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Stop alla ristrutturazione con superbonus, la Sostenibility di Treviso “abbandona” decine di committenti che hanno già sborsato l’acconto record di 5 mila euro. Nove i casi seguiti da Adico

SUSEGANA. (Treviso). Il problema è sempre quello: decine se non centinaia di committenti sedotti e abbandonati “per questioni imprevedibili e indipendenti dalla nostra volontà”. Ma la caparra richiesta e ora trattenuta dall’azienda è da record: 5 mila euro, in media il doppio rispetto agli acconti fissati da altre ditte. Insomma, mentre la questione superbonus si fa sempre più “calda”, come raccontano anche le cronache locali, il nome della Sostenibility srl di Susegana (Treviso) sta diventando protagonista assoluto (assieme alla Invent srl) delle tantissime pratiche aperte da Adico sul fronte del superbonus 110%. In poche settimane l’associazione ha accolto la richiesta di assistenza da parte di nove committenti, residenti per lo più nella Marca e nel Veneziano, i quali “denunciano” il comportamento della ditta e richiedono l’immediata restituzione delle caparre, per un totale di 45 mila euro.

“Come successo purtroppo con molte altre aziende – commenta Carlo Garofolini, presidente dell’Adico -, i cittadini che si sono rivolti a questa ditta ora sono disperati. Hanno pagato 5.000 euro come caparra confirmatoria che doveva essere restituita con l’effettiva cessione del credito. Ma i committenti stanno ricevendo invece una lettera che di fatto annuncia lo stop del cantiere senza però specificare che i soldi delle caparre verranno restituiti. E qui stiamo parlando di 5 mila euro a persona, non una cifra irrisoria”.

La comunicazione, in realtà, lascia intendere margini di manovra, però “non nei medesimi termini e condizioni a suo tempo pattuiti”. Il problema, come è ormai noto, nasce da “fenomeni inflattivi gravemente pregiudizievoli e dalla difficoltà di approvvigionamento della materie prime che stanno producendo l’aumento dei prezzi praticati dai fornitori”. A ciò bisogna aggiungere “l’esorbitante rincaro dei costi energetici”. Insomma, “tali circostanze non solo hanno reso ingestibile la situazione dei cantieri, con interruzione o mancato avvio dei lavori ma ha altresì determinato un evidente squilibrio nel rapporto contrattuale. A rendere ancora più critico lo scenario, si aggiunge la situazione del mercato creditizio, a oggi in grave flessione”.

Adico ha scritto a Sostenibility spiegando la posizione dei propri soci. “Con ogni evidenza non può essere il committente a pagare le eventuali storture del mercato – conclude Garofolini -. Eppure sembra questa la linea seguita da molti anche in altri settori, come quello sanitario, con ambulatori che addebitano nella fattura delle visite i costi dell’energia. Il rapporto di fiducia fra l’azienda e il cittadino è venuto a mancare, in ogni caso nelle nostre diffide chiediamo in prima battuta che i lavori vengano completati senza alcun aggravio per il committente che rischia un gravissimo pregiudizio economico nel caso in cui la ristrutturazione non venga portata a termine. Chiaramente, la richiesta principale ruota attorno alla restituzione dell’acconto di 5 mila euro che non può essere in alcun modo negata. Con altre aziende, tipo la stessa Invent, molti committenti hanno ricevuto indietro la caparra grazie al nostro intervento. Chiediamo a Sostenibility di fare lo stesso”.       

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