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STRETTA SUI FURTI IN CASA, DA MAGGIO SCORSO IN PARLAMENTO. CHE FINE HA FATTO?

La vicenda del pensionato che ha sparato e ucciso un giovane ladro nel milanese nei giorni scorsi ha riportato alla ribalta il tema di una stretta sui furti domestici. Ma è da maggio scorso che in Parlamento è stata presentata una proposta di legge in materia che è ferma in commissione Giustizia a Palazzo Madama. Il testo è a prima firma di Nico D’Ascola, parlamentare della maggioranza, di Ap, mentre un’altra proposta a firma del socialista Enrico Buemi (anch’essa al momento in stallo), agisce sulla norma del codice penale riguardante la violazione di domicilio.

La proposta di legge di Ap, come si legge nel “ha lo scopo di rafforzare l’autonomia” di quello in casa “dal furto semplice” in modo da “riflettere la maggiore gravità dei fatti di impossessamento mediante ingresso nella dimora privata”. Per questo prevede una modifica all’articolo del codice penale che riguarda il ‘Furto in casa e furto con strappo’ (624-bis). La pena per il furto in casa passa al carcere da 3 a 8 anni (nel codice è da 1 a 6 anni) con una multa da 609 a 5.032 euro. Vengono previsti 30 anni di carcere se la persona aggredita viene uccisa in maniera non intenzionale e l’ergastolo se volontario. La pena viene aumentata da un terzo alla metà se la persona entra in casa armata e di un terzo se il malintenzionato entra in casa travestito da pubblico ufficiale o se immobilizza le vittime.

E’ previsto il patteggiamento con la riduzione da un terzo alla metà della pena se viene risarcito il danno (anche entro sei mesi dall’accaduto). E’ previsto il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

Esiste anche una proposta di legge del marzo 2015 a firma di Enrico Buemi sulla violazione di domicilio che prevede il carcere da 6 mesi a 3 anni per questo reato che sale e arriva fino a 4 anni se il ladro si introduce in casa clandestinamente e fino a 6 anni se c’è violenza.

A cura Di Alessandra Chini
fonte: ansa.it

3 risposte

  1. Anche a Torino i furti continuano.
    Decine tutti i giorni.
    Centinaia di persone occupano i campi nomadi, senza che le forze dell’ordine ne conoscano l’identità.
    Entrano ovunque.
    Spaccano, violano, imbrattano, rovinano, sottraggono ricordi importanti e preziosi.
    Si prendono gioco delle nostre leggi e della nostra giustizia.
    Finirà che sempre più persone ricorreranno a gravi e pericolosi provvedimenti.

  2. Una cosa è certa: la nostra vita con le leggi truffa che abbiamo in materia di sicurezza è seriamente in pericolo. Se il Governo non vuole costringere i cittadini ad armarsi legalmente o illegalmente(tanto i delinquenti mica hanno il porto d’armi, eppure di queste ne hanno a disposizione a iosa), per difenderci dall’assalto alle nostre case ed alla persona con l’esito incalcolabile di chi e quanti possano essere i morti ammazzati da una parte o dall’altra(cittadini o banditi)non può fare altro che risolvere tempestivamente la questione secondo me bisogna fare presto a modificare le attuali norme penali e di PS esistenti, come: – la detenzione di un’arma corta per fini di difesa personale (e della proprietà privata – art 13 della Costituzione) è libera e soltanto soggetta a notificazione alle Autorità di Ps della detenzione stessa; – chiunque s’introduce in un luogo di privata dimora (art 13 della Costituzione) contro la sua volontà per ivi commettervi reati contro la persona o il patrimonio (vds artt. 624-625 e 628 C.P.) è punito con la reclusione da 15 a 20 anni; non si applicano i benefici di legge se recidivi; – coloro i quali, per difendere la propria incolumità personale (artt. 51, 52 e 53 C.P.) e/o la proprietà privata da reati di saccheggio, devastazione, rapina e/o furto, fanno uso delle armi contro chi senza il suo consenso s’introduce nella proprietà privata non è punibile anche se ne deriva la morte del reo. La norma del codice civile che prevede il risarcimento del danno non si applica nei confronti di chi si rende colpevole dei reati previsti dal Codice Penale sopra citati. Finirebbero subito le razzie e potremmo ricrederci sul Governo. Tutto il resto sono “aria fritta”, compresa la “sparata” di Buonanno.

  3. non sia mai dovessero farmi un torto, quando facevo il militare un mio superiore era solito reiterare la litania: in questo Paese è meglio un brutto processo che un buon funerale. Non aveva torto e la metafora è più che mai attuale. Se ci vengono in casa non importa come li ammazziamo l’importante è riuscire a farlo perchè tanto per il processo c’è sempre tempo anche per venirne fuori quasi indenne; ma almeno la pellaccia possiamo ancora esporla al sole d’estate sulla spiaggia.

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