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Antenna tra le case, protesta a Marghera. Quasi 1.600 impianti attivi in provincia. Adico: «Servono limitazioni»

Articolo tratto mercoledì 14 luglio da La Nuova Venezia (autrice: Mitia Chiarin)

MARGHERA. Se lo scrive nero su bianco anche l’Arpav, Agenzia regionale per l’ambiente, qualche domanda occorre porsela. «Il trend della risorsa è in peggioramento: l’aumento del numero di stazioni radio base e l’aumento delle tecnologie implementate su ogni impianto, fa sì che i valori di campo elettrico calcolati e misurati da Arpav, risultino superiori agli anni precedenti, pur mantenendosi al di sotto delle soglie previste dalla normativa vigente», si legge nel sito. Il semaforo rosso, di preoccupazione, Arpav lo mette per le stazioni radio base, con un aumento negli anni vertiginoso delle antenne che trasmettono il segnale dei telefonini. La scossa l’ha data Iliad, la nuova compagnia telefonica francese che sbaraglia la concorrenza a suon di offerte. Con più antenne, aumenta la preoccupazione dei cittadini. Da Marghera, pochi giorni fa è partita una allarmata lettera al sindaco Luigi Brugnaro e al presidente della Regione, Luca Zaia. «Vi scrive un gruppo di residenti di Marghera zona parco ferroviario, via degli Artigiani e vie limitrofe, per un’antenna 5G che stanno installando in una proprietà privata a 5-6 metri di distanza dall’abitazione più vicina e comunque in una area densamente abitata», scrive il comitato che ricorda che questa zona di Marghera fa già i conti con l’inquinamento da traffico, i tralicci dell’alta tensione, l’inquinamento luminoso della vicina tangenziale e le tante antenne di telefonia spuntate come funghi. «Ora questa nuova antenna sarà l’ennesima tegola che piomberà a breve sulle nostra vite, sui nostri figli, sulla nostra salute e sulle nostre abitazioni senza che nessuno muova un dito per tutelare i cittadini, senza nemmeno avvertire o chiedere un parere del vicinato», segnalano i cittadini. «Abbiamo mandato mesi fa la segnalazione a Dime, ci siamo appoggiati ad Adico che tramite il loro ufficio legale ha chiesto una visura agli atti e proposto di trovare una nuova locazione; abbiamo scritto ad Arpav, al Comune, alla Regione Veneto, a Veritas ad Iliad ma siamo stati ignorati. Nessuno si è nemmeno degnato di rispondere». E ora chiedono un incontro a Comune e Regione per essere ascoltati. Non sono gli unici.

«Anche a Zelarino e Marcon ci sono proteste ed è difficoltoso agire prima dell’autorizzazione. Il decreto semplificazioni di luglio ha impedito ai Comuni di fermare le autorizzazioni ma possono fissare distanze minime dalle abitazioni. Serve un dialogo», dice Carlo Garofolini di Adico. E se i valori non superano i 6 volt/metro, la preoccupazione cresce. Dal 2006 al 2020 in provincia di Venezia gli impianti sono passati da 902 ai 1.587 con 1.307 impianti attivi. Le richieste di riconfigurazione e autorizzazione di Iliad si susseguono all’albo pretorio di Venezia: le ultime riguardano Pellestrina, Alberoni, Gazzera Nord, Favaro e Bissuola. In Veneto nel 2020 gli impianti attivi sono passati da 6.392 a 7.075, aumentando di quasi 700 installazioni.

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