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TELEFONIA, ADDIO ALLE TARIFFE MENSILI: PER I CLIENTI UNA STANGATA DELL’ 8,6% PER CENTO

L’ addio alle tariffe mensili nella telefonia fissa e mobile comincia a preoccupare l’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom), che ora lancia il primo faro per vederci chiaro: teme infatti che dietro il fenomeno ci siano costi maggiori e per di più nascosti ai danni dei consumatori.
Agcom ha quindi avviato la prima consultazione pubblica in materia, con una delibera dove già evidenzia questi rischi. Interviene adesso perché il fenomeno si sta espandendo: è cominciato nel 2015 sulla telefonia mobile, dove ora quasi tutte le tariffe sono a fatturazione ogni quattro settimane (invece che mensile), con poche eccezioni (restano con canone mensile le offerte 3 Italia, che dal primo gennaio è tutt’uno con l’operatore Wind, e quelle degli operatori mobili virtuali come Fastweb e Poste Mobile). Nel 2016 il fenomeno ha contagiato le tariffe fisse, telefono e internet (per ora quelle di Wind e Vodafone).
Il primo effetto, si legge nella delibera Agcom, è un aumento dell’8,6 per cento annuo dei prezzi (a parità di costo nominale, rispetto alla fatturazione mensile, perché quella ogni quattro settimane avviene 13 volte in un anno).
Questa pratica ha già contribuito a migliorare i ricavi degli operatori mobili, che per la prima volta dopo cinque anni di cali sono aumentati nel 2016. Passare a tariffe su quattro settimane (come anche far pagare servizi accessori che prima erano gratuiti) è uno dei modi con cui gli operatori hanno posto fine alla guerra dei prezzi, che ha distrutto molto del valore soprattutto nel 2012-2013: anche se adesso i ricavi medi per utente mobile sono di 14 euro al mese, contro i 12 euro del 2014, restiamo bassi rispetto alla media dei primi cinque mercati europei (20 euro).
Ma non è tanto la questione rincari che preoccupa Agcom, quanto quella della scarsa trasparenza. Si è infatti “compressa libertà di scelta degli utenti” e “vanificato, anche considerate le tempistiche ed il contesto di mercato, la ratio sottesa all’esercizio del diritto di recesso nel caso di mancata accettazione di modifiche contrattuali”. Adesso secondo Agcom è difficile per gli utenti comparare le offerte, dato che ce ne sono con entrambi i tipi di fatturazione. Il che “renderebbe il prezzo incerto”. Per Agcom è un problema soprattutto sulle tariffe fisse, dove regnano abbonamenti post pagati. Ecco perché secondo Agcom “si rende necessario fissare su base mensile la cadenza di fatturazione nella telefonia fissa” e nelle offerte “convergenti” (con servizi fissi e mobili sotto un unico canone). Nel mobile invece “ritiene opportuno un intervento che garantisca una facile comparazione delle offerte e escluda la possibilità che ulteriori variazioni del periodo di rinnovo delle offerte commerciali nascondano, in realtà, aumenti del prezzo dei servizi interessati”.
Agcom prenderà una provvedimento ad aprile, dopo aver confrontato questo suo orientamento con le opinioni degli operatori e delle associazioni consumatori.

Fonte: La Repubblica

Una risposta

  1. 2 utenze mobile con wind più un abbonamento con fisso. Nel giro di un anno cambiate tutte e tre. Li ho contattato, risposta prendere o lasciare. Tenga presente che quando ho firmato il contratto sull’abbonamento fisso cera scritto per sempre, dopo 6 mesi mi facevano pagare sempre in vista più alcuni numeri che prima erano inclusi dopo un anno la fatturazione e passata da mensile a 4 settimane. Tenga pn’resente che il mio abbonamento si chiamava tutto incluso. wind Infostrada la trasformato in tutto escluso. E l’agcom che fa, sta ancora a pensa. Mentre le compagnie telefoniche hanno già sfilato dalle tasche dei loro clienti un po’ di miliardi di euro. Saluti

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