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“Tregua” fiscale, cosa c’è da sapere

La legge di bilancio 2023 prevede una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali. È quella che il Governo ha chiamato tregua fiscale.La misura è composta da due parti.

La prima riguarda la cancellazione, automatica e senza necessità di presentare istanze, di tutti i ruoli consegnati all’Agente della riscossione dal 2010 al 31 dicembre 2015 e di importo fino a 1.000 euro. Lo stralcio si giustifica per via del fatto che gli oneri per la riscossione superano i vantaggi che lo Stato ne trarrebbe da un eventuale recupero. Per stabilire il tetto dei mille euro viene preso a riferimento non il valore complessivo della cartella ma dei vari debiti in essa contenuti. Per cui sarà cancellata anche una cartella di 1.600 euro per due diverse imposte, ciascuna delle quali inferiore a mille euro. 

Va comunque ricordato che per le cartelle sotto i mille euro notificate dopo dal 1° gennaio 2016, dunque escluse dallo stralcio, possono comunque essere cancellate pagando soltanto l’imposta.

La seconda misura riguarda la rottamazione delle cartelle consegnate fino al 30 giugno 2022 superiori ai mille euro. Per queste è dovuta soltanto l’imposta, da versare rateizzata anche in 5 anni e senza alcuna maggiorazione. Il contribuente può così ottenere lo sconto del Fisco su sanzioni e interessi, cui si aggiunge anche la cancellazione dell’aggio (i cosiddetti oneri di riscossione).

C’è un’ultima parte della tregua fiscale che riguarda tutti gli atti dell’Agenzia delle Entrate che non sono ancora diventati una cartella esattoriale o non sono ancora oggetto di contenzioso. In particolare, per i cosiddetti accertamenti con adesione sarà possibile ottenere il beneficio della rateizzazione dell’importo in 5 anni corrispondendo solo una sanzione ridotta del 5%. Sanzione che potrebbe essere ulteriormente tagliata al 3% per chi ha ricevuto un avviso bonario con cui il Fisco invita il contribuente a regolarizzare eventuali scostamenti tra quanto dichiarato e quanto realmente versato. In questo caso, oltre alla sanzione al 3%, stando alle ultime indiscrezioni e in attesa del testo ufficiale, il pagamento potrebbe essere diluito in due anni.

A completare la tregua fiscale c’è anche la chiusura agevolata delle liti pendenti. In questo caso, lo strumento che il Governo mette in campo per ridurre il contenzioso è più di uno. In primo luogo, c’è la possibilità di chiudere le cause in corso con il Fisco pagando un forfait a seconda del grado di giudizio della lite. Un meccanismo già adottato con la pace fiscale del 2018 e che prevede, come allora, il versamento del 40% del valore in caso di soccombenza dell’amministrazione finanziaria in primo grado. L’importo dovuto scende al 15% del valore complessivo nel caso in cui il contribuente è vincente in secondo grado. C’è poi anche la possibilità di versare il 90% e si può rinunciare direttamente alla lite con il Fisco.

A questa chiusura agevolata delle liti pendenti il Governo, come detto, ne offre anche un’altra. Un potenziamento della conciliazione giudiziale con cui il contribuente può chiedere un contraddittorio con la controparte e trovare un accordo. Su quella somma concordata con l’amministrazione torna in gioco la regola del 5 e, quindi, la possibilità di chiudere il contenzioso versando il 5% di sanzioni e rateizzando i pagamenti fino a 5 anni.

Fonte: Laleggepertutti

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