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ACQUA POTABILE: MANCANO 5 MILIARDI, PERICOLO APPROVIGIONAMENTI

“Una situazione drammatica, che avvicina l’Italia più ai paesi del Terzo Mondo che a quelli dell’Europa del nord”. Con un piano per l’acqua potabile, fognature e depurazioni da almeno 5 miliardi all’anno, fino ad arrivare almeno a 65 miliardi, per colmare i ritardi con gli altri paesi della Ue. Con comuni – anche nelle regioni settentrionali – ai quali manca ancora un sistema di depurazione delle acque. Una situazione che potrebbe peggiorare nei prossimi mesi: “Abbiamo davanti una stagione estiva dopo che un inverno in cui è piovuto poochissimo, riesploderà il problema dell’approvvigionamento idrico, perchè la siccità porterà un’insufficienza dell’acqua necessaria”.

Se non venissero da un solitamente pacato professore della Bocconi, le parole pronunciate Giovanni Valotti potrebbero sembrare allarmismo esagerato per farsi ascoltare dal Governo e dall’opinione pubblica. Ma il presidente di Utilitalia, l’associazione che raccoglie le aziende che forniscono servizi pubblici (elettricità, gas, rifiuti a acqua potabile) nonché presidente dell’utility lombarda A2a, non le ha mandate a dire. Simbolico anche il luogo: la Sala Verde di Palzzo Chigi per la presentazione del dossier sullo stato degli investimenti nei “servizi idrici integrati”. Un settore in cui l’Italia – a 20 anni di distanza dall’approvazione della legge Galli – sconta fortissimi ritardi, dagli investimenti alla progettazione.

A tutto ciò si aggiungono le condizioni eccezionali del clima dell’ultimo anno, il più caldo da più di un secolo che sta prosciugando le riserve d’acqua negli invasi (come dimostra anche il calo di produzione di energia idroelettrica nel corso del 2015): c’è il rischio concreto che la prossima estate si possano tornare a vedere scene di cittadini in coda per rifornirsi d’acqua con le autobotti, come del resto è avvenuto di recente anche a Messina.

Le perdite di rete. Valotti ha esordito nel descrivere il “pessimo” quadro delle infrastrutture con quel che riguarda le perdite di rete: “In Italia ne abbiamo una media del 37% con punte regionali scandalose: ad esempio, in Sardegna sono vicine al 55%, nel Lazio al 47%”. Il presidente di Utilitalia ha anche aggiunto che “anche quando stanziamo risorse” poi non le spendiamo, e si contano “885 interventi avviati e non conclusi, in corso, per 3 miliardi di valore, e 888 interventi finanziati e mai avviati, per 3,2 miliardi di valore”, e di questo ammontare “di mai partiti o non ancora partiti, 2,8 miliardi sono nel sud”.

Ci sono poi “tempi inaccettabili” nella realizzazione delle opere: servono “5-6 anni in media per realizzare un investimento”, e di questi “2 anni sono per la progettazione”. A questi si aggiungono “3,5 anni medi dal momento del finanziamento all’inizio della progettazione”. Tutto ciò “in totale fa 9 anni medi”, lamenta Valotti, “e c’è chi impiega 3 o 4 anni invece di sei mesi, come si dovrebbe, e altri che ce ne mettono 15 di anni”.

Investimenti “ridotti”. “Abbiamo una media di investimenti per abitanti di 30-35 euro, contro gli 80-120 dei migliori Paesi europei. Al Sud diventano addirittura 18 euro, cioè la metà della media italiana. Questi numeri sono impressionanti. Anche la situazione delle infrastrutture è penosa”. Il numero uno di Utilitalia ha anche posto l’accento su un problema estremamente urgente: “Tantissime zone del Paese sono senza depuratori, questo non è normale in un Paese civile.
Succede in molti casi al Sud, ma sono tanti i casi anche al Nord”.

I tempi “biblici”. Ci sono poi “tempi inaccettabili” per la realizzazione delle opere. Secondo quanto riferito da Valotti, servono “5-6 anni in media per realizzare un investimento”, e di questi “2 anni sono per la progettazione”. A questi si aggiungono “3,5 anni medi dal momento del finanziamento all’inizio della progettazione”. Tutto ciò “in totale fa 9 anni medi”, lamenta il presidente di Utilitalia “e c’è chi impiega 3 o 4 anni invece di sei mesi, come si dovrebbe, e altri che ce ne mettono 15 di anni”.

 

di LUCA PAGNI
fonte: repubblica.it

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