pasticcio di quota 96 (i 4000 insegnanti che avrebbero dovuto ottenere la possibilità di andare in pensione con i requisiti pre-riforma Fornero) promesso da Renzi all’inizio di agosto potrebbe anche non essere presentato nel consiglio dei ministri di domani.

(fonte Corriere.it)

Una risposta

  1. Se vanno in pensione i dip.pubblici con la riforma pre Fornero a quota 96 è chiaro che in contemporanea ci devono andare anche tutti quelli del settore privato compreso gli ESODATI IN QUANTO IL SETTORE PRIVATO COLUI CHE CREA PIL E PAGA LE TASSE SONO CITTADINI ITALIANI E NON EXTRA+EXTRA COMUNITARI in quanto se fossero extra comunitari sarebbero trattati meglio e con + diritti. Tutte le coperture vanno prese eliminando gli sprechi del settore pubblico CHIUDENDO TUTTI GLI UFFICI-ENTI INUTILI , il personale va spostato in altri uffici dove possono servire in caso contrario si usano per fare pulire boschi,manutenzioni ai fiumi che fuoriesconi,lavoro terreni abbandonati e tutti quei lavori che nessuno vuole fare COSIì SI RENDONO UTILI E FORSE SI GUADAGNANO IL MENSILE PAGATO DA NOI CITTADINI ITALIANI. VA FATTO E PRESTO.

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