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Sportelli bancari chiuso uno su tre E ora i piccoli paesi resteranno senza. Il commenti di Adico

Se un tempo c’era uno sportello a ogni piè sospinto e la diffusione era capillare, oggi di molti istituti di credito al piano terra di palazzi storici e condomini in posizioni strategiche, non resta che la vecchia insegna e le vetrine vuote, sono diventati bar o centri estetici. Un dato su tutti fornito da Uilca Uil: a Venezia, dal 2015 al 2021, sono stati chiusi 152 sportelli, per un calo del 31,7%; Il trend del 2023 non si discosta da quello dell’anno precedente. E se fino ad oggi in provincia di Venezia tutti i comuni avevano almeno uno sportello, durante l’anno in corso i più piccoli potrebbero rimanere senza una filale. Mestre, come altre città, è un cimitero di banche vuote ed ex istituti di credito. La nota crisi delle popolari venete, le fusioni, gli accorpamenti, la spinta alla digitalizzazione e lo smart working amplificato dal Covid, hanno portato le banche a lasciare edifici di prestigio ma energivori, ottimizzare gli spazi e trasferire il personale puntando su tecnologia, open space e homebanking. A lanciare l’allarme, la Cgil Venezia, che snocciola qualche dato aggiornato: Banca Intesa in provincia ha in programma nell’anno in corso altre 8-9 fra chiusure e accorpamenti come da piano industriale. Oltre 30 le filiali chiuse negli ultimi 5 anni. «Dato analogo per quel che riguarda Unicredit, una decina le filiali chiuse o accorpate negli ultimi 3 anni con un impatto maggiore sulle isole». In numero inferiore le chiusure per BNL, circa 3-4 filiali centrali. Entro metà maggio chiuderà i battenti la storica filiale della Castellana, in centro a Zelarino. «In Credite Agricole» spiega la Cgil – il dato delle chiusure si ferma a 2 – ma c’è il fenomeno di alcune filiali per le quali rimane presidio di un solo giorno a settimana. «Spicca invece il dato BPM che è passata negli ultimi 3 anni da 46 a 27 filiali». Discorso diverso, per la loro stessa natura, nel caso delle Banche Credito Cooperativo in cui le chiusure non si verificano se non per effetto di fusioni/incorporazioni.

Le ex banche, sono moltissime. Piazza Carpenedo pullulava di agenzie e sportelli. Il Caffè Retrò un tempo era la sede di una filiale di Intesa San Paolo, oggi resiste solo BPM. Tra via Fradeletto e viale Garibaldi esisteva Unicredit, chiusa la filiale Intesa di via Piave, e quella centrale di via Lazzari, dove rimangono gli Atm e l’azienda di assicurazioni del Gruppo, RBM Salute. Stessa cosa per viale San Marco e via Bissuola. In via Verdi al posto di Antonveneta c’è un grande negozio cinese. A Campalto è rimasto un solo sportello. Venezia non si discosta. «La preoccupazione», dichiarano Daniele Giordano segretario generale Cgil e Alessandra Sacco segretaria Generale Fisac, «sul versante occupazionale è stata affrontata con accordi che prevedono la mobilità sul territorio dei lavoratori, che necessita di un presidio nelle logiche per limitare i disagi, ad esempio tutelando i part-time negli spostamenti su filiali limitrofe con distanze ragionevoli. La scelta che contestiamo è quella di esasperare logiche di profitto che puntano a riduzioni dei costi a danno di lavoratori e della cittadinanza. Viene infatti meno il ruolo sociale delle banche nel garantire servizi essenziali di cui ne risente la fascia più fragile e meno digitalizzata che è la popolazione anziana». E c’è chi potrebbe rimanere a bocca asciutta: «Intesa, ad esempio, deve garantire accorpamenti con filiali presenti nel raggio di 10 chilometri». Ma i comuni piccoli? Attacca Elisa Carletto, segretaria generale Uilca Veneto: «La desertificazione degli sportelli è un problema sociale, le banche sono servizi pubblici essenziali, Venezia era l’unica provincia in cui ogni comune aveva uno sportello, ma nel 2023 i più piccoli potranno rimanere sforniti». Adico valuta azioni legali. Interviene Carlo Garofolini, presidente Adico: «La drastica riduzione degli sportelli è un disservizio scandaloso che sta mettendo in grave difficoltà gli anziani. È surreale che nel 2023 si vedano le code fuori dai bancomat perché il loro numero è ridotto al lumicino. Ci sono serate in cui fuori dagli Atm del Monte Paschi di Corso del Popolo ci sono file di persone, come fossimo in un Paese in default. E lì i bancomat sono tre. Pensiamo alle persone che abitano nelle zone più periferiche e devono prendere un mezzo, l’auto, la bici, per prelevare. Fra l’altro i pochi bancomat rimasti sono poco sicuri, come denunciato raccontando delle disavventure dei nostri soci. Adico invita i cittadini a segnalare tramite il sito dell’associazione le criticità delle proprie zone per valutare azioni legali volte a ripristinare un servizio adeguato alla clientela».

Fonte: La Nuova Venezia autrice Marta Artico

2 risposte

  1. Buongiorno,

    D.B. via Mascagni, Napoli . dal 24 luglio l’unico sportello (disponibile solo i giorni dispari da circa due mesi) è stato definitivamente chiuso.

    Per chi non ha e non desidera essere costretto a richiedere il bancomat, è un sopruso.

    Chiedo se sia legale.

    Grazie

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